«Quel film ha ucciso ancora»

«Un mio caro amico è stato massacrato da una coppia che voleva emulare i protagonisti» «Un mio caro amico è stato massacrato da una coppia che voleva emulare i protagonisti» «Quel film Ka ucciso ancora» Lo scrittore Grisham accusa Assassini nati LOS ANGELES. Oliver Stone è abituato alla controversia. «JFK» e «Nixon» gli hanno portato addosso gli strali degli storici, che hanno incolpato il regista di avere confuso troppo disinvoltamente la realtà con la fantasia. Se l'è presa con Stone anche Bob Dole, lo sfidante di Bill Clinton alle prossime presidenziali, che quando ha accusato Hollywood di produrre «incubi di depravazione» ha preso di mira i film di Stone. Adesso gli è piovuto addosso un nuovo attacco, lanciato da uno dei più popolari scrittori al mondo: John Grisham. L'autore di best-seller come «Il socio» e «Il rapporto Pelican», che è un democratico convinto, possiede un periodico pubblicato nel Mississippi, «The Oxford American». Da qui ha lanciato a Stone una pesantissima accusa: lo ha incolpato, sia pure indirettamente, dell'assassinio di un suo caro amico, William Savage, ucciso nella sua fattoria il 7 marzo dell'armo scorso da una coppia di teenagers. I quali, il giorno dopo, sono entrati in un negozio di alimentari e hanno conficcato una pallottola nella gola di Patsy Byers, che resterà paralizzata per sempre. Ma che c'entra Oliver Stone? C'entra, sostiene Grisham, e lo fa capire già dal titolo del suo essay: «Unnatural killers», gioco di parole con uno dei più controversi film di Stone, quel «Naturai born killers» che in Italia è stato distribuito come «Assassini nati». «Oliver Stone assume sempre una posizione morale nel difendere i suoi film», accusa Grisham. «Io non voglio dire che il film è stato prodotto con l'intenzione di stimolare giovani moralmente depravati a commettere simili crimini. Ma se poi vengono fuori risultati come questo non c'è certo da sorprendersi». «Assassini nati» narra la storia di Mickey (Woody Harrelson) e Mallory (Juliette Lewis), due giovani che iniziano a uccidere per le strade d'America perché non hanno niente di meglio da fare e perché i media ne fanno degli eroi alla Bonnie & Clyde. Un film che Stone aveva prodotto con il duplice intento di denunciare la violenza dell'America contemporanea e il suo sfruttamento da parte dei media. Ma è anche un film che, per i gusti di Grisham, ricalca un po' troppo da vicino la storia vera di Benjamin Darras e Sarah Edmunson, i due che hanno ucciso l'amico di Grisham e che poi hanno sparato alla commessa. Entrambi tossicodipendenti, erano partiti dall'Oklahoma per andare a Memphis a vedere un concerto dei Grateful Dead e da qui sono entrati nel Mississippi, dove Benjamin ha cominciato a esprimere il desiderio di trovare una fattoria isolata e far fuori un sacco di gente. Non si sa bene se, in quei due giorni, i due erano sotto gli effetti di stupefacenti, ma la cosa certa è che alla vigilia della partenza erano andati al cinema e il film prescelto era stato proprio quello di Stone. «Niente nel passato di Benjamin indica propensioni violente», scrive Grisham. «Ma una volta andato al cinema ha sviluppato fantasie e le fantasie lo hanno portato ad ammazzare. Aveva parlato apertamente di assassinare qualcuno, proprio come Mickey e Mallory». Prima di diventare uno degli scrittori più popolari (e più pagati) al mondo, Grisham era un avvocato OLTRE LA FICTION FILM di culto, film maledetto. Che ha lasciato dietro di sé una scia di detrattori, ammiratori, purtroppo anche di emuli. Giovanissimi, per lo più, che credono in quel film come in un vangelo, e imitano fino al delitto, con la certezza di diventare, agli occhi degli altri, eroi e non criminali. Nel 1994 alla vigilia dell'uscita della pellicola nelle sale della Gran Bretagna, pochi giorni prima che l'apposita commissione - il British board of film classification - concedesse il visto di censura, esplose la polemica. Perché erano già dieci i morti provocati - così si diceva dal film. E l'ultimo caso aveva choccato gli inglesi. Capitato a Dallas, dall'altra parte dell'Oceano, di provincia. E Savage era stato suo cliente. «BOI era un uomo molto gentile, sempre pronto a regalare un saluto e un sorriso», ricorda. Adesso non c'è più, vittima di due giovani influenzati dalle immagini del cinema e andando a pescare nel suo passato di avvocato Grisham ha trovato una soluzione: «Se qualcuno facesse loro causa accusandoli di complicità», scrive riferendosi agli studios, «il muro di impunità di Hollywood potrebbe incrinarsi». Mentre infuria una nuova polemica, Oliver Stone non è raggiungibile. «Nixon» è candidato all'Oscar per le interpretazioni di Anthony Hopkins e per quella di Joan Alien, per la parte di Pat, la moglie dell'ex presidente. Ma Stone è nel Chiapas, in Messico, assieme con il sub- comandante Marcos, il leader dei ribelli zapatisti. Intende farci un film? «No, vado solo per conoscerlo», ha dichiarato prima di partire. E il film su Martin Luther King, lo farà? «Vorrei. Ma so che verrei crocefisso prima ancora di iniziare». Lorenzo Soria ma terribile, pauroso. Un ragazzino di 14 anni aveva decapitato la sua amichetta di 13 anni, e si era giustificato dicendo agli amici di «aver voluto diventare famoso come gli assassini nati». E poi c'è la storia di Veronique, 18 anni, ragazza bene di Gouernay-sur-Marne, banlieue di Parigi. Carina, ricca, con un'unica passione: «Naturai Born Killers», e un unico scopo: imitare in tutto e per Decreto legge che riguarda anche farmaci come l'Urod e l'Uk 101 Sopra, lo scrittore Grisham, che accusa il film di Stone A destra, un'immagine da «Naturai born killers» «L'idea di ammazzare gli è venuta al cinema»