Assemblea al Corriere Ma lo sciopero salta

La protesta contro il nuovo «magazine» La protesta contro il nuovo «magazine» Assemblea al Corriere Ma lo sciopero salta // «caso Arachi» finirà in tribunale Una lettera del vicedirettore al Cdr MILANO. Tensione al Corriere della Sera. Dopo una giornata drammatica, nel tardo pomeriggio era stato proclamato uno sciopero, che avrebbe impedito l'uscita del quotidiano sabato. Ma poi, a tarda ora, lo sciopero è stato revocato. Avrebbe dovuto impedire domani l'uscita del quotidiano al quale sarà per la prima volta allegato il nuovo magazine femminile «Io Donna». Ed è proprio per ottenere garanzie sul nuovo settimanale che l'assemblea dei redattori, riunita dalle 18, ha votato per acclamazione lo sciopero. I giornalisti volevano l'assicurazione che, in caso di difficoltà o di chiusura del nuovo magazine femminile abbinato al Corsera il sabato, non ci saranno ricadute occupazionali sul quotidiano. Una assicurazione che è arrivata solo a sera tarda, dopo una serie di incontri tra Cdr e il direttore Paolo Mieli, in collegamento telefonico con l'amministratore delegato del gruppo, Claudio Calabi, a Madrid per lavoro. Questi avvenimenti si sommano ad una situazione di grave disagio che, da mercoledì, tiene in stato di tensione la redazione di via Solferino, dopo le rivelazioni su presunte molestie sessuali subite da parte del vicedirettore Antonio Di Rosa, rivelate ai colleghi pubblicamente da Alessandra Arachi, redattrice della Cronaca. L'assemblea, che il caso «Arachi» aveva in qualche modo interrotto mercoledì, è stata ripresa ieri. Tema centrale: l'uscita, prevista per domani, del magazine femminile. Il quale nasce da una testata della Rizzoli Periodici, «Donna oggi», che il piano editoriale elaborato lo scorso autunno daU'amministratore delegato Calabi aveva destinato alla chiusura. Una testata che, negli ultimi due anni, aveva perso 30 miliardi. Questo «rosso» viene giudicato dai giornalisti del Corsera preoccupante. Di qui la discussione in seno al comitato di redazione e alle redazioni, di qui la convocazione dell'assemblea per decidere il da farsi, di qui l'esito finale al termine di una lunga giornata di contrasti. Dopo la prima ora di riunione, e la conferma della disponibilità allo sciopero (il Cdr ha già un pacchetto di scioperi a disposizione, ma si era impegnato a consultare la redazione prima di ogni decisione), i membri del Crd si erano recati dal direttore Paolo Mieli, per chiedere ancora una volta la firma di un protocollo di garanzia, che comprende anche temi riguardanti la qualità deirinformazione e i rapporti con la pubblicità. Ma la vertenza non si è sbloccata e l'assemblea si è di nuovo riunita. A questo punto, però, è stata data lettura di una lettera inviata dal vicedirettore Di Rosa. «Cari colleghi» scrive Di Rosa «vi invio tramite il Cdr questa lettera, con l'animo percosso di chi sente l'ingiustizia di una accusa totalmente falsa. Non mi rendo conto delle ragioni che possono avere spinto la collega a simili affermazioni». «Sono certo» prosegue Di Rosa «che la stessa saprà ricondurre le vicende nella loro esatta o giusta luce, solo che ritrovi l'onestà di una valutazione serena dei fatti, così come si sono esattamente svolti, in modo da non costringermi a tutelare la mia onorabilità e la verità in altre sedi. Vorrei che tutto fosse conosciuto e giudicato proprio dai miei colleghi, ai quali mi lega un rapporto profondo di amicizia e di collaborazione. Ciò, dissipando ogni ombra ed ogni dubbio, riporterebbe nel Corriere quel clima di concordia e di serenità che il nostro comune lavoro richiede». «Ritengo» dichiara a sua volta all'Ansa Alessandra Arachi, colpita da alcuni giudizi anonimi di colleghi del Corsera riportati dall'agenzia «che questa vicenda dovrà essere oggetto di valutazione giudiziaria nell'ambito della quale emergerà il mio livello di laboriosità, un concetto al quale alcuni miei colleghi fanno riferimento in maniera purtroppo anonima...». . [v.s.1

Luoghi citati: Madrid, Milano