«Un falso il Maometto di Dante?» di M. Nei.

IH Il poeta e l'eresia «Un falso il Maometto di Dante?» IH ENTRE che tutto in lui veder m'attacco,/ guardommi e con le man s'aperse il petto,/ dicendo: Or vedi com'io mi dilacco!/ vedi come storpiato è Maometto!/ Dinanzi a me sen va piangendo Ali,/ fesso nel volto dal mento al ciuffetto./ E tutti li altri che tu vedi qui,/ seminator di scandalo e di scisma/ fuor vivi, e però son fessi così». Nove versi della Divina Commedia. Certo, nove versi del ventottesimo canto dell'Inferno. Ma nove falsi d'autore. Non sono opera di Dante Alighieri, benesì una truffaldina correzione politica attuata da Pietro Alighieri, il figlio che il poeta ebbe da Gemma Donati. E perché Pietro avrebbe dovuto mutare l'opera dèi padre? Perché l'accorto figlio, vedendo nell'attacco agli eretici italiani un grave rischio per papà suo, avrebbe «tradotto» la loro identità in quella di Maometto. Questa è la scoperta, o interpretazione, o intuizione - oppure forse una «sparata»? - di Fuad Kabazi, studioso della letteratura araba e della Divina Commedia, che, sulla rivista Trentagiorni, difende con foga il sommo Dante dall'accusa di essere antimusulmano. Non lo era, dice. Lo è diventato per una serie di manipolazioni che hanno spinto nel girone degli scismatici Maometto per poterne tirar fuori - sostituendo il colpevole - Gherardo Segarelli, fondatore del gruppo degli «Apostoli», messo al rogo nel 1296, e il suo seguace Fra Dolcino. «Che bella fantasia, proprio forte - dice il professor Francesco Gabrieli, studioso di Dante -. Si sono scavate falsificazioni di ogni tipo. Ma sul mondo islamico... E' un'idea sballata. Certo, esistono risentimenti di parte, posizioni dure, tant'è che nelle versioni arabe quei versi non si sono mai visti. Anche il traduttore che dieci anni fa ha riportato Dante in arabo ha eliminato tutto o quasi il canto. Forse qualcuno cerca pubblicità». [m. nei.]

Persone citate: Dante Alighieri, Francesco Gabrieli, Fuad Kabazi, Gemma Donati, Gherardo Segarelli, Pietro Alighieri