Due pessime notizie per Dole trionfatore

Moglie separata taglia un pezzo di pene al marito PRESIDENZIALI USA Il senatore repubblicano conquista oltre mille delegati, la nomination è ormai sicura Due pessime notizie per Dole trionfatore Ultimo «no» da Colin Powell, e rispunta il miliardario Perot WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE E' stato finalmente, per Bob Dole, il giorno di un'incoronazione lungamente annunciata. Con una schiacciante vittoria nelle primarie del MidT West, il capo dei senatori repubblicani ha superato «quota 1000» nella raccolta dei delegati alla Convention di San Diego e ha quindi ufficialmente la «nomination» in tasca. «Il mercoledì sta diventando il mio giorno preferito della settimana», ha allegramente commentato Dole celebrando la vittoria e promettendo che «entro pochi mesi Bill Clinton sarà fuori dalla Casa Bianca». Ma questo, almeno al momento, è tutt'altro che scontato, e anzi il presidente uscente si mantiene solidamente in testa nei sondaggi. Per di più, l'allegria di Dole nel giorno della vittoria è stata guastata da due brutte notizie. La prima è costituita dal riaffacciarsi dell'«incubo Perot». Lo stravagante miliardario texano ha costituito un terzo partito, il «Partito della Riforma», proprio come strumento per l'eventuale presentazione di un candidato presidenziale da contrapporre a Clinton e Dole. Ross Perot non ha mai detto che quel candidato sarà lui, anche se non lo ha mai voluto escludere. Ha invece ripetutamente promesso di avere in mente sei o sette grandi nomi, ognuno dei quali potrebbe incarnare quello che lui chiama il «George Washington II», l'uomo che riconsegnerà l'America agli americani. Tra i sei o sette candidati a reincarnare George Washington c'è ovviamente anche Perot. Ma, fino a questo momento, tutto è vago e confuso: non si sa se ci sarà un terzo candidato e non si sa chi potrebbe essere nel caso ci fosse. Negli ultimi giorni, tuttavia, Perot ha cominciato ad agitarsi, facendo salire la febbre a Dole. Prima il mercuriale miliardario ha messo il suo nome in lizza, come candidato presidenziale, in Texas e Florida, anche se ha spiegato che è stato solo per «mettere il cappello» su un posto che potrebbe poi essere occupato dal candidato vero. Infine, proprio ieri, Perot ha cominciato a accennare più esplicitamente del solito alla possibilità che George Washington II possa essere proprio lui. La ragione per cui l'ipotesi di una ricandidatura di Perot terrorizza Dole è evidente: l'elettorato perottiano è in netta maggioranza anti-Clinton, per cui, se ci fosse un terzo candidato, il voto anti-Clinton si spaccherebbe. Non a caso quello dell'apparizione di un terzo candidato è lo scenario di gran lunga prediletto dalla Casa Bianca. In conseguenza delle manovre di Perot, Dole si è già buttato a capofitto in un'opera di riassorbimento preventivo, chiedendo confronti diretti e dibattiti che gli consentano di dimostrare che quanto vogliono i perottiani è esattamente quanto lui ha fatto, sta facendo e intende continuare a a fare. La seconda preoccupazione di Dole si chiama Colin Powell. Sembra che, anche privatamente, il generale continui a respingere con nettezza la corte di Dole, che lo vorrebbe al suo fianco come vicepresidente. Non è una proposta facile da rifiutare, perché, vista l'età di Dole e la popolarità di Powell, questi si troverebbe nella condizione ideale per lanciare una propria candidatura presidenziale nel 2000. Il fatto che Powell continui a rifiutare è spiegabile principalmente con un pronostico: evidentemente anche il generale, che è sicuramente mólto ben collegato a influenti ambienti repubblicani, non crede che Dole possa vincere il duello con Clinton. [p. p.] Il miliardario texano Ross Perot Un'insidia molto pericolosa per Bob Dole

Luoghi citati: America, Florida, San Diego, Texas, Usa