Artisti i no dei velleitari

Rifiutare gli sponsor? Un errore Rifiutare gli sponsor? Un errore Artisti, i no dei velleitari |j apparsa di recente sui gior/ nali la notizia che annuncia - non senza enfasi - la guerra degli artisti tedeschi agli 1 sponsor. «Dichiarazione di Dusseldorf» è chiamato il documento di rivolta di ben trecento artisti, di successo e no, contro la presunta «corruzione» indotta da committenti pubblici e privati. Il gesto è quasi senza precedenti ed è fonte di riflessioni sull'intero sistema dell'arte nei regimi democratico-borghesi lontano quindi dagli esempi di creazione coatta propria dei regimi autoritari. Questo gesto dal sapore forte rivela subito però il suo velleitarismo e lascia ben trasparire i limiti reali della sua forza d'urto, dal momento che non tende a minare - neppure in sede teorica - i fondamenti dell'intero sistema dell'arte di cui committenza e sponsorizzazioni sono soltanto due elementi. Gonvien rifarsi agli studi di Albert Boime ed in particolare al suo Artisti e Imprenditori: Boime mette in evidenza come la Storia dell'Arte moderna abbia assegnato al committente un ruolo sempre più marginale fingendo ipocritamente che egli non abbia quasi parte nel processo creativo delle opere d'arte a differenza di altre epoche storiche come il Rinascimento o il Barocco italiano. E' questa l'ideologia connaturata al mito borghese in cui l'artista grazie al suo genio produce capolavori unici ed irripetibili, pregiudizio che, alimentato dal romanticismo idealistico, sostanzia l'ideologia della modernità, le sue ambizioni storicistico-puriste giù sino alla coda postmoderna sotto forma di tema conduttore negli atteggiamenti teorici che sottendono i processi creativi e la figura dell'artista. Artisti e committenti sono elementi di un'identica compagine sociale ed il sistema della committenza e degli sponsor è parte di un patto economico-sociale che stabilisce in concorso con l'intero sistema dell'arte i limiti entro i quali l'artista deve potersi muovere. Si mette così in evidenza il predominio culturale dell'elite dominante la quale rende visibile il lavoro dell'artista in cambio della sua lealtà. Si garantisce allora la circolazione e la vendita delle opere d'arte e la celebrazione reciproca. I grandi sponsor industriali sono lo specchio dell'alleanza fra impresa capitalistica e cultura moderna. Lo dimostra la fioritura di mostre-spettacolo, di musei supportati dall'industria, la riconversione dei luoghi di lavoro in spazi espositivi, i restauri. Si dimostra così la propria lungimiranza, la propria efficienza mentre si assiste all'uso strumentale dell'arte e della cultura al fine di accrescere il proprio prestigio culturale e di autocelebrarsi. Con la caduta del mecenatismo individuale e l'avvento delle forze di mercato o di quelle dello Stato è mutato, ma non si è cancellato, il rapporto tra artista e committente. Boime ricorda come a questo punto subentri la figura del mercante d'arte con funzione di mediatore e che «... le forme della committenza si adeguano via via ai cambiamenti politici e sociali...». Si evidenzia allora l'ipocrisia della «Dichiarazione di Dusseldorf» nel riconoscere e condannare soltanto nelle pressioni della committenza censure e dettami alla creatività artistica con l'imposizione di modelli graditi. Quel documento per essere almeno teoricamente credibile avrebbe dovuto - caso mai - attaccare tutto quanto 0 sistema dell'arte, sistema in cui sponsor e committenza hanno un ruolo chiave ma non assoluto. La cultura dominante è l'espressione di un insieme di elementi che - non solo per le arti figurative sono fortemente interconnessi e vanno dal ruolo di leadership delle nazioni ricche (Usa in particolare) al rinnovato ruolo promozionale svolto dai moderni musei in un gioco in cui attori sono curatore, critici di fiducia, elette gallerie private, case d'asta e riviste specializzate. Tutto il sistema della creatività è ipocrita nel senso che dà l'illusione agli artisti di godere della libertà totale. Ma anche l'artista è ipocrita: infatti interiorizza i modelli della cultura dominante e ad essi si adegua con forme più o meno coscienti di autocensura salvo mimare - a scopo liberatorio - i gesti di un'educata rivolta. Sa bene che il proprio assenso ed il rispetto per la consegna di non travalicare i limiti stabiliti sono l'unica strada che lo potrà portare dritto al successo. Ugo Nespolo

Persone citate: Albert Boime, Boime, Ugo Nespolo

Luoghi citati: Usa