Avellino problema del pds

Avellino, problema del pds Avellino, problema del pds La base si ribella: non votiamo De Mita AVELLINO DAL NOSTRO INVIATO Certi abbracci sotto l'Ulivo danno ancora il mal di pancia. Certe voci, poi. «Grazie, amigi». Si sente anche da fuori, dalla strada che si è svuotata all'improvviso quando lui è entrato nel Metropolitan irpino, il cinema Partenio, e in duemila gli sono andati dietro: e c'era chi tentava di toccarlo e chi gli gridava «sei la nostra speranza», mentre l'altoparlante gracchiava una marcetta di paese e sul palco rosso del politburo Nicola Mancino e Peppino Gargani applaudivano in piedi, serrati dentro i loden per conservarsi meglio. Il compagno Salvatore accelera il passo finché la Voce diventa un suono gutturale lontano: «Chili'omme non morirà mai. Un chiromante di Nusco mi ha detto che si porta addosso una "mavanaria": una stregoneria che lo rende immortale. Per me può campare altri mille anni, ma senza il voto mio. D'Alema è venuto qui a dirci: tenetevi 'sto mal di pancia e astenetevi, per il bene dell'Ulivo. Mi spiace, ma con tutto il rispetto, di stomaco io vado regolare. Non mi astengo. Voto Cicchetti, 'o comunista. E se il pds me lo impedisce, voto Bertinotti anche nel proporzionale». Questa è la storia dell'epidemia di mal di pancia che ha colpito la sinistra nell'ultima enclave della de: Avellino, la Stalingrado bianca. I sintomi - litigiosità altissima e confusione totale - attecchiscono ovunque vi sia un pidiessmo, ma si manifestano più chiaramente dove ce ne sono due: perché allora li sentirete bisticciare fra di loro su De Mita, parlando come lui e dandosi del voi. A causa del linguaggio, mutuato dal modello supremo, la violenza del male può essere sottovalutata. Ma se, ad esempio, il presidente della Provincia compagno Luigi Anzalone, detto 'o filosofo, dice che «qualcuno nel partito ha preferito far prevalere la faziosità di un opzione su ima sintesi di pensiero comune», non significa che è guarito: dopo una visita più accurata sicuramente esploderà: «Alcuni compagni hanno agito in modo sbracato, hanno voluto creare un valium, far scorrere il sangue di un innocente...». L'innocente, come si vedrà, non è De Mita. Lui, ormai appare chiaro, è il mal di pancia. Qui lo chiamano confidenzialmente Ciriacuzzo e il suo nome campeggia per esteso all'esterno del Partenio, incollato sopra le locandine di «Dracula», film di succhiasangue e morti viventi, però da ridere: un po' come quello di cui ci accingiamo a raccontare la trama. De Mita, principe delle tenebre, vuole candidarsi per l'Ulivo, ma il pds si rifiuta di porgergli la gola: ((Accontentati di un posto nel proporzionale col ppi: tu sei... eri il nemico, dacci un po' di tempo, tanto fra un anno si voterà daccapo...». De Mita, orgoglioso, si impunta. Il compagno Anzalone dice che «ha un carattere ingenuo, indegno della sua intelligenza» e gli chiede per lettera «un atto di generosità». De Mita gli ricorda quanto sia già stato generoso l'anno prima ad aiutarlo nel ballottaggio delle amministrative, accompagnandolo in tutti i paesi dove la sua parola machia ancora voti. Poi, offeso ma non troppo, decide di correre in proprio con il marchio di fabbrica «Democrazia e Libertà» e la distrazione pilatesca dell'Ulivo che si dimenticherà di opporgli un candidato. In cambio De Mita si prodiga per far avere un posto in più al pds, che nel^ l'Ulivo irpino domi¬ nato dai brontosauri democristiani (come d'altronde il Polo) ha un solo candidato, la deputata uscente Alberta De Simone. Siamo