Squillante in carcere rifiuta il cibo

3 L'avvocato Pecorella: una protesta estrema contro il protrarsi della detenzione preventiva Squillante in carcere rifiuta il cibo Si indaga su conti miliardari, inquisito l'agente di cambio MILANO. Renato Squillante, capo dell'ufficio gip di Roma, ha deciso di iniziare lo sciopero della fame. Una forma di protesta estrema decisa, spiega l'avvocato difensore Gaetano Pecorella, «contro il protrarsi della carcerazione preventiva». La decisione di Squillante arriva proprio all'indomani del messaggio del Presidente della Repubblica («il magistrato deve saper accettare, come e più di ogni altro cittadino, l'eventuale azione giudiziaria che lo colpisce personalmente»); non c'è forse contraddizione? «Squillante - precisa Pecorella - non rifiuta che per cause di indagine una persona possa essere arrestata. Contesta il fatto, nel suo caso, che la custodia venga applicata ad un uomo anziano e per fatti lontani nel tempo». Anzi, secondo Pecorella, Squillante ha operato la sua scelta riferendosi alle parole del Capo dello Stato «sui valori della libertà»: «Vuole evidenziare - spiega - che essa deve essere compressa solo se vi sia la ne¬ cessità di salvaguardare la collettività». Da qui la decisione di «astenersi dal mangiare per una scelta morale». A cui si aggiunge «un sostanziale rifiuto del cibo dovuto allo stato fisico e psicologico in cui versa». E lo stato di salute del suo cliente sarà uno dei motivi che Pecorella inserirà nel ricorso in Cassazione - secondo quanto preannunciato, lo presenterà oggi - in cui chiede l'annullamento dell'ordine di custodia cautelare. Ma ciò che appare sempre più centrale nell'inchiesta è .un'altra questione che riguarda Squillante: i suoi conti. Questione che sembra aver messo nei guai anche chi li gestiva: Giorgio Aloisio De Gasperi è stato infatti interrogato ieri, nella veste di indagato. Si tratta di uno dei soci della Aloisio-Foglia-Ventura, la Sim visitata domenica dalla Guardia di Finanza. «E dove gli inquirenti interviene polemico l'avvocato Pecorella non hanno scoperto un bel nulla: gli aveva- mo indicato noi dove poter eseguire i controlli». Davvero «un bel nulla»? Innazitutto, quanto c'era a nome di Squillante? Più di un miliardo e mezzo, come sussurrano le solite voci; 3-400 milioni, come ha indicato il magistrato in carcere; o ancora meno, come fa sapere la stessa Sim? Pecorella dice di non sapere a quanto ammonta il patrimonio del suo cliente, anche se le cifre circolate in questi giorni gli sembra vadano ridimensionate «e comunque - osserva - Squillante ha detto che tutto è frutto di investimenti». Ridotta, ridotta assai, è invece la cifra che compare in un comunicato della Sim: «Abbiamo intrattenuto conti per importi di modestissima entità», si legge in un comunicato. «Una trentina di milioni», si precisa (ufficiosamente). Ma, attenzione, si spiega poi che questo avviene a partire dalla costituzione della Sim, nel 1992. «Per quanto riguarda i rapporti precedenti - prosegue il comunicato sono stati intrattenuti esclusivamente con il dottor Aloisio De Gasperi, quale agente di cambio, come risulta dalla documentazione a disposizione degli inquirenti». Lo stesso Aloisio De Gasperi che, ieri alle 17, entra nell'ufficio di Ilda Boccassini (dentro c'è anche Gherardo Colombo) e ci resta per più di due ore. Accompagnato dal suo avvocato, Giuseppe Bana. Dunque, sicuramente non è testimone; indagato? Il legale cerca di negare; ma non riesce a spiegare la propria presenza. Poi aggiunge: «Ne riparleremo». In quanto ad Aloisio dice che essere comparso sui giornali gli ha dato «molto fastidio». Ma curava gli interessi di Squillante? «Sì, certo». Si parla di un miliardo e mezzo, non è una cifra eccessiva per un magistrato? «Sono tutte cifre esagerate... molto esagerate». Non si sa quale reato possa venir contestato ad Aloisio. L'avvocato Bana nega decisamente possa essere il riciclaggio, mentre in procura circola un'altra ipotesi: ricettazione. Presso la Sim, poi, c'era anche un fascicolo con tracce di investimenti (pare alcune centinaia di milioni) intestato all'avvocato Attilio Pacifico, sentito ieri dai pm nel carcere di Opera. Ancora una volta un interrogatorio breve e polemico, almeno stando al suo difensore, Franco Patanè: «Hanno continuato a chiedergli notizie sulle sue puntate al casinò. E lui a un certo punto si è rifiutato di rispondere perché sono cose che riguardano esclusivamente la sua vita privata». Si chiude così un'altra giornata convulsa, che ha visto un'altra «puntata» in procura di Antonio Di Pietro: di nuovo le voci «è teste nell'inchiesta»; di nuovo le smentite. Susanna Marzolla «Non aveva una buona opinione di Mani pulite, perché lui è un garantista e vincerà anche questa battaglia» «Il tesoro? Vìve del suo stipendio, che è alto. E ha giocato in Borsa per anni. Mica ha guadagnato un miliardo in pochi giorni» «Era stimato da tutti Nel 1971 aprì il processo per i fondi neri della Montedison Il primo "caso" di tangenti in Italia» veva una buona opinione perché lui è un garantista rà anche questa battaglia» suo stipendio, che è alto. to in Borsa per anni. Mica miliardo in pochi giorni» Il carcere di Opera, dove da martedì scorso è rinchiuso Renato Squillante, il capo dei gip di Roma (a lato). La richiesta dei legali di ottenere gli arresti domiciliari è stata respinta O o lui, per i l priai ce quilo che' o delfigui meo? E' o co vita. erché dotto i vemagidella trati testa to un «Q«LIl procuratore aggiunto di Mani pulite, Gerardo D'Ambrosio «NipdIi Il carcere di Opera, dove da martedì scorso è rinchiuso Renato Squillante, il capo dei gip di Roma (a lato). La richiesta dei legali di ottenere gli arresti domiciliari è stata respinta

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