I Poli litigano sulla par condicio di Francesco Grignetti

Berlusconi: è un provvedimento alla Mussolini. Dini: è un atto di civiltà Berlusconi: è un provvedimento alla Mussolini. Dini: è un atto di civiltà I Poli litigano sulla par condicio Lega: chi vuole abolirla ha 3 tv ROMA. Due giorni fa Berlusconi voleva abolirla. Ieri l'ha paragonata ai provvedimenti di Mussolini. La legge sulla par condicio - primo sponsor, non si può dimenticare, fu il Quirinale - non va proprio giù al leader di Forza Italia. «E' il più grave caso di decretazione d'urgenza della storia parlamentare - sostiene il leader di Forza Italia - il più grave per la materia che pretende di regolare, che attiene all'informazione e mai fu toccata con questa disinvoltura da Mussolini in poi». Parole pesanti, quelle di Berlusconi, seguite a ruota dalle dichiarazioni di molti esponenti del centrodestra. Su tutti, Gianfranco Fini: «E' del tutto evidente che Raitre non rispetta la par condicio, che è una legge dello Stato». Ma intanto, dal fronte opposto, Lamberto Dini si erge a difesa della legge: «E' indispensabile, è un atto di civiltà. Vorrei che tutti l'accettassero anziché denunciarla». Una volta di più, dunque, i due poli trovano argomenti per litigare. Ma in verità litigano sulla par condicio pensando al caso del giudice Squillante. Sono state infatti una prima pagina di Repubblica e un servizio del Tg3 a far innervosire Silvio Berlusconi. Di qui la sua sfuriata. L'ha anche detto: «Usano il caso Squillante per linciare giudici e politici». Sollevando il caso dell'informazione, però, Berlusconi ha scatenato una guerra di tutti contro tutti. E il primo a reagire è stato il portavoce dell'Ulivo, Roberto Morrione: «Non la Rai, ma la Fininvest fa carne di porco della par condicio». Curiosamente, poi, il paragone con il Ventennio è rimbalzato da una parte all'altra. Anche il portavoce della Lega, Luigi Rossi, ha bollato come «squadrismo fascista» la richiesta berlusconiana di abolire la par condicio. «Tanto per lui non esiste e non esisterà mai. Dispone per la sua beatificazione quotidiana di tre tv e di alcuni giornali». Nei corridoi del Tg3, poi, ci sono rimasti male. Avevano ospitato Berlusconi in studio tre giorni prima e pensavano che fosse finita l'epoca degli attacchi frontali. Ma tant'è. E a sera il cdr dirama un comunicato: «Riteniamo infondate e inveritiere le critiche lanciate dagli onorevoli Berlusconi e Taradash. Il fervore e l'accanimento della campagna elettorale evidentemente offuscano i fulgidi intelletti dei due candidati del Polo. Il Tg3 è e resta un giornale fuori dal coro». Ma alle parole di Berlusconi c'è rimasto male anche Enrico Mentana. Il direttore del Tg5 non ama la legge sulla par condicio, ma allo stesso tempo rifiuta la provocazione del leader di Forza Italia. «Assolutamente irricevibile - dice - per un giornalista che vuol fare bene il suo mestiere. Insomma, inasprita la questione quanto si vuole, Berlusconi non è certo uno che è sfavorito nel mondo televisivo. Anzi, se vogliamo, è l'ultimo che può dire di essere sfavorito». Mentana sembra annusare aria di elezioni. Un'atmosfera che si sta facendo pesante per i giornalisti. Per forza si dev'essere catalogati tra gli amici o i nemici? Nemmeno gli piace, però, una legge che imponga l'equilibrio con il cronometro alla mano. «Chi vuole, fa vedere trenta secondi di Berlusconi con un bel commento tipo "eccolo che va al processo". Poi trenta secondi di Prodi in una calda atmosfera cordiale. E per il contasecondi va tutto bene. Conclusione: chi è abituato a fare del giornalismo di parte, o cose anche peggiori, dovrà solo rispettare dei criteri formali e poi in sostanza potrà fare quello che vuole». Un'ultima cosa, Mentana tiene a dire: «Con o senza par condicio, gli studiosi di Pavia che seguono i tg dicono che ci sono tre telegiornali equilibrati (noi del Tg5, Tgl e Tg2), più quattro telegiornali squilibrati (Tg3 e Telemontecarlo a sini¬ stra; Studio Aperto e Tg4 a destra). Non sarà un caso, però, se questi quattro sono i tg meno visti! E' il destino dei giornali d'opinione, minoritari per vocazione. Che non dicono certe cose per manipolare i lettori, ma perché gli dicono solo quello che vogliono. Io mi domando : perché i lettori del Manifesto o del Secolo sono da considerare maggiorenni e lo spettatore tv dev'essere sempre considerato minorenne?». Francesco Grignetti Il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi

Luoghi citati: Mentana, Pavia, Roma