I vescovi: «Resistete al lavoro domenicale»

I due malviventi «Non volevamo ucciderlo, il colpo è partito durante la lotta» Il documento presentato da Saldarmi I vescovi: «Resistete al lavoro domenicale» «Possono crearsi anche ripercussioni nella vita affettiva di genitori e figli» I vescovi del Piemonte e della Valle d'Aosta sono tornati sul tema del lavoro domenicale con un documento presentato ieri sera al Circolo della Stampa dall'arcivescovo di Torino, cardinal Saldarmi, dai vescovi di Alessandria, Charrier, e di Susa, Bemardetto. «Un tempo per la produzione e un tempo per la condivisione», reso pubblico nella solennità di San Giuseppe, è stato redatto in occasione del vertice europeo. La riflessione dei vescovi parte da ima considerazione: «Con il prolungamento del lavoro al "fine settimana" siamo di fronte a uno dei fenomeni della modernità, verso la quale non abbiamo rifiuti aprioristici né accettazioni acritiche. Ogni tempo è "favorevole" per Dio che cerca gli uomini». Poco oltre, dopo aver esaminato le motivazioni economiche e sociali del lavoro festivo nei diversi settori: «Il fenomeno risulta poco facilmente arginabile». Le conseguenze? «La tendenza è ad impoverire e a indebolire il "fine settimana" proprio nella sua portata simbolica e carica di valori universali, di celebrazione collettiva del tempo del riposo e della condivisione». In questo scenario si prevedono «ripercussioni sul vissuto delle famiglie, dove le turnazioni già sottopongono coniugi e figli a fatiche e solitudini stressanti, che trovano nel fine settimana recupero e condivisione». Il documento disegna poi le prevedibili conseguenze sulla comunità cristiana: «Alla diffusione del lavoro festivo ci si possono attende¬ re contraccolpi sulla pratica religiosa. Da un lato esso tenderà a indebolire il richiamo ai valori religiosi che il fatto stesso di andare a Messa induce nella coscienza profonda dei fedeli. Dall'altro si indebolirà la coscienza di appartenere a una comunità di credenti che la partecipazione regolare ai riti domenicali esprime fortemente». Questa situazione, dicono i vescovi, «può riflettersi anche sulla più ampia fascia di credenti generici. Verrebbe infatti indebolita un'importante modalità di essere credenti, la "visibilità" dell'essere Chiesa riunita nella domenica». Di fronte a tanti pericoli, il documento propone un atteggiamento di "resistenza": «Ci pare che la strada del consumismo richieda una riflessione culturale critica, più che un'incentivazione. Non si tratta di moralismi preindustriali quanto di trovare strade di governo dell'economia che leghino al rigore delle leggi economiche un alto senso dei bisogni profondi della gente. Forse non si investono ancora sufficienti energie, cultura, ricerca in questa direzione». I vescovi propongono un impegno per «trovare, al di là della logica del produrre e delle regole del mercato, la saggezza di tenere presenti bisogni umani fondamentali che non sono sacrificabili». Inoltre, i cristiani «devono farsi portavoce delle istanze di umanizzazione che, nel caso dei nuovi orari, interessano tutti i cittadini indipendentemente dalla loro fede». [m. t. m.]

Persone citate: Charrier

Luoghi citati: Alessandria, Piemonte, Susa, Torino, Valle D'aosta