I mezzibusti dell'Ulivo

I mezzibusti dell'Ulivo I mezzibusti dell'Ulivo Sposini e Lasorella alla convention IL CASO TELEVISIONE E POLITICA SROMA EMBRANO trascorsi secoli ma in realtà non sono passati nemmeno dieci anni da quella lunga serie di spot elettorali del psi i cui protagonisti erano Bettino Craxi, nei panni dell'intervistato, e Giovanni Minoli e Lorenza Foschini, in quelli degli intervistatori. E sebbene si fosse in piena prima Repubblica anche allora l'idea che due giornalisti del servizio pubblico si prestassero a fare da «testimonial» ad un partito destò parecchie polemiche. Adesso la storia sembra ripetersi: è di ieri la notizia che Carmen Lasorella (uno dei volti più conosciuti del tg2, conduttrice, per il momento, di un programma in proprio) presenterà, in compagnia di Lamberto Sposini (tg5) la convention dell'Ulivo che si apre domani a Milano. Presenterà, o forse sarebbe meglio dire dovrebbe presentare, perché la cosa sta suscitando non po- co clamore. Il presidente della commissione di Vigilanza Rai, Marco Taradash, infatti, ha molto da ridire, in proposito: «Mi chiedo - osserva l'esponente riformatore - se la Rai abbia soppresso, magari d'intesa con l'Usigrai, il codice di comportamento che questo comportamento vieta evidentemente solo per i periodi in cui non c'è niente da vietare». La vicenda è delicata, la parola passa ad un espo- nente della parte avversa a Taradash, Giuseppe Giubbetti. Il quale spiega: «Di questa storia io non so nulla. Se c'è veramente un codice interno all'azienda va rispettato, altrimenti i giornalisti decidono secondo la loro sensibilità. Comunque il presidente della commissione di Vigilanza sarebbe più credibile se si fosse mosso prima, per esempio per criticare quanto è avvenuto nel servizio pubblico dove fior di professionisti come Lasorella sono stati emarginati». Anche Rosy Bindi difende la telegiornalista: «E' una libera cittadina, e può tranquillamente presentare la convention dell' Ulivo». La questione divide anche il mondo dell'informazione. A Montecitorio, tra i cronisti della stampa parlamentare si fa un gran parlare della vicenda, e quando alla Camera fa capolino il direttore del tg2 Clemente Mimun diventa inevitabile accennarvi. «Io penso - spiega il capo del telegiornale della seconda réte che i giornalisti siano liberi di esprimere le proprie idee. Ciò detto, vi immaginate che cosa sarebbe successo se io avessi presentato, che so, una "convention" del Polo? Sarebbe scoppiato il finimondo. Comunicati dell'Usigrai, dichiarazioni di Vincenzo Vita...». Di diverso avviso Paolo Serventi Longhi, segretario di Stampa Romana, il sindacato dei giornalisti della capitale, che spiega: «Secondo me è giusto che i cronisti dichiarino da che parte stanno, è un bene che si espongano. Non ci trovo niente di male, anzi». E la vicenda ha degli strascichi anche in casa Fininvest. Certo, per Sposini, il problema è diverso, perché lui appartiene ad un gruppo privato. E il suo direttore lo difende: «E' una polemica gonfiata», dice Mentana. Ma Emilio Fede non resiste alla tentazione di dire la sua: «Adesso si capisce - ironizza il direttore del tg4 - perché quando la sinistra giudica i telegiornali delle reti Fininvest va sempre a finire che Fede e Liguori sono i birbaccioni della situazione e invece il tg5 è al di sopra delle parti...». A tarda sera l'autodifesa di Sposini: «Non vado all'Ulivo per fare il testimonial». Maria Teresa Meli Si difendono così «Sempre giornalisti mai testimonial» Carmen Lasorella, già conduttrice del telegiornale e inviata Rai

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