Magistrato rinviato a giudizio
Magistrato rinviato a giudizio Magistrato rinviato a giudizio LECCE. Sarà rinviato a giudizio Francesco Lucianetti, il magistrato di Foggia che tre anni fa accusò l'ex ministro del Bilancio Paolo Cirino Pomicino di corruzione. Nonostante la procura di Lecce avesse richiesto l'archiviazione, il gip ha ordinato alla pubblica accusa di richiedere il rinvio a giudizio. La decisione del gip riguarda anche il maresciallo dei carabinieri Salvatore Bruno, che collaborò alle indagini che portarono all'incriminazione dell'ex de e di altri politici e imprenditori. A far riaprire il caso è stata la denuncia del notaio di Foggia Leonardo Giuliani, accusato e arrestato dai magistrati foggiani per aver consegnato delle mazzette a Pomicino per ottenere degli appalti pubblici. Successive indagini condotte dalla procura leccese avrebbero dimostrato che i magistrati Lucianetti e Roccantonio D'Amelio tennero un comportamento minaccioso, violento e intimidatorio nei confronti dei testimoni per costringerli a rendere dichiarazioni che incastrassero il notaio e a riferire di aver visto Giuliani dare una borsa contenente somme di denaro all'ex ministro. [r. i.] Squillante dopo il ritrovamento della microspia al bar Tombini. Il capo dei gip romani è accusato di «un'indeterminata serie di atti contrari ai doveri del proprio ufficio», e quindi «si indaga su un fenomeno ad ampio spettro che non si esaurisce in un singolo atto di corruzione e che copre un arco di tempo considerevole». Il pericolo di inquinamento delle prove, afferma il gip, è ancora serio ed attuale, anche se i fatti oggetto di indagini risalgono ad almeno sette anni fa. «E' vero che gli episodi si collocano in epoca remota, ma questa considerazione rende ancor più intense le esigenze cautelari; il trascorrere del tempo infatti è a tutto vantaggio di chi commette le attività illecite: egli, infatti, ha la possibilità di occultare le prove e le tracce del reato, e di operare una ricostruzione ex post delle vicende, come meglio gli è congeniale». E se prima l'attivismo di Squillante serviva' ad avere notizie sull'inchiesta milanese, adesso «l'obiettivo perseguibile è quello dell'intervento sulla prova: la mancata desistenza precedente (anche quando si seppe che la microspia del bar era di provenienza lecita, ndr) rappresenta l'indice di una permanente volontà di incidere sulle indagini, e fa ragionevolmente ritenere che vi sia l'elevata probabilità di una formazione non genuina della prova». Vista la complessità delle indagini da compiere, in Italia e all'estero, è necessario per Squillante «un regime cautelare che impedisca contatti esterni con persone a vario titolo interessate nelle vicende di cui ci si occupa, coindagati o possibili testimoni, e che impedisca altresì la possibilità di operare su documentazione
Persone citate: D'amelio, Francesco Lucianetti, Giuliani, Leonardo Giuliani, Lucianetti, Paolo Cirino Pomicino, Salvatore Bruno
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