Con Eros Pagni si ride di cinismo L'inquietante «Summer» di Bond di Masolino D'amico
A TEATRO & TEATRO Con Eros Pagni si ride di cinismo L'inquietante «Summer» di Bond 0 («Moi») di Eugène Labiche (in collaborazione con Edouard Martin) è l'opera con cui nel 1864 il grande «farceur», già all'apice della fama, entrò alla Comédie e per la quale un contemporaneo illustre come Flaubert lo paragonò a Molière. Non per nulla, che nell'occasione egli aveva inteso dare un po' più di spessore ai suoi impeccabili meccanismi comici; in altre parole, qui la consueta satira della media borghesia con le sue ristrettezze, le sue gelosie, i suoi vizietti, si fa più programmatica, presentandosi come l'illustrazione di un difetto capitale, vale a dire l'egoismo, al quale gli altri sono riconducibili. Il grande egoista è Dutrécy, anziano scapolo dedito alla cura di se stesso, che fraintendendo le moine di una nipote e pupilla - la quale ingraziandoselo spera di non essere rispedita in convento - approfitta dell'equivoco che per un momento compromette il di lei fidanzamento peraltro da egli stesso combinato e tenta di sposarsela lui. Ma sono egoisti anche tutti gli altri, in un perfetto gioco di situazioni intrecciate: l'amico che malvolentieri lo coinvolge in una speculazione ai danni del medico di casa; il nipote marinaio, romanticamente innamorato della pupilla ma poi pronto a scaricarla; il futuro suocero; la pupilla stessa e via dicendo, senza escludere nemmeno il rozzo e fidato cameriere bretone. Come di prammatica nel Labiche più ispirato, il sovrapporsi dei vari cinismi genera contrattempi irresiI stibili per noi moderni, I amanti della comicità catti- va. L'allestimento diretto da Benno Besson, al teatro di Genova fino al 5 aprile, è in ogni caso un gioiello. Ritmo (150' intervallo compreso), ma perfetta consegna di ogni sillaba della versione di Carlo Repetti e Marco Sciaccaluga; gradevolissime scene dipinte di Jean-Marc Stehlé; attori pesantemente truccati con parrucche e pancioni finti, ma evitanti l'effetto grottesco-espressionista grazie all'allegria con cui è condotta l'operazione; e che attori! Il finissimo Eros Pagni dalla voce carezzevole, coadiuvato da volpi come Camillo Milli, Ugo Maria Morosi e un Marco Sciaccaluga pallido e in falsetto, nonché da due eccellenti giovani, Giovanni Calò e Andrea Jublin, e dalla spiritosa, graziosa Laura Morante; né sono da meno gli altri, fra cui Orietta Notari. Regalatevi questa chicca. Tanto più che dopo si può fare penitenza passando al Centrale di Roma, dove Walter Pagliaro allestisce con mano sicura e felice Summer, ossia uno dei quaresimali di Edward Bond. In questo dramma del 1984 il tetro autore, unico inglese sprovvisto di senso dell'umorismo, riporta in un'isola forse jugoslava dei superstiti della guerra, fra cui la ex signora del posto e un insopportabile ex soldato tedesco ora turista, e li fa confrontare con coloro che sono rimasti, fra cui l'antica cameriera della signora, ora affetta da una malattia terminale che il figlio medico spiega in sua presenza con lunga e provocatoria dovizia di particolari. Le ferite del passato sono ancora aperte, e la visione di un futuro più pacifico, col flirt fra la figlia della signora e il giovane medico, non basta a tanquillizzarci. L'inquietante eloquenza del dettato di Bond è efficacemente collocata dalla scenografia di Francesco Zito in uno spazio vuoto con sabbia parzialmente sormontata da un pavimento di legno sollevato e finestre su di un mare sommessamente evocato dalla colonna sonora, che fa anche uso di Chopin e di canzoni bulgare. Molto buono il lavoro degli attori, lodevolissimamente al servizio del testo e non viceversa; ottimo per quanto riguarda la dolente inferma di Leda Negroni e l'invadente escursionista di Franco Alpestre. Paola Mannoni come la signora, un'egoista degna di Labiche, ha ormai una tale padronanza dei suoi mezzi tecnici da rischiare l'eccesso di bravura, sottolineando come fa con la mimica non dico ogni parola, ma ogni sillaba. La stimolante serata, due tempi di un'ora l'uno, si replica fino al 31 marzo. Masolino d'Amico icoj A
Luoghi citati: Roma
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