Elitis, un Nobel da Platone ai surrealisti di Mario Baudino

Elitis, un Nobel da Platone ai surrealisti Morto a 84 anni il grande poeta: nella sua vita, la storia travagliata della Grecia Elitis, un Nobel da Platone ai surrealisti Miti e paesaggi dell'Eliade per l'odissea dell'uomo moderno E stato uno dei tre grandi poeti novecenteschi di una lingua parlata da appena dieci milioni di persone, eppure immensa ed eterna, il greco, la lingua da cui ha mosso i suoi passi l'Occidente; ha avuto il Nobel per la letteratura nel '79, uno dei suoi testi più celebri è stato musicato da Teodorakis. Eppure Odisseas Elitis, morto ieri ad Atene a 84 anni, è rimasto, fuori del suo Paese, uno scrittore per pochi, un poeta di culto, certo, ma senza la notorietà internazionale di Costantino Kavafis, di cui in qualche modo è stato l'erede e il continuatore. Odisseas Elitis (pseudonimo di Odisseo Alepudelis, nato a Eraklion nell'isola di Creta) più di ogni altro rappresenta in sé, nella sua opera e nella sua biografia, la Grecia moderna, il travaglio di una nazione rimasta a presidiare con irifinite contraddizioni un confine d'Europa, e in parte vittima essa stessa di una sindrome del confine. «Là dove prima dimorava il sole/ Dove con occhi di vergine si faceva chiaro il tempo/ Mentre per un mandorlo scosso nevicava il vento/ E sulla cima dell'erba s'accendevano i cavalieri// Là dove batteva lo zoccolo di un platano fiero/ E in alto una bandiera sferzava terra e acqua/ Dove mi aveva gravato fucile su spalla/ Ma nel cielo tutta la fatica/ Tutto LI mondo brillava come una goccia d'acqua/ Al mattino, ai piedi del monte// Ora, come per un sospiro di Dio un'ombra si dilata/...» scriveva nel Canto eroico e funebre per un sottotenente caduto in Albania (1945), tradotto in Italia nel '52. Erano, quei versi, segnati dall'esperienza della sua guerra, sul fronte albanese, contro il nostro esercito. Una guerra combattuta anche in nome di un mondo che, sentiva, rischiava di scomparire. Solo dopo il conflitto mondiale, nel '48, Elitis fa il salto «cosmopolita», con un soggiorno a Parigi che lo porta in contatto con i surrealisti. Fu un'esperienza deludente («La moda aveva lanciato un vestito che non era fatto per me. Molto meglio rimanere nudo», avrebbe poi commentato) ma non negativa. Classicità greca e stimoli dell'avanguardia sarebbero rimasti da allora i due poh della sua poesia; e a Parigi sarebbe nata la sua raccolta maggiore, Dignum Est (pubblicata nel '59), che una specialista come Paola Maria Minucci ha giustamente definito il suo momento cruciale; e dove alcuni versi possono essere letti come un'epigrafe: «Ricercai il bianco fino all'estrema intensità/ del nero/ La speranza fino alle lacrime/ la gioia fino all'estrema disperazione». A Parigi Elitis sarebbe tornato per pochi anni solo durante la dittatura dei «colonnelli», di cui fu ovviamente oppositore, fino a rifiutare nel '72 un premio di letteratura istituito dalla Giunta al potere. E anche ciò che il poeta seppe rappresentare in quegli anni bui per la Grecia contribuì certamente alla scelta della giuria di Stoccolma. Ma al di là di questo il suo Nobel, che a volte viene elencato - a torto - nella Usta delle «stranezze» dell'istituzione svedese, fu altamente significativo. Premiava un poeta che intanto aveva fortemente innovato la sua lingua, e soprattutto uno scrittore che sapeva rendere testimonianza del grandissimo impegno, certo segreto, dell'enorme responsabilità di chi per avventura si sia trovato a scrivere in versi. Come affermò, e non poteva dirlo più chiaramente, nel discorso di accettazione per la laurea ad honorem che gli venne conferita dall'Università di Roma nell'87: «Da Hòlderlin a Rimbaud, da Leopardi a Baudelaire, da Rilke a Ungaretti, è stato teso un filo che ad ogni contatto lancia scintille di verità. Un filo che ci unisce con ciò che di più valido, più umano, più vero esiste in questo mondo». Di Elitis, sono reperibili con relativa facilità in italiano le traduzioni di Diario di un invisibile aprile (Crocetti), Tre poemetti sotto bandiera ombra (Ponte alle Grazie) e le prose critiche II metodo del dunque e altri saggi sul lavoro del poeta (Donzelli). E in tema di prose, vale la pena di lasciare a lui l'ultima parola (da II piccolo marinaio): «Fin da piccolo mi hanno riempito la testa con l'immagine di una morte imbacuccata di nero, che tiene la vita come una trappola e ce la offre aperta con in mezzo l'inganno del piacere. Ma fatemi ridere. Diceva un'altra cosa chi masticava l'alloro. E non è un caso che giriamo tutti intorno al sole. Il corpo sa». Mario Baudino I poeta Odisseas Elitis