«Questi sono i miei gioielli» di Filippo Ceccarelli

«Ora capisco cosa vuol dire avere 3 tv per distruggerti» «Questi sono i miei gioielli» Inchieste giudiziarie e doni da favola REGALI PERICOLOSI SROMA E «un diamante è per sempre», come promette la pubblicità dei gioiellieri, tanto vale chiedere conferma a qualche Procura della Repubblica. I magistrati di Milano, per dire, devono aver verificato questa supposta eternità anche con testimonianze e fotografie, arrivando alla conclusione che certi brillanti acquistati da Berlusconi dal prestigioso Eleuteri, a via Condotti, sono finiti ad adornare le grazie di alcune mogli di magistrati romani. Ma di oggetti preziosi, ovviamente con relativi listini dei prezzi e indicazione di acquirenti e destinatari, si sono occupati in questi ultimi tempi anche i giudici di Palermo, di Perugia, di Napoli e di Roma. In linea di massima il cliente giustifica la propria generosità con la categoria della donazione; le Procure gli rispondono con quella della corruzione. Succede da sempre, e non solo in Italia. Basti pensare alle regalie di gemme del dittatore africano Bokassa, che costarono la carriera a Giscard d'Estaing'nel 1979. Ora, come siano andate esattamente le cose nelle eventuali elargizioni berlusconiane non è ancora chiaro. E tuttavia se è vero che per re- galare un diamante, sempre rifacendosi al noto spot, occorrono un paio di stipendi, appare evidente che quasi mai i donatori sono dei poveracci. Alla Fininvest l'usanza del regalino pregiato è stata a lungo piuttosto in voga. Tanto da trovare ospitalità pure nei verbali dell'interrogatorio del Cavaliere da parte del pool di Mani Pulite. Si parlava del dipendente Salvatore Sciascia: «Ho fatto diverse donazioni .- ha spiegato - anche brevi manu, quando gli importi non erano particolarmente consistenti, ovvero si trattava di oggetti di valore, gioielli e così via...». Vero è che Berlusconi, in quella circostanza, teorizzò anche l'indispensabile segretezza di quei presenti: «Se tutti l'avessero saputo - ha osservato sarei stato costretto ad un uguale comportamento verso tutti i miei collaboratori di pari grado». Eppure, al di là dei beneficiari, dei modi e dei tempi (Natale?) nei quali si articola il beneficio, il gioiello ha di per sé un valore speciale, simbolico, evocativo e rivelatorio di un benessere che - anche senza porsi necessariamente nell'ottica di Khomeini o della sinistra più pauperistica - sconfina nel lusso e nel privilegio. In altre parole, una volta proiettati nella vita pubblica a colpi di inchieste giudiziarie, anelli, bracciali, collier, orecchini e quant'altro viene «donato» da potenti ad altri potenti, sembra fatto apposta per suscitare i sospetti e la rabbia degli avversari. E spesso la condanna dell'opinione pubblica che - magari anche per invidia non riesce a perdonare questo genere di sfarzose transazioni. Pure questo spiega come mai, nella (provvisoria?) galleria dei più rinomati protagonisti di Tangentopoli, abbiano un posto di tutto rilievo proprio tre figure - Poggiolini, Cirino Pomicino e De Lorenzo - che ricevettero appunto gioielli dagli industriali farmaceutici. «Ho fatto dono di preziosi - ha confessato a suo tempo l'imprenditore Zambeletti - al fine di ottenere la sollecita e favorevole trattazione delle istanze di determinazione e revisione dei prezzi di prodotti medicinali». E subito l'atroce lessico giudiziario si colorava, sotto forma repertoriale, di milionarie sontuosità, per lo più a beneficio delle mogli degli uomini politici: coppia di orecchini in oro con tormalina, L. 12 milioni; bracciale oro e smalto, L. 7.563 mila; paio d'orecchini oro e brillanti, L.17 milioni; collana oro con charms, L. 9.800 mila; collana di rubini, L. 12.600 mila; orologio Patek Philippe, L. 15 milioni... Divitias alius fulvo sibi cangerai auro, cantava il saggio Tibullo: altri accumuli per sé ricchezze di biondo oro. Fatto sta che su diversi di questi «altri» venali accumulatori, oggi, i giudici stanno indagando. E non c'entra, purtroppo, solo la corruzione, non ci sono solo processi aggiustati o prontuari farmaceutici da pilotare. Quasi a conferma di un sinistro armamentario simbolico che non di rado si nasconde dietro a questi oggetti del desiderio, sarà opportuno ricordare che anche in un processo per omicidio come quello Pecorelli compare un sintomatico Rolex d'oro che alcuni poco raccomandabili personaggi avrebbero donato (ma lui smentisce) all'ex senatore Vitalone. Così come una delle circostanze che farebbero pensare a un rapporto d'amicizia tra Andreotti e l'esattore Salvo starebbe (anche qui la difesa nega) nel regalo di un piato d'argento per le nozze della figlia di quest'ultimo (sospettato di aver regalato anche lui un Rolex a Riina». Sempre per la cronaca nera vale la pena di rammentare la collana di perle regalata da un suo amico agente segreto alla contessa Filo della Torre. Era accompagnata da un misterioso e agghiacciante biglietto: «Spero che con questa tu possa strozzarti». Filippo Ceccarelli L'usanza ha inguaiato anche capi di Stato come le gemme di Bokassa che costarono la carriera a Giscard d'Estaing ' Sopra: Giscard d'Estaing e Bokassa A sinistra: orologi Rolex Sopra: l'ex ministro Cirino Pomicino Qui accanto: Duilio ' Poggiolini

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