Squillante dal carcere: lascio la toga

Il capo dei gip romani, accusato di corruzione dal Pool, era in magistratura da 43 anni Il capo dei gip romani, accusato di corruzione dal Pool, era in magistratura da 43 anni Squillante dal carcere; lascio la toga Lettera al Csm contro «un certo tipo» di giustizia ROMA. Aveva compiuto quarantatre anni di magistratura l'I 1 marzo scorso, il giorno prima dell'arresto. Il 15, cioè una settimana fa, nella cella del carcere di Opera in cui è rinchiuso, Renato Squillante ha preso un blocco notes a quadretti e di suo pugno ha scritto la lettera di dimissioni dall'ordine giudiziario. «Io sottoscritto Renato Squillante, nella mia qualità di presidente dei giudici per le indagini preliminari del tribunale di Roma, attualmente detenuto nel carcere di Opera, mi dimetto dalla magistratura. Con osservanza». Poche righe formali, senza spiegazioni o motivazioni particolari, inviate al Consiglio superiore della magistratura e datate «Roma», spedite il giorno dopo dal penitenziario milanese. Addio alla toga, dunque; il capo dei gip romani accusato di corruzione dalle procure di Milano (che ha chiesto e ottenuto l'arresto) e di Perugia, ha deciso di lasciare il suo lavoro prima di arrivare alla pensione, che pure non era lonta- na. Un gesto chiaramente polemico, come spiegano i suoi avvocati che dicono di non averne saputo nulla prima. «E' chiaro - dice il difensore di Roma Oreste Flamrninii Minuto -, che si tratta di una presa di posizione ancor più rigida di quelle assunte finora. Ha voluto dimostrare di non essere d'accordo con le modalità con cui stanno conducendo le indagini nei suoi confronti; è una protesta contro un certo tipo di magistratura». La decisione di Squillante è arrivata all'indomani del primo interrogatorio subito, quello del gip, ed ha preceduto l'annuncio dello sciopero della fame. Sciopero che continua, con la direzione del carcere che ha disposto un controllo costante dello stato di salute del detenuto. «So che la moglie lo ha pregato di interrompere questa forma di protesta - dice l'altro difensore Pecorella -, ma lui è determinato, a continuare salvo che intervengano delle prescrizioni mediche diverse. Come sta? Come uno che a 71 anni digiuna da due o tre giorni». Qualcuno ipotizza che Squillante potrebbe anche rifiutare l'eventuale alimentazione coatta, ma Pecorella spiega: «Credo che sia una persona ragionevole, e che se ci fossero problemi per la sua vita si affiderebbe al giudizio del medico». Prima di rifiutare il cibo, Squillante ha rifiutato di rispondere alle domande dei sostituti procuratori che l'hanno inquisito. Per oggi pomeriggio è previsto un altro interrogatorio; a Milano c'è chi dice che potrebbe essere l'anticamera degli arresti domiciliari, ma da quanto ha fatto sapere ieri ai suoi legali sembra che anche stavolta il detenuto intenda «avvalersi della facoltà di non rispondere». Almeno finché non gli verranno contestati, dice lui, fatti e atti precisi di corruzione. Le linee di comunicazione si sono interrotte sabato scorso, quando i magistrati di Milano e Perugia gli hanno contestato prima una telefonata tra un certo «signor M.» e l'avvocato Pacifico, e poi si apprestavano a chiedergli di un colloquio tra lui e l'avvocato registrato nello studio di Pacifico. A quel punto Squillante ha scelto la strada del silenzio. «E' proprio così - commenta Flamminii Minuto -. Lui vuole scendere sul terreno concreto, non rimanere alle chiacchiere telefoniche. Per questo ci ha chiesto di fare un'istanza affinché i procuratori raccolgano tutti i processi di cui s'è occupato e spieghino in quali di questi lui avrebbe fatto qualcosa di irregolare. Adesso vedo che il pm Ielo è venuto a Roma per spulciare tra i registri dell'ufficio istruzione; non mi illudo sulle intenzioni dei pm, ma certamente è un'attività che va nella nostra direzione». Nonostante la lettera di dimissioni arrivata ieri al Csm - che ha chiesto e ottenuto conferma al carcere di Opera - Renato Squillante non è ancora un ex magistrato. L'organo di autogoverno dovrà discutere e ratificare l'abbandono della toga, ma fino a quel momento Scrollante resta un magistrato. E ieri, come atto dovuto, è arrivata la sospensione dalla funzione e dallo stipendio decretata dalla sezione disciplinare del Consiglio; gli hanno lasciato un assegno alimentare mensile «pari ad un terzo degli emolumenti». Tre consiglieri - i «laici» Fumagalli, Gabri e Viviani - hanno giudicato «illegittimo» il provvedimento. E sull'addio alla toga, per quanto polemico, a palazzo dei Marescialli (sede del Csm) si raccolgono solo commenti distaccati. Tutti dicono di essere rimasti colpiti e di voler aspettare l'esito dell'inchiesta giudiziaria; con Marco Pivetti, di Magistratura democratica, che aggiunge: «Ci sarà da capire perché un magistrato che ora da più parti viene definito chiacchierato, ha potuto operare tranquillamente senza che nessuno dei colleghi d'ufficio abbia saputo tradurre chiacchiere e sospetti in richieste di intervento del Csm». Giovanni Bianconi Oggi è previsto un altro interrogatorio Potrebbe essere l'anticamera degli arresti domiciliari rivata allindomani del primo interrogatorio subito, quello del gip, ed ha preceduto l'annuncio dello sciopero della fame. Sciopero che continua, con la direzione del carcere che ha disposto un controllo costante dello stato di salute del detenuto. «So che la moglie lo ha pregato di interrompere questa Renato Squillante, rinchiuso nel carcere di Opera dal 12 marzo scorso Renato Squillante, rinchiuso nel carcere di Opera dal 12 marzo scorso

Luoghi citati: Milano, Perugia, Roma