Liottì, Romeo in salsa mafiosa

Liottì, Romeo in salsa mafiosa Per «Donna», di domenica su Ramno, è il figlio di Ottavia Piccolo Liottì, Romeo in salsa mafiosa «Io sex symbol? Preferirei essere Tom Hanks» ROMA. Anche lui come Raul Bova è bruno, ha gli occhi chiari, un corpo d'atleta, e quel particolare connubio occhi-bocca che potrebbe trasformarlo in un divo. Daniele Liotti, 25 anni deve questa iniziale notorietà a una memorabile apparizione nel ruolo di bellone in «Bidoni» di Felice Farina, vincitore a Venezia del Ciak d'oro. Ma l'ammirazione delle fans se l'è guadagnata con lo sceneggiato tv «Donna», in onda di domenica su Raiuno, in cui interpreta la parte del figlio di Ottavia Piccolo. La piccola fama di bello perfino bravo gli ha conquistato un ruolo anche in «Non parlo più», ispirato alla storia della giovanissima pentita suicidatasi dopo l'uccisione del giudice Borsellino. E nel primo film da protagonista: «Broken hearts», una sorta di Giulietta e Romeo. Attore per caso: «Avevo una ragazza che lavorava a "Non è la Rai". L'accompagnavo tutti i giorni negli studi della Fininvest al Celio. Mi hanno chiesto di fare la comparsa per un programma di Boncompagni con Eva Robin's. Ho accettato, ma mi annoiavo per proseguire». Due fratelli, uno più grande e uno più piccolo che cantano e suonano, la casa all'Eur ancora con mamma e papà perché di andarsene non ha nessuna voglia, nessuna storia d'amore dopo due delusioni che l'hanno fatto diventare un po' cinico, confessa di non capire come mai.lui e i suoi fratelli hanno scelto la strada dell'arte. Liceo classico, qualche esame a Legge, un paio di fotoromanzi fatti più per guadagnare qualche lira, Daniele Liotti sostiene di aver capito di potercela fare quando gli hanno affidato uno spot della Barilla. «Avevano fatto selezioni in mezza Europa, poi hanno scelto me. A quel punto ho deciso che per recitare bene dovevo studiare». Ambizioni? «Non vorrei essere considerato uno con una bella faccia che però non sa esprimersi. Non mi perdonerei mai d'aver sprecato un'occasione». Desideri? «Riuscire ad avere una famiglia unita e serena quanto quella che hanno fatto i miei genitori». Interessi? «Lo sport. Sogno ancora di segnare un goal in Coppa dei campioni. Solo che adesso non gioco più a pallone: faccio nuoto e corro, corro moltissimo». Il film che avrebbe voluto fare? «E' "Forrest Gump" che ho visto quattro volte e che ho voluto far vedere a mio fratello piccolo per aiutarlo a capire la vita». E tra gli italiani? Si sforza di ricordarne almeno uno, ma non gli riesce. «Mi ha commosso vedere alla tv «Detenuto in attesa di giudizio». Alberto Sordi era straordinario. Quello che io intendo per un attore che sa entrare nel personaggio. Però è un film italiano di molti anni fa. Belli così non ne facciamo più». [si. ro.] Daniele Liotti

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