Missili Usa a Taipei Pechino s'infuria

Finite le esercita2ioni cinesi, domani a Taiwan prime elezioni della storia Finite le esercita2ioni cinesi, domani a Taiwan prime elezioni della storia Missili Usa a Taipei, Pechino s'infuria «Contro i marines pioggia di fuoco» TAIPEI. La Cina ha duramente criticato gli Stati Uniti per quella che ha definito 1'«irresponsabile decisione» di vendere nuove armi a Taiwan, mentre sull'isola nazionalista la campagna per le prime elezioni presidenziali democratiche della sua storia è giunta agli sgoccioli (si andrà alle urne domani). Gli Stati Uniti hanno approvato l'altro ieri la vendita a Taiwan di missili antiaerei «Stinger» ed altre armi. La fornitura è inferiore alle richieste dell'isola e rientra in un atto approvato dagli Stati Uniti nel 1979 - quando Washington decise di rompere i rapporti con Taipei per allacciarli con Pechino - che garantisce la vendita a Taiwan di armi difensive. Taipei, commentando l'accordo sulla fornitura, ha ribadito per bocca di Rock Leng, portavoce del ministro degli Esteri, l'importanza di garantire la propria difesa. Mentre la portaerei Nimitz è a soli due giorni di viaggio dal Mar Cinese meridionale, il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino Shen Guofang ha ripetuto che gli Usa sono responsabili dell'aggravarsi della tensione. Con l'arrivo della Nimitz gli Usa avranno nell'area la maggiore concentrazione di navi da guerra dalla fine del conflitto con il Vietnam. Le navi, inviate in risposta alle manovre militari cinesi, hanno l'ordine di «osservare» la situazione. Ma Pechino ha messo in guardia gli Usa dall'entrare nello stretto e un giornale cinese di Hong Kong ha scritto che «se gli Usa cercano guai verranno sepolti in un mare di fuoco». La Cina, che ha concluso l'altro ieri la seconda serie di esercitazioni a fuoco, definite dalla propaganda «eccezionali» per dimensioni e quantità di munizioni, ha dovuto rallentare le nuove manovre congiunte delle tre forze armate cominciate lunedì nella parte Nord-occidentale dello stretto a causa del maltempo. Lo sfoggio di potenza militare, per scoraggiare le spinte indipendentiste della ricca isola ritenuta da Pechino una provincia ribelle, non sembra aver raggiunto lo scopo sperato. Le intimidazioni e gli attacchi all'attuale presidente Lee Teng-Hui, 73 anni, accusato da Pechino di essere il fautore nascosto dell'indipendenza di Taiwan, hanno solo rafforzato la sua posizione. Gli ultimi sondaggi danno a Lee il 60 per cento dei voti, ben il 10 per cento in più rispetto ad un mese fa. Sull'isola, all'ombra dei missili e giocata sull'indipendenza, la campagna elettorale è giunta alla fine. Stendardi con i nomi e i simboli dei quattro candidati pendono da ogni albero o palo, manifesti occupano ogni spazio, inclusi cortili dei templi, mentre assordanti altoparlanti instancabili ripetono slogan, con la speranza di conquistare almeno uno dei molti incerti fra i 14 milioni di elettori che domani saranno chiamati alle urne per «le prime elezioni democratiche di cinquemila anni di storia della Cina». [Ansa] Un'immagine delle esercitazioni Missili partono da un incrociatore cinese davanti a Taiwan

Persone citate: Rock Leng, Shen Guofang, Teng