Polo diviso su Caianiello

Polemica per l'intervento sulle dimissioni di Di Pietro Polemica per l'intervento sulle dimissioni di Di Pietro Polo diviso su Caianiello Parenti: «coraggioso». Fini critico ROMA. C'è chi plaude e c'è chi si mostra sorpreso. L'ultima polemica sui magistrati innescata dal ministro di Grazia e giustizia Vincenzo Caianiello infuoca il dibattito politico, ma è una partita tutta giocata all'intorno del Polo. «Una voce autorevole e coraggiosa», commenta Tiziana Parenti, presidente della commissione Antimafia, candidata di Forza Italia. «Non vedo come possa esserci protervia nelle dimissioni di Di Pietro», replica Gianfranco Fini che non sembra gradire le critiche di Caianiello all'ex pm di «Mani pulite» per aver abbandonato la toga senza spiegarne ufficialmente le ragioni. E il segretario nazionale di An vorrebbe sapere se Caianiello ha parlato «a titolo personale» e se «il presidente del Consiglio condivide il suo giudizio». Silvio Berlusconi coglie lo spunto per indugiare nel ruolo di vittima, scagliandosi contro chi usa la giustizia per eliminare l'avversario politico. «Posso affermare questo, perché conosco bene la mia situazione. La Fininvest è stata fatto oggetto di 1300 atti giudiziari ostili». Raffaele Costa, segretario dei federalisti liberali, si mostra invece preoccupato: «Ritenevo e ritengo che un ministro della Giustizia, per di più neo-ministro, debba, per prima cosa, evitare di aumentare la confusione proprio nel settore a lui affidato». Insomma, perché tirare fuori proprio adesso il mistero Di Pietro?, si chiede Costa. «Strano, perché sulle dimissioni di Di Pietro c'è un procedimento a Brescia». La proposta di Caianiello sulla separazione delle camere tra pubblici ministeri e magistratura giudicante trova concorde Tiziana Parenti: «Non lede l'indipendenza della magistratura». Il leader di Fi Berlusconi attacca, invece, il comportamento «aberrante» di certi pubblici ministeri: «Sono militanti per una precisa parte politica». Più cauto Fini: «E' vero che in Italia alcuni magistrati ed alcuni segmenti della magistratura danno l'impressione che il loro vero interesse è politico e non l'accertamento della verità, ma il problema vero sono i tempi della giustizia italiana». Per il leader di An, la separazione delle carriere fra pm e giudici «non va demonizzata», anche se ritiene «più opportuna una separazione di funzioni» e ima selezione «per meriti». Ma non si è ancora del tutto spenta la bagarre sul segreto istruttorio. Questa volta è lo stesso Caianiello ad arrabbiarsi per essere sta¬ to frainteso, tanto più che, precisa, non è sua la paternità della proposta di «oscurare» i giornali che violino il segreto istruttorio. Dal ministero di Grazia e Giustizia arriva infatti una secca smentita: «Il ministro non ha mai toccato il tema delle sanzioni ai giornalisti, né delle modalità per impedire la fuga di notizie». Proposta, peraltro, espressa dal professor Fiandaca nel convegno di Marsala «in termini problematici e con riferimento alle indagini sulla criminalità organizzata». Contrario «ad ogni tipo di censura», Caianiello è però favorevole all'istituto delle scuse che i "maestri del giornalismo" non sono soliti chiedere». Non c'è paco per i mass media: «bacchettate» del ministro e invettive da Berlusconi («questa è stampa-letamaio» a proposito dei rapporti tra Stefania Ariosto e l'Espresso). Il forzista Giampiero Broglia riporta la calma, sperando che il dopo-elezioni porti a «un confronto serio sulla riforma della giustizia». Stef anella Campana Berlusconi: c'è chi usa la giustizia per eliminare l'avversario politico Costa: perché tirare fuori adesso il mistero Di Pietro? Crea confusione Il guardasigilli precisa: mai detto di censurare chi viola il segreto istruttorio Il ministro della Giustizia Vincenzo Caianiello A destra: Antonio Di Pietro In basso: l'avvocato Massimo Dinoia difensore dell'ex pm di Mani pulite

Luoghi citati: Brescia, Italia, Marsala, Roma