Scalfaro insiste: dialogo sempre
Il Presidente ricorda il senatore Pella: «Uno che ringraziava anche per le critiche» Il Presidente ricorda il senatore Pella: «Uno che ringraziava anche per le critiche» Scali aro insiste; dialogo sempre «Gli argomenti prevalgano sulle liti» BIELLA DAL NOSTRO INVIATO Cireneo silenzioso che porta con dignità la croce. Oscar Luigi Scalfaro, nel primo giorno d'una campagna elettorale che sussulta in «latrati» e in «ringhi», disegna il ritratto del politico ideale: un «santino» un po' oleografico, magari; addirittura utopico. Ma in un periodo giudicato dal Vaticano quasi jungla senza legge (quando non agghiacciante boschetto per «merende») forse è importante credere nella forza dell'utopia. Parla di Giuseppe Pella, il presidente: d'un periodo in cui il Paese lottava per raggiungere un futuro migliore. E sembra voler dire: oggi ci accontenteremo di raggiungere un migliore presente. A Valdehgo, piccolo centro del Biellese dov'è giunto per ricordare il «senatore» a 15 anni dalla morte, Oscar Luigi Scalfaro indulge all'ormai consueto gioco di specchi tra ieri ed oggi. E ne approfitta per lanciare un appello al dialogo ed alla moderazione sottolineando che «rispettare le persone ed il loro pensiero è segno di civiltà e di democrazia che vale sempre». Così come appartengono al genere evergreen quei princìpi che molti sembrano aver dimenticato: «L'onestà, la trasparenza e la lealtà». Giuseppe Pella diventa, allora, paradigma del politico che sa essere corretto anche a rischio d'essere giudicato troppo formalista o pedante: «I giovani dell'opposizione di sinistra lo prendevano in giro perché ringraziava anche delle critiche ricevute». No, a differenza di certi suoi colleghi d'oggi, Pella non perdeva mai il «garbo»: «Un comportamento che non significava accettare il pensiero altrui, ma contrastarlo con argomenti». Prima di allontanarsi dall'Italia per un viaggio di 15 giorni che lo porterà in Messico e negli Usa, il Capo dello Stato guarda al Paese in cui, come nota l'Osservatore Romano criticando l'asprezza della polemica tra Dini e Mancuso, «la vera politica latita e ci si perde nella foresta e prevale l'urlo». E tesse l'elogio dell'understatement, degli atteggiamenti verbalmente incolori. Le croci occorre saperle portare senza lamentarsi, avverte il Capo dello Stato pescando nel sacco dei ricordi e offrendo l'immagine di un Pella «che non ha mai fatto pesare sugli amici le proprie sofferenze, anche quelle conseguenti alla vita politica». Il Presidente, in questa chiara mattinata piemontese con la banda che suona ed i bambini della scuola che, lustri e sorridenti, lo salutano in una scenografia quasi d'altri tempi, pensa forse alle sue «croci»: magari agli insulti che gli sono piovuti in capo sull'onda d'una campagna elettorale che è guerra di tutti contro tutti. Magari vorrebbe sbottare: «Mancuso, la mia croce». Ma il buon politico dev'essere, appunto, come il Cireneo: pazientemente muto. [re. ri.] MORETTI (TG3)
Persone citate: Dini, Giuseppe Pella, Mancuso, Oscar Luigi Scalfaro, Pella
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