Pena ridotta ai violentatori

Bologna, due giovani condannati a 2 anni e sei mesi, salvati in appello: il ratto a scopo di libidine è stato cancellato Bologna, due giovani condannati a 2 anni e sei mesi, salvati in appello: il ratto a scopo di libidine è stato cancellato Pena ridotta ai violentatori La nuova legge li ha «graziati» BOLOGNA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE La legge è più severa, ma la pena, malgrado tutto, è minore. Un paradosso giuridico che farà scuotere la testa a tante donne e rallegrare molti imputati che condannati a pene più dure in primo grado, potranno sperare in uno sconto all'appello. A sorridere, adesso, sono due giovani bolognesi accusati di atti di libidine e ratto a fine di libidine nei confronti di una ragazza che si sono visti ridurre la pena, come conseguenza dell'entrata in vigore della nuova legge sulla violenza sessuale, una legge più «severa» che punisce la violenza sessuale non come reato contro la morale, ma contro la persona. I fatti risalgono a due anni fa: i due amici avevano fatto salire sulla loro auto un'amica, l'avevano portata sui colli e lì avevano compiuto gli atti di libidine violenta. Una volta liberatasi, la ragazza li aveva denunciati e il tribunale li aveva riconosciuti colpevoli infliggendo loro una condanna a due anni e sei mesi di reclusione. Ieri, la sorpresa in Corte d'Appello di Bologna: la pena è stata ridotta a un anno e otto mesi. Com'è possibile? Gli esperti del diritto spiegano che con l'entrata in vigore della nuova legge è «sparito» il reato di ratto a fine di libidine, che aveva una pena base di tre anni. I giudici della Corte hanno dovuto far ricorso ad un reato analogo: quello di sequestro di persona, che ha una pena base di sei mesi. Ecco, dunque, svelato l'arcano. Maria Virgilio, avvocatessa molto critica verso il lavoro compiuto dal Parlamento, non si stupisce: «La severità della nuova legge è solo virtuale. E' stata fatta male, frettolosamente. Le nostre parlamentari l'hanno voluta a tutti i costi e comunque. Ma dal punto di vi¬ sta tecnico lascia aperte molte maglie. Casi come questi si ripeteranno». Di paradosso parla Guido Magnisi, ovviamente soddisfatto, in quanto legale dei due giovani: «Il dato paradossale è che si è creata una fascia di minor punibilità nonostante che l'intendimento del legislatore per il futuro sia sicuramente più repressivo. La norma abrogatrice crea, per i fatti vecchi, una discrepanza nel diritto». Il paradosso va cercato nella successione delle leggi: gli episodi precedenti all'entrata in vigore delle nuove norme, in sostanza, non possono essere giudicati con queste nuove norme perché la legge non ha potere retroattivo. L'abrogazione, invece, poiché favorevole all'imputato, può essere usata da subito. I due giovani bolognesi hanno usufruito della sparizione del reato di ratto, che traeva le proprie origini dal «ratto a fine di matrimonio», un'archeologia del costume. Per Magnisi i casi come questo sono inevitabili: «Quando c'è la successione di legge, nel tempo si creano imbarazzi interpretativi». Ma per Maria Virgilio la causa va ricercata nei limiti delle nuove norme: «Era meglio la legge vecchia che una nuova legge sbagliata. L'introduzione del concetto di 'minor gravità", ad esempio, amplia a dismisura la discrezionalità del giudice. E anche l'aumento della procedibilità d'ufficio è un limite con cui dovremo spesso fare i conti». Una sentenza che, sicuramente, farà discutere e che ha spezzato una lancia a favore di chi avrebbe preferito attendere ancora un po' di tempo, malgrado i diciannove anni già trascorsi, pur di avere norme più sicure. Insomma, dopo tanti anni di battaglie e infinite polemiche, è ancora punto a capo. Marisa Ostolani

Persone citate: Casi, Guido Magnisi, Magnisi, Maria Virgilio, Marisa Ostolani, Pena

Luoghi citati: Bologna