Beatles revival N. 2 dalle perle inedite

F 1 P1SCII1 Beatles revival N. 2 dalle perle inedite IECCOLI s. Grandi fanfare e grancasse per il primo doppio Cd dell'antologia della trilogia «Anthology» (Apple), mentre ora, dopo qualche mese, scarsa risonanza per l'uscita di questo secondo doppio album. E invece ((Anthology 2» merita molto di più di essere acquistato. Doppia l'utilità: chi già conosce le grandi canzoni del quartetto di Liverpool ha ampio materiale per appagare la curiosità, non essendo le registrazioni contenute semplici riedizioni di versioni conosciute; chi non li conosce, per questioni generazionali, ha modo di capire il grande valore del gruppo. E comunque, in assoluto, i brani di questo secondo capitolo sono tra quelli più significativi e importanti. ((Anthology 2» si muove nel periodo 1965-1968. E' il periodo di album storici come «Rubber soul», «Revolver», «Sgt. Pepper», di canzoni inimitabili come «Yesterday», «Norvegian wood», «Eleanor Rigby», «Lucy in the sky with diamonds», «Within you without you» con quel sitar indiano di Harrison che entrava nella musica pop d'Occidente. Il disco non è per solo questo. Anzi. Ci sono brani mai pubblicati: «If you've got to hide your love away» con Ringo cantante un po' timoroso ma non male, «That means a lot» cantata da Paul McCartney e pubblicata in disco solo da un tal PJ Proby, «12-Bar originai» ottimo blues strumentale. La bellezza del disco risiede anche nella pubblicazione delle tracce complete, così da sentire come si inizia veramente in sala di incisione, prima che avvenga l'editing definitivo. Sono 45 i brani presentati, alcuni con le versioni solo strumentali («Eleanor Rigby» con soli archi, «I'm only sleeping»); altri con arrangiamenti differenti, con sezioni mai utilizzate («Strawberry fields forever»). E poi molte versioni dal vivo («Ticket to ride», «Yesterday», «Help», «I fell fine») nonché due chicche: John Lennon che prepara i «demo» di «Strawberry fields forever» alla chitarra in casa sua; McCartney che esegue prove al piano di «The fool on the bill» appena composta. Un gran disco, appassionan- II quartetto di Le, sotto, i TakeCU « TJ | comp Un verpool That te, insolito, istruttivo, curioso come pochi. E con quel suono duro dato dal Cd, innaturale quasi per li ha amati con i vecchi Lp. Il brano più brutto è poi «Real love», frutto di quella manipolazione elettronica di ricreazione della voce dello scomparso Lennon. Non se ne sentiva il bisogno. Non è il caso di fare paragoni, ma ben diversa è l'operazione revival fatta per un altro gruppo che si è sciolto: i Take That. Per loro un semplice «Greatest hits» (Rea, 1 Cd). Diciotto le canzoni presentate, le più note, con l'apertura data all'ultimo singolo «How deep is your love». Un pop piacevole, vivace, facile e colorato, da «Never forget» con l'inizio sinfonicheggiante «Babe», da «Pray» a «Love ain't here anymore» nella versione per gli Stati Uniti. Restando in Inghilterra, ma ritornando a cercare la qualità e l'originalità, ecco «Live acoustic America» (Mercury, 1 Cd) con Howard Jones entusiasmante. Pianista prodigio fin dai 7 anni a Manchester, Jones ci sorprende con questo disco in cui abbandona l'elettronica e ci ripresenta le sue canzoni in versione dal vivo (concerto a Los Angeles) e con la sola compagnia della percussionista Carol Steele. Una carrellata di 17 brani con una varietà vocale, tendente al blues e sempre a cercare inedite scalate armoniche, ma soprattutto con uno sfavillante pianoforte. Difficile scegliere nel mazzo, però «Tape to tape rag» e la beatlesiana «Come together» si distinguono. Azzeccate le Brillante, intensa e vivace prova che nobilita l'arte del pop, ma soprattutto ci restituisce nella sua veste migliore uno dei migliori compositori e musicisti dell'Inghilterra di oggi. Alessandro Rosa >sa^J II quartetto di Liverpool e, sotto, i Take That

Luoghi citati: Inghilterra, Liverpool, Los Angeles, Manchester, Stati Uniti