VITTORIA DI GRUPPO di Roberto Beccantini

h DALLA PRIMA MOINA VITTORIA DI GRUPPO questa, che nella sua fulgida storia non le era mai riuscita, neppure ai tempi di Sivori e Platini. Nelle semifinali della Champions League la aspetta, ad aprile, il tosto e ruggente Nantes di Nicolas Ouedec, fresco eversore dei russi dello Spartak Mosca. Occhio al calcio francese: è di martedì la solenne lezione inflitta dal modesto Bordeaux al Milan (non più?) stellare. Inoltre, per squalifica, all'andata mancheranno Conte, Deschamps e Torricelli. Al Bernabeu aveva risolto Raul, il talentino di casa. Al Delle Alpi hanno risposto, per le rime, il pennello di Del Piero (che rivincita, la sua) e la carabina di Padovano. Le assenze, pesanti su entrambi i fronti (Ravanelli, Sousa e in extremis Ferrara da una parte; Buyo, Redondo, Hierro, Amavisca, Zamorano dall'altra) hanno di sicuro condizionato più il Real che Madama, alzatasi dai blocchi con il rombo di un Jumbo. Straordinaria ci è parsa la prestazione offerta da Gianluca Vialli, per nulla zavor- rato dalle energie dedicate al sindacato. Dopo un primo tempo a tratti possessivo ma spesso titubante, e questo per la superiorità esercitata dai rivali a centro campo, là dove Conte, Jugovic e Deschamps venivano sistematicamente accerchiati, la Juventus ha cambiato marcia nella ripresa, con l'ingresso di Di Livio al posto di Jugovic e anche, se non soprattutto, grazie a una presa di coscienza collettiva: bando ai calcoli e ventre a terra. Il gol di Padovano, propiziato da un piratesco abbordaggio di Vialli e da un estemporaneo assist di Porrini, lui così greve e la parabole così dolce, ha premiato il furore che, come d'incanto, si era impossessato delle anime bianconere. Era quello, solo quello, il modo per rendere giustizia al pubblico e sbriciolare un avversario dal palleggio infido ma dal guscio tenero e l'attacco sterile (non più di un tiro insidioso, scoccato da Milla, agli sgoccioli). E' stata una vittoria di gruppo: e, dunque, di tutti. Da Lippi, che al Bernabeu era incorso in strafalcioni tattici da matita rossa, all'ultimo dei gregari. La gente ha fatto la sua parte, se si escludono i beceri brusii all'indirizzo di Rincon e qualche delirante devi morire, un avvilente campionario al quale gli ultra spagnoli hanno replicato svellendo seggiolini e ingaggiando pericolose baruffe con la polizia. Intendiamoci: pur limitando Laudrup e oscurando Raul, c'è stato da soffrire sino al termine, visto che il 2-1 avrebbe qualificato, comunque, il Real, anche se, stringi stringi, di Peruzzi non ricordiamo che una parata, comoda, su punizione di Rincon. La partita è stata aspra, come testimoniano le due espulsioni (Alkorta, Torricelli) e gli otto ammoniti. A garantire lo spettacolo, tutt'altro che eccelso sul piano squisitamente tecnico, hanno contribuito il pathos, l'intensità, la passione delle notti di Coppa, della sentenza inappellabile, del futuro paurosamente in bilico, di qui il più profondo dei baratri, una spanna più in là il più radioso dei paradisi. Il Real, a Torino, ha giocato peggio che la Juve a Madrid. Anche questo spiega il risultato. E così, la stagione di Madama continua. La squadra di Lippi non può prescindere dalle armi del pressing e della voracità fisica. Non lo dimentichi più. Sopravvivere ai pronostici di Sacchi non è da tutti. Ecco un altro merito da ascrivere a Lippi e ai suoi prodi. Roberto Beccantini

Luoghi citati: Bordeaux, Ferrara, Madrid, Mosca, Torino