IL CONTAGIO ANCHE IN ITALIA di Gabriele Romagnoli

t 4 t 4 LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Anche l'Italia si affianca ai Paesi che mettono al bando i bovini inglesi e l'Unione europea dà il suo benestare; ma la reazione internazionale, dopo la notizia di un probabile collegamento fra l'encefalopatia spongiforme bovina o Bse - il cosiddetto «morbo dello vacche pazze» - e il morbo di Creutzfeldt-Jakob o Cjd che colpisce l'uomo, non è nulla in confronto alla psicosi che l'allarme medico ha scatenato in Inghilterra. Già si parla di una possibile epidemia, negli anni a venire, paragonabile all'Aids. «E' una possibilità che non posso negare», ha detto John Pattison, lo scienziato che presiede la commissione per il monitoraggio della grave minaccia: «Il contagio, che può richiedere anni per manifestarsi, potrebbe avere già colpito centinaia di migliaia di persone». Ma aggiunge: «E' anche possibile che i casi si rivelino poco numerosi o addirittura che non ce ne siano più». Questa è la realtà: poco si sa del male, ancor meno della trasmissione fra le vacche pazze e l'uomo. L'allarme dato mercoledì potrebbe precorrere tremende sciagure, ma potrebbe anche essersi già esaurito. Non a caso un portavoce dell'Organizzazione mondiale della sanità ha precisato che «non ci sono prove irrefutabili» del contagio. Si può parlare, per ora, soltanto di probabilità: probabilità di contagio e probabilità che esso sia avvenuto prima del IL CONTAGIO ANCHE IN ITALIA STORINO I chiamava Vincenzo Parente, aveva 57 anni, moglie e due figlie. E' morto esattamente un anno fa all'ospedale Molinette, il 25 marzo del '95, nel reparto di Neurochirurgia del professor Enrico Morgando. Ucciso dal morbo di Creutzfeldt-Jakob, l'encefalopatia bovina spongiforme che sta seminando panico fra gli allevatori in Inghilterra e allarme ovunque nel resto del mondo. Le «mucche pazze». Un morbo fulminante, scritto in chiaro nella cartella clinica del signor Parente: in tre mesi lo ha trascinato dalla vita alla morte, un'agonia insopportabile, una fine tremenda. «Vincenzo - racconta la moglie Maria Cipollone, 43 anni, che oggi rivive quell'incubo ha iniziato sentendo un rumore tipo frullatore nell'orecchio. Poi ha perso completamente l'udito, la vista, e anche la parola. Alla fine era paralizzato». Maria Cipollone non ha dubbi: «Colpa della carne». Carnekiller di bovino contaminato dalla proteina «prioni» che ammazza le cellule e il sistema LO SNOBISMO DELLA SINISTRA Popolo, come ai tempi in cui Masse e Popolo erano sacralizzati a sinistra. E' gentaglia che ha meritato le tenebre in cui si trova, che è degna dei tracotanti idoli che s'ostina a venerare. E' come la cieca umanità incatenata gambe e collo nella caverna di Platone: non ha accesso alla Luce della Verità Superiore, non vede altro sulle pareti della grotta che le immagini riflesse, che le ombre menzognere del Reale, del Vero, del Giusto. Solo se la si trascinasse via dalla caverna con la forza, su per l'ascesa scabra ed erta, solo se la si traesse violentemente alla luce del sole, quest'Italia cattiva potrebbe vedere - dopo molta sofferenza e irritazione degli occhi - il mondo superiore dove sono domiciliati l'Ulivo, e il Pds. Così forte è ancora il mito platonico della caverna, nelle IL PAESE AFRICANO D'ITALIA ca scritta sui muri dice: « W Italia 82» e sta lì a ricordare che l'ultima notte di gioia collettiva in questo malincònico paese e nella sua patria «a cui tutto antepose» risale a quattordici anni fa. Per vedere un po' di animazione bisogna aspettare l'arrivo nella stazione di San Nazario del locale proveniente da Bassano. Scarica la settantina di operai neri che aveva caricato all'alba. Uomini, ma anche molte donne. I primi gruppi arrivarono qui con tutta la famiglia. Furono accolti bene e sparsero la voce. Gli ultimi, quelli del sorpasso, ce li hanno mandati a forza da Bassano. Per accoglierli stanno ristrutturando l'edificio più imponente del paese, il castello. L'ha preso in affitto un'opera pia, pagando un privato. E' un vero castello rosa, con merli e torrette. Ha otto stanze, ci vivono in ventorto. Mentre gli operai neri lavorano nelle segherie di Bassano, manovali bianchi ripitturano l'interno del castello e fanno pulizia. Uno butta via un quadro con l'immagine di Gesù Cristo: «Tanto quelli sono tutti musulmani». li sindaco del paese (e di tutta l'area di San Nazario), Ermanno Bombieri, popolare, prega il suo dio per la tranquillità della zona: «Finora non abbiamo mai avuto problemi. La gente del posto ha reagì: o bene alla prima immigrazione perché ha visto che i nuovi arrivati avevano un lavoro e una famiglia, tornavano in paese la sera e se ne stavano a casa. I loro figli, a scuola con i nostri. Tutto bene. Adesso, non so, fa uno strano effetto sentirsi minoranza a casa propria. I residenti qui si guardano intorno e due facce su tre sono nere. Niente di negativo, ma bisogna abituarsi e ho paura che nel frattempo qualcuno possa sobillare gli animi, sa la sera questi due pub si riempiono di ragazzi che vengono dalla vallata e anche da Vicenza e c'è chi ha delle idee, brutte idee e magari questo castello con ventotto africani dentro può fargliele mettere in pratica/anche se spero di no. Comunque era meglio evitare questo squilibrio». d q qOrmai è andata: qualcuno doveva pur mettersi a fare un lavoro nel quale respiri segatura e quando ti seppelliscono sei più legnoso tu della bara. Qualcuno doveva pur accettare di vivere nella casa sul curvone dove ogni notte sogni artigli che tagliano il vetro e mostri della preistoria che irrompono nella tua stanza, ma sono soltanto le suggestioni dei camion che frenano all'imbocco e poi ridanno gas sul rettilineo. I Campana e i Bruson hanno scelto di restare lontani, al riparo di notti più silenziose. Qualcuno è morto in terra straniera e gli eredi non sanno cosa farsene di una casa a Merlo che costerebbe per la ristrutturazione più di quanto renderebbe per il resto della loro vita. Preferiscono lasciarla andare in malora e gli abitanti del castello, quelle poche volte in cui si concedono una passeggiata serale per via Merlo, pensano: «Che spreco». Se c'è un futuro, in questo e in tanti altri piccoli paesi fantasma disseminati tra la Val Brenta e la Val Chiampo, tra il rumore delle segherie e l'odore delle concerie, è nei «grandi figli» degli Attah, che hanno perso la patria, ma non «la speranza di un'era migliore». I bianchi che vedi in giro sembrano tutti anziani e rassegnati. Giovani, pochi. Bambini, uno. Se ne sta, da solo, sul balcone di una casa all'inizio di via Merlo. Gioca con un pallone arancione e si fa la telecronaca da solo. Anche se Roberto Baggio è nato a pochi chilometri da qui, quando spara una sleppa contro la ringhiera grida: «Weah, Weah! Palo...» (palo?). Gabriele Romagnoli