Alessandro Papetti straordinario pennello
TO', UN SOLDINI DI OGGI TO', UN SOLDINI DI OGGI Alessandro Papetti straordinario pennello ALESSANDRO Papetti, trentottenne milanése, è un pittore veramente straordinario e inusuale. Egli, sorprendentemente, studia e riprende la tecnica di Boldini, virtuosistica, magica, tutta pennellate veloci, sciabolate di luce, e la applica alla realtà di oggi, intesa come clima spirituale intriso di angoscia, disperazione, dolore. Gli stessi mezzi che il buon vecchio Boldini usava per rappresentare le voluttuose signore della Belle Epoque, vestite di pizzi, nastri e grandi cappelli, Papetti li usa per dipingere i suoi desolati interni di fabbriche (le trafilerie di Lecco), o i cupi stanzoni dove egli, novello Bacon, dipinge in un incredibile disordine, in un ambiente tipo discarica, oppure le cucine tutte metanizzate e sberluccicanti, ma così mal tenute che l'ufficio di igiene dovrebbe intervenire. Ma Papetti va ben oltre: osa ritrarre l'indicibile strazio di un bimbo malato di mente che- gioca sul pavimento di un istituto psichiatrico; il volto disturbato dalla demenza senile di un vecchio «goyesco»; altri ragazzini, come la bimba vestita da prima Comunione, che sembrano usciti da un romanzo di King. E tuttavia l'ancor giovane lombardo, con un vòlto simpatico e pulito da montanaro, come doveva avere Segantini, sa disegnare straordinariamente bene, con finezza, con abilità. Certi suoi interni, come quello qui a fianco pubblicato della chiesa di San Zaccaria a Venezia, o altri con saloni splendidamente arredati, esulano dall'estetica del brutto e dimo¬ strano una mano di pittore autentico, «portato», come una volta si diceva. Non conosciamo tutta la sua produzione, ma vorremmo vederlo impegnato in una gamma di soggetti più ampia e meno preoccupata di istanze e atmosfere culturali che oggi vanno di moda. Sono certo che Papetti (se non l'ha già fatto) potrebbe darci paesaggi moderni, periferici o urbani, di grande forza; soggetti come i supermarket o le discoteche; le autostrade e gli interni di uffici, con i verdi occhi dei computer accesi. Il giorno che i pittori torneranno a guardarsi attorno, comincerà una nuova grande era per la pittura; ma la cosa più difficile è proprio guardarsi attorno. Tra i lavori in mostra mi ha colpito un «cane che corre», soggetto che sembra ritornare, come espressione di angoscia, in molti artisti di oggi (ne ricordo una drammatica versione all'acquaforte di Sergio Saroni); il tenero ritratto del figlio Francesco, che gioca sul pavimento ignaro di essere dipinto dal papà; alcuni piccoli interni senza figure dove l'intreccio delle linee è veramente magistrale e delizioso per chi ama il disegno, punto di partenza e di arrivo di ogni forma d'arte figurativa. Auguriamo a Papetti di continuare per questa strada, della quale ha percorso già un buon tratto, e che certamente lo porterà a nuovi esiti di valore. [b. z.J Alessandro Papetti Gallerìa Davico, gali. Subalpina 30; orario 1012,30 e 16-19,30; chiuso lunedì e , festivi; fino ai 6 aprile
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