I Greci raccontano l'avventura del bello

19 Venezia, la mostra si inaugura domani a Palazzo Grassi I Greci raccontano l'avventura del bello ~|fl venezia I N cima alla scalinata di I Palazzo Grassi - a dare il I benvenuto al visitatore ■^1 che si accinge a ripercorrere il viaggio che portò i greci in Italia e in Occidente dall'8° al 6° secolo a. C, il tema della grande mostra che si inaugurerà ufficialmente domani e si chiuderà l'è dicembre, I greci in Occidente - c'è soltanto una statua, incorniciata dagli ampi varchi del loggiato che corre tutt'intorno, inondata dalla luce che scende dalle alte vetrate. E' un'opera bellissima, la figura di un giovane atleta in marmo bianco a grana rossa cristallina, del quinto secolo a. C. E' stato affidato all'Efebo di Mozia - dalla lunga veste a pieghe sottili che aderiscono al corpo vigoroso e ne svelano le forme, con la leggera torsione del dorso, il perfetto gioco dei rinvìi delle luci e delle ombre - il compito di anticipare le suggestioni dell'itinerario che si annuncia come uno degli eventi culturali del '96, uno dei più impegnativi fra quelli realizzati nel campo dell'arte dalla Fiat. Sono stati necessari due anni e mezzo di lavoro per l'allestimento. Sono stati ottenuti un migliaio di opere da esporre, il 30 per cento dai musei siciliani, centinaia da 24 istituzioni di 12 Paesi stranieri. Si è voluto che quello di Palazzo Grassi fosse il nucleo centrale di un sistema di esposizione che coinvolge l'intero Mezzogiorno, da Napoli a Siracusa, Paestum e Taormina, la Puglia e la Basilicata, musei periferici e siti archeologici straordinari quanto poco visitati. Sono state esposte opere inedite. Sono stati messi vicini, per la prima volta, i contestati e. discussi trono Ludovisi e trono di Boston, ritrovati entrambi a Roma a fine Ottocento (un falso clamoroso, il primo, secondo Federico Zeri; mentre sul secondo si scontrano accesi testi sia d'accusa sia di difesa fin dal 1908, quando per la prima volta fu esposto in America). Il professor Giovanni Pugliese Carratelli, presidente del Comitato scientifico, non ama il clamore delle polemiche ma ammette: «Sull'autenticità del trono Ludovisi non ho dubbi. La linea di Zeri mi sembra una civetteria, la polemica che si può permettere un personaggio autorevole e prestigioso come lui, che io stimo moltissimo. Quanto al trono di Boston, lo vedo per la prima volta. Sono dell'idea che per dare un giudizio sia necessario vedere l'opera in originale. E poi pensarci su. A lungo». E l'eleganza della sua evasività è più che eloquente. Un'iniziativa così complessa solleverà consensi e critiche. Il ministro per i Beni Culturali Antonio Paolucci premette: «Occorre dire subito che la mostra "è" del ministero. L'organizzazione di Palazzo Grassi ha offerto la sede, ha curato l'allestimento, finanziato i restauri, reso possibile la concessione dei prestiti. Ha messo in campo la sua capacità di fare, il suo prestigio internazionale. Ma la responsabilità "politica" della mostra, insieme alla gestione e al controllo della linea scientifica, competono interamente al ministero. La mostra nasce da un decreto del mio predecessore Alberto Ronchey, è stata disegnata e organizzata dai direttori generali Sisinni e Serio, ha coinvolto soprintendenti e direttori di musei, restauratori e tecnici dell'amministrazione. Intorno a Giovanni Pugliese Carratelli, maestro insigne dei nostri studi, operando con autentico spirito di squadra si è raccolto il mondo delle soprintendenze archeologiche italiane». Le sorprese e le emozioni sono disseminate per i due piani dell'esposizione. «Per ogni tipo di visitatore, dal bambino allo studioso», dice Gae Aulenti, responsabile dell'allestimento. Emozioni offerte dagli oggetti esposti sempre belli, perché la bellezza come valore che contrassegnava la cultura stessa dei greci è stato uno degli elementi in base ai quali gli stessi reperti sono stati scelti. Statue, armature, gioielli, affreschi, vasi, urne cinerarie, maschere teatrali, immagini votive raccontano l'avventura del viaggio attraverso mari ostili e mostri marini, la scelta dei siti dove lavorare e creare famiglie, la nascita di relazioni di affari e di poteri, la creazione delle città, i luoghi di culto, l'intreccio delle costumanze religiose, l'impatto col divino che avevano gli indigeni e quello che apparteneva alla civiltà dei greci allontanatisi dalla madrepatria e arrivati sulle sponde dell'Italia e dell'Occidente. Ma esistono altre emozioni possibili, ancora, alimentate da quella sorta di «viaggio parallelo» nella memoria che gli oggetti in mostra fanno percorrere rievocando - come spiega il professor Pugliese Carratelli - «il momento storico che nel giro di alcuni secoli ha modificato U mondo mediterraneo. L'incontro di culture diverse sempre produce scambio, osmosi di esperienze. Così avvenne anche allora. Certo la lingua predominante fu quella dei greci, l'ordinamento della comunità fu quello della polis - libera comunità di esseri liberi. Ma attraverso la convivenza dei greci con le culture indigene passa il processo che ha condotto alla definizione del concetto stesso di Europa». Liliana Madeo L'Efebo diMozia accoglie i visitatori all'apertura di una esposizione che raccoglie mille pezzi; il 30 per cento arriva dalla Sicilia. Molte opere inedite, ma ci sono anche il Trono Ludovisi e quello di Boston a perpetdroe di i inmind'In più ma Gli iti e igaione mensanUn volto di sfinge, una testa di kouros: più a destra, una coppa attica Un volto di sfinge, una testa di kouros: più a destra, una coppa attica