E' morto René Clément, regista di passione di Gianni Rondolino
E' morto René Clément, regista di passione Aveva 83 anni, la sua grande stagione fu nell'immediato dopoguerra, ai tempi del neorealismo italiano E' morto René Clément, regista di passione Autore di «Giochi proibiti» e «Le mura diMalapaga», premio Oscar IL nome di René Clément, morto ieri all'età di 83 anni (era nato a Bordeaux nel 1913), balzò in primo piano, nel panorama del cinema europeo risorto dalle rovine della guerra, nel 1946 con «La bataille du rail» (uscito in Italia con il titolo di «Operazione Apfelkern»), per il quale ricevette la Palma d'Oro per la migliore regia al festival di Cannes. Era un film sulla guerra e la Resistenza, un po' alla maniera del neorealismo italiano, in cui il suo passato di documentarista si calava in un'osservazione minuta e partecipe del dramma descritto. Ma era un film appassionato e appassionante che dimostrava nel suo autore non soltanto una padronanza tecnica e stilistica - che gli veniva dal suo precedente lavoro di operatore e regista di documentari -, ma anche un interesse per i problemi quotidiani, per i piccoli fatti, per i personaggi marginali, che ritroveremo in quello che forse è il suo film migliore, «Giochi proibiti» (1951). Ancora una storia di guerra, ma vi¬ sta questa volta con gli occhi di due bambini, e attraverso uno stile meno rigoroso, ma certamente più poetico, ricco di momenti di grande tensione drammatica. Sono gli anni in cui Clément contribuisce alla rinascita del cinema francese, il cosiddetto «cinema di qualità», contro il quale si scagneranno i giovani critici dei «Cahiers du cinema», i Truffaut, i Godard, i Rivette. Gli anni di «La bella e la bestia» (1946), realizzato in collaborazione con Jean Cocteau (ma il film è più opera di quest'ultimo che di Clément); di «I maledetti» (1947), un forte dramma bellico; di «Le mura di Mal a paga» (1948) con Isa Miranda e Jean Gabbi, Palma d'Oro a Cannes per la migliore regia e Oscar per il miglior film straniero. Sono soprattutto gli anni di «Le amanti di monsieur Ripois» (1953), anch'esso premiato a Cannes per la migliore regia, in cui Clément, utilizzando al meglio la straordinaria interpretazione di Gerard Philipe, costruisce una commedia di sottile spirito caustico, di raffinata fattura, non priva di qualche innovazione tecnica e stilistica (e per questo sarà molto lodata da André Bazin, il maestro riconosciuto dei giovani critici dei «Cahiers»). La sua fama di ottimo regista spettacolare, di abile narratore e di elegante interprete di opere letterarie si consolida con «Gervaise» (1955) dal romanzo di Zola, con «La diga sul Pacifico» (1959) dal romanzo di Marguerite Duras, con «Delitto in pieno sole» ( 1959) da un romanzo di Patricia Highsmith. Ma siamo ormai nell'ambito di una produzione un poco di maniera, non più sorret¬ ta da quello spirito indagatore e quella passione, anche umana e sociale, che si riscontravano nei suoi primi film. Ciò si vide soprattutto nella grandiosa ricostruzione storica di «Parigi brucia?» ( 1967), magniloquente quanto superficiale, in cui la rilettura della storia cedeva a una esaltazione, nemmeno mascherata, del generale De Gaulle. Forse il miglior Clément lo si poteva ancora ritrovare in qualche pagina esemplare di «Che gioia vivere» (1962), comica rievocazione dell'anarchismo italiano, o in qualche scorcio di «Il giorno e l'ora» (1962), con una grande Simone Signoret, o ancora nel suo ultimo film «L'uomo venuto dalla pioggia» (1971). Frammenti di una personalità di regista che si è andata a poco a poco smarrendo nella routine, e che le trasformazioni del cinema contemporaneo (di tecniche e di pubblico) hanno costretto a un prolungato silenzio. Gianni Rondolino Il regista francese René Clément era nato a Bordeaux nel 1913
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