IA SFIDA ESTREMA di Alessandro Galante Garrone

IA SFIDA ESTREMA IA SFIDA ESTREMA QUEL che più mi sorprende, e, per dirla tutta, offende la mia coscienza di vecchio giudice, è il fatto che sia stato proprio un magistrato, un alto magistrato alla testa di un ufficio giudiziario di estrema responsabilità, a decidere, perché detenuto, di attuare uno sciopero della fame. Intendiamoci. Se sussistono, seriamente comprovati da imparziali esperti medici, motivi di salute, non si prolunghi neppure di un giorno, di un'ora, la sua detenzione. Tanto più che, avendo egli superato di un anno la settantina, il suo imprigionamento sarebbe giustificato soltanto per ragioni eccezionali. Sulla sussistenza o meno di tali ragioni, non posso ovviamente interloquire. Ma parliamoci chiaro. Se, oltre a ciò, Renato Squillante adduce che il suo atteggiamento deriva da una «scelta morale» allora abbiamo il dovere di obiettare che un magistrato che abbia prima di tutto il rispetto di sé e della propria funzione non può assumere un atteggiamento di così radicale contestazione della legittimità dell'autorità giudiziaria. Un atteggiamento che acquista il tono di una sfida tracotante di un atto sovvertitore. Putroppo, a questi estremi si è giunti - fin dai tempi delle prime insultanti contestazioni di Craxi, per giungere alle contumelie, e altre calunniose similitudini con la Uno bianca di Alessandro Galante Garrone CONTINUA A PAG. 6 SETTIMA COLONNA

Persone citate: Craxi, Renato Squillante