Firenze, spunta anche il quarto «mostro»

Firenze, spunta anche il quarto «mostro» Ascoltata anche una donna, l'indagine riparte: non convince il suicidio di un rivale di Pacciani Firenze, spunta anche il quarto «mostro» Un ex carabiniere, avrebbe avuto il ruolo di armiere della banda FIRENZE. E quattro, quasi una tribù. Mica pochi per essere tutti assassini maniaci, accoltellatori o qualcosa del genere. Tanto più che se la strada all'indietro imboccata dalle indagini sulle uccisioni del «mostro di Firenze» dovesse allungarsi, c'è da attendersi l'emergere di qualche altro protagonista. Almeno due, a quanto pare. Dunque, un nuovo sospettato, ieri. Quattro ore d'interrogatorio in questura, di fronte a Michele Guattari, capo della squadra mobile, quindi replay in procura della Repubblica, nell'ufficio al primo piano di Piero Luigi Vigna, detto il Granduca. Ancora due ore e mezzo di colloquio c'è da immaginare teso, mozzafiato: domande e risposte, molte domande, pare, e qualche decisa, disperata risposta. Perché il sospettato lo ha capito subito che al di là del buon nome in gioco c'era la libertà. Lo ha capito subito che lo sospettano essere l'armiere del gruppo che avrebbe seminato di morti le colline di Firenze, fra il 1968 e il 1985. Gruppo che, a dispetto della sentenza d'Assise d'appello, per l'accusa è formato da Pietro Pacciani, detto il Vampa, da Mario Vanni, detto Torsolo, e da Giancarlo «Beta» Lotti, detto Katanga. E da quest'ultimo personaggio: un uomo di razza bianca, fra i 60 e i 70, di media statura, vestito con un giubbotto color vinaccia che gli è servito per non farsi fotografa- re in volto. Un ex carabiniere. Lo avrebbero scovato nella campagna di San Casciano Val di Pesa, proprio dove, l'8 settembre 1985, l'assassino della Beretta calibro 22 ammazzò per l'ultima volta. Non un teste, questo nuovo personaggio, ma un protagonista di quelli importanti, uno che per rispondere alle domande degli investigatori eppoi dei magistrati ha ottenuto il conforto di un legale, l'avvocato Alessandro Becattini: naturalmente, fosse stato un semplice testimone avrebbe dovuto fronteggiare da solo la situazione. Come è capitato a Lotti, scivolato dalla posizione di teste a quella di coimputato, sia pure «pentito», sempreché ci si possa pentire dopo dieci anni di aver assistito diventi a uccisioni e squartamenti, se non aver fatto di peggio. Uno che avrebbe frequentato la combriccola del Pietro e di Torsolo, ma così, occasionalmente, ha spiegato. «Senza approfondire». Sposato, figli, incensurato, ritenuto a San Casciano «un cittadino al di sopra di ogni sospetto». A Firenze, invece, lo sospettano di essere l'armiere o il fornitore dei proiettili Winchester calibro 22, serie H: i soli usati dal mostro. Per la verità, anche in casa dell'indagato di giornata sarebbero state trovate pallottole di quel tipo, legalmente detenute, si sottolinea, forse con un po' di delusione. In ogni modo i «reperti» sono stati affidati agli esperti che faranno esami sul punzone del fon¬ dello al momento della stampigliatura e prove morfologiche per stabilire se esistano identità fra le H sul fondello dei proiettili di San Casciano e quelle sui bossoli trovati sui luoghi degli omicidi. Niente di concreto, per il momento, perché il nuovo personaggio, indiziato di concorso in alcuni delitti, ha retto l'urto, tanto che Luciano Rosini, questore di Firenze, ha commentato: «Siamo in una fase molto delicata e stiamo lavorando con serenità». Beato lui. Anche una donna è stata ascoltata in questura, e non per breve tempo. Ma è un filone parallelo all'inchiesta così detta Bis, quello che la riguarderebbe: perché l'indagine si sta allargando a macchia d'olio e tutto viene ripreso e riesaminato. Anche le carte che riguardano un suicidio che pareva certo e che ora non convince più: quello di Renato Malatesta, il marito di Maria Antonietta Sperduto, quella che, ricorda il Pietro, voleva ballare con lui ma «puzzava come una volpe». La donna sentita ieri sarebbe sua parente. Purtroppo, pare, non troppo informata. Forse, un po' più a conoscenze delle cose di quel suicidio di tanti anni fa sarebbe proprio l'uomo di razza bianca ansiosamente interrogato prima in questura eppoi in procura. Vincenzo Tessandorì Sessantenne, abita vicino a San Casciano dove il killer della Beretta 22 uccise l'ultima volta L'uomo interrogato esce in auto dalla Procura coprendosi il volto :

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