Commovente Julia è diventata brava

La Roberts in «Mary Reilly» da Stevenson PRIME CINEMA La Roberts in «Mary Reilly» da Stevenson Commovente Julia è diventata brava SONO due le star che quest'anno, finalmente, hanno interpretato un bel film e dimostrato di saper essere brave: una è Sharon Stone in «Casinò» di Scorsese, l'altra è Julia Roberts in «Mary Reilly» di Stephen Frears. Commovente, vulnerabile e tenace, spaventata, portatrice di pathos, molto pallida e bella, con gli occhi spesso arrossati, con misteriose cicatrici sulle braccia e sul collo, Julia Roberts è uno dei grandi pregi di «Mary Reilly», insieme con un'atmosfera di tristezza struggente e una straordinaria scenografia di Stuart Craig. Tratto da un romanzo di Valerie Martin, il film rivisita il dottor Jekyll e il signor Hyde di Stevenson dal punto di vista d'una giovane cameriera di casa Jekyll, ragazza povera che ha subito nell'infanzia l'abuso sessuale paterno e che tra quelle pareti, nella ripetitività dei gesti del lavoro domestico, trova protezione e serenità. La fatale dicotomia del padrone di casa (dimezzato o raddoppiato nelle due personalità simboleggiami la convivenza nell'uomo di Bene e Male) travolge ogni calma, immette tragedia, sangue, dolore; ma non incrina la devozione di lei, moltiplicata dalla compassione, turbata dalla sensualità, sino alla morte di lui («Volevo la Notte, capisci? Eccola»). Il film ha avuto molte traversìe, ma il risultato è bello. Il laboratorio delle mutazioni è al centro d'una scenografia simile a un teatro anatomico o a una protofabbrica, evocazione della scienza medica e del progresso industriale, miti fine-Ottocento. Il bordello governato da Glenn Close, con la sua stanza insanguinata per via della ragazza straziata da Hyde «come da un cane rabbioso», esemplifica la ferocia della violenza. Le urla sofferenti di Jekyll-Hyde, condanna- to a «essere nello stesso tempo il coltello e la piaga», esprimono il tormento della schizofrenia. Lo sdoppiamento di John Malkovich non prevede specchi ma comporta alla fine il tentativo d'un terzo essere alieno di fuoruscire dal corpo di Jekyll-Hyde, e traduce fisicamente un concetto morale convenzionale (il Bene represso e apollineo, il Male sfrenato e dionisiaco): Jekyll è ordinato, statico, pacato, somigliante ai ritratti del suo creatore Robert Louis Stevenson, in apparenza sessualmente neutro; Hyde è dinamico, scapigliato, violento, eroticamente seducente. E un mattatoio rosseggiante, la presenza costante del sangue, una malinconia grigia e nebbiosa, sono immagini della morte. Lietta Tornabuoni MARY REILLY di Stephen Frears con Julia Roberts, John Malkovich Michael Gambon, Glenn Close Drammatico Inghilterra, 1995 Cinema Nazionale 1 di Torino Alcazar, Fiamma 2 Giulio Cesare 1 di Roma Julia Roberts è Mary Reilly

Luoghi citati: Inghilterra, Roma, Torino