De Vita un transfert chiamato Milly
43 Al Macario omaggio alla cantante che fu un simbolo per quasi mezzo secolo De Vita: un transfert chiamato Milly Canzoni e lettere da una carriera inimitabile Non è Milly, è Raffaella. Lunghe chiome ricciute e non l'onda di capelli su un lato del volto triangolare. Stesso fisico minuto, tacchi alti e rose rosse come omaggio e citazione. Nel gioco ambiguo di evocazione ed identificazione, scorre lo spettacolo «Milly. Voce notturna» che Raffaella De Vita propone al Macario fino al 24 marzo.'Solo la voce resta miracolosamente estranea ad uno sdoppiamento che è solo suggerito, ma al tempo stesso palesemente sottinteso. Lo spazio di una distanza incolmabile, di un raffronto accuratamente evitato, allontana le due voci. Quella di Raffaella - un po' chanteuse, un po' esistenzialista - che intona il repertorio di Milly. Quella di Milly che non si sente più. Puoi ricordarle quelle intonazioni viscerali ed aggraziate, puoi immaginarti quella formula segreta di ironia, spleen ed erotismo. Ma neppure un'eco di quella voce suona nell'interpretazione della De Vita, che saggiamente adatta alle proprie corde un repertorio che spazia dagli Anni Venti ai Settanta. E' proprio la personalità di Milly che ancora si rivela nello spettacolo realizzato dalla De Vita in collaborazione con Filippo Crivelli (che fu legato alla vedette da un fecondo sodalizio artistico). Quell'esistenza devota al palcoscenico, quell'apparire al tempo stesso sopra e sotto le righe, sono il refrain di una vita documentata, qui, con inserzioni di brani diversi: lettere di Cesare Pavese, note di De Monticelli, frasi della stessa Milly. Si ripercorre una carriera pohedrica: dalle esibizioni adolescenziali all'«Iris» di Torino ai blasonati palchi nazionali, dal varietà all'operetta alla prosa. Esistenza anche esemplare, tenacemente fedele a un modo di essere, ma capace di continuo rinnovamento. E di ri¬ nascite faticose: come quella seguita al ritorno in Italia, dopo una lunga trasferta americana. Ecco, non la voce, ma quel temperamento d'artista e di donna «canta» ancora nei motivi che erano i «suoi»: seppure firmati da Ranzato o Liberovici, Moustaki o Farassino, magari Brecht e Weill, Piazzolla. Come furono sue le «Rose rosse» e la «Malinconia», la «Soutudine» o le «Scarpe nuove». Sue le canzoni che, in virtù d'interpretazione, diventavano teatro. E proprio con questa lettura «forte» si sintonizza la brava De Vita, accompagnata in scena dai musicisti Aldo Rindone e Silvano Biolatti. Dal pubblico, molti applausi a lei, alla sua bella voce e a un transfert artistico efficace perché controllato. Silvia Francia Raffaella De Vita interpreta le canzoni di Milly con la regia di Filippo Crivelli
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