al finale del dramma: l'ala dura della Quercia, dopo 14 ore di camera di consiglio, arrovescia il mento e risponde: «Giammai». Non si accettano regali dal nemico di una vita: «Il seggio in più teneteve- 10 voi». Sull'altare del risentimento viene sacrificato il compagno Ferdinando Schettino - «l'innocente» di Anzalone - che illuso da De Mita e trombato dai suoi, giura: «Non salirò le scale del mio partito mai più». Morale: in un modo o nell'altro, De Mita questi pidiessini riesce sempre a fregarli. Per informazioni rivolgersi a Michele D'Ambrosio, il capo dei duri, quello che chiamano 'o vescovo. E' il nemico storico di De Mita, che non gli parla da quando D'Ambrosio, allora deputato, lo attaccò nella commissione Scalfaro sul terremoto. Assalito dagli eventi, 11 Lenin irpino si pone la domanda di sempre: «Che fare? Se dopo tutto 'sto casino votiamo De Mita ci sputtaniamo. Non possiamo neppure votare per Rifondazione, che specula sulle nostre emozioni, ma finché De Mita era il candidato dell'Ulivo voleva votarlo. Resta la scheda bianca, ma fa ridere. Siamo all'angolo per la caparbietà di De Mita e il doroteismo di D'Alema, che ha impedito una nostra candidatura autonoma, preferendo questa soluzione curialesca». Parole dure. «Ma solo parole», sorride Vito Nicola Cicchetti, il giovane sfidante di De Mita, comunista figlio di comunista con la faccia da travet: «Mio padre diceva: "In un ettaro di terra sono nati De Vito, Gargani, Bianco e De Mita: se nascevano quattro patate era meglio». Si è fatto due conti: potrebbe vmeere, se tutto il pds votas- se per lui. Se. Ma i capi non si schierano e quando lo lamio, come la De Simone, è per garantire il voto a De Mita, «il quale fa parte del centrosinistra, anche se non dell'Ulivo», un «ragionamendo» invero molto demitiano. Cicchetti spera nei militanti come Salvatore, che lo accostano di soppiatto ai comizi promettendogli il voto, «quelli che sulla scheda per il Senato con una mano metteranno la croce siili' Ulivo e con l'altra copriranno il nome: Nicola Mancino». Dentro il cinema, la Voce Eterna sta chiedendo: «Se aveste in sguadra Baresi, non lo fareste giogaie fino a cinguant'anni?». Abblausi. Massimo Gramellini «D'Alema è venuto qui e ci ha detto: astenetevi per il bene dell'Ulivo Ma io voto 'o comunista» Lo sfidante : «In un ettaro sono nati De Vito, Bianco Gargani e lui: era meglio se nascevano 4 patate» valium, far scorrere il sangue di un innocente...». L'innocente, come si vedrà, non è De Mita. Lui, ormai appare chiaro, è il mal di pancia. Qui lo chiamano confidenzialmente Ciriacuzzo e il suo nome campeggia per esteso all'esterno del Partenio, incollato sopra le locandine di «Dracula», film di succhiasangue e morti viventi, però da ridere: un po' come quello di cui ci accingiamo a raccontare la trama. De Mita, principe delle tenebre, troppo, decide di correre in proprio con il marchio di fabbrica «Democrazia e Libertà» e la distrazione pilatesca dell'Ulivo che si dimenticherà di opporgli un candidato. In cambio De Mita si prodiga per far avere un posto in più al pds, che nel^ l'Ulivo irpino domi¬ nato dai brontosauri democristiani (come d'altronde il Polo) ha un solo candidato, la dinandi Anze tromsaliròpiù». MoDe Msemprrivolgcapo d'o vesDe Mido D'Aattaccsul te11 Lendi sem'sto cataniamvotarla sulDe Mvolevbiancgolo pdorotpedito A sinistra: un'immagine di Avellino Qui accanto: il leader pds Massimo D'Alema In basso: l'ex presidente del Consiglio ed ex segretario della de Ciriaco De Mita

Luoghi citati: Avellino, Nusco