Neppure lo sciopero rida cuore al Robbiano di Angelo Caroli

I fans piemontesi non si sono lasciati attrarre dal solo match in programma, quello delle bianche casacche I fans piemontesi non si sono lasciati attrarre dal solo match in programma, quello delle bianche casacche Neppure lo sciopero rida cuore al Robbiano «Noi vercellesi siamo snob: quel che accade altrove non ci interessa» SULLE TRIBUNE DELLA SERIE C2 VERCELLI H L pallone che conta e fabbrili ca quattrini come una slotmachine è fermo. Lo sciopero paralizza il calcio delle grandi piazze. Per un giorno Vercelli diventa l'ombelico del Piemonte. E nella domenica dei grandi assenti è infatti la città del riso, delle posatene d'arte, dei fertilizzanti e della chitarra classica a produrre il calcio più importante nella regione. Anche la serie CI è al palo, mentre il Novara è impegnato a Sassari, contro la Torres. Dunque tutti a Vercelli. Ma si illude chi spera di trovare un'atmosfera diversa e un pubblico più numeroso al Robbiano. Il grande calcio, da tempo, non abita più qui. E i figli di un Dio minore restano tali. Il mitico stadio dei sette scudetti è popolato dai soliti miletrecento affezionati: lo zoccolo duro composto dai quattrocento irriducibili più i paganti occasionali. Lo sciopero dei fratelli maggiori non sposta di una virgola l'affluenza sugli spalti. Semmai la Pro acquista un centinaio di fans nerazzurri, che forse sarebbero andati a San Siro per vedere Inter-Sampdoria. E' una ipotesi. Alle 14 il Robbiano sembra una piccola cattedrale deserta. Si notano il pullman, che da poco ha scaricato i giocatori del Cittadella, e quattro carabinieri che controllano l'ingresso principale. L'altoparlante già diffonde musica e stride con il silenzio sepolcrale di via Massaua. La gente non ha fretta, troverà senza problemi un posto a sedere o in piedi. Trascorre mezz'ora e mini code cominciano a formarsi agli ingressi. La gente è però placida, parla di tutto meno che dello sciopero dei grandi attori della domenica. Al mattino, nei bar frequentati dai tifosi accesi, si discute più di Forza Italia e del caso-Dotti. Il popolo non è stupido, sa stabilire la differenza tra due eventi, comunque importanti, come lo sciopero dei calciatori e le elezioni imminenti. Il tempo è da cani. Pioviggina e l'umidità si conficca nelle ossa. Gli spettatori somigliano a stalagmiti con l'ombrello. La partita non offre pathos. Oltretutto, i tifosi della Pro Vercelli sono alquanto distaccati, un po' snob, etichette che vengono da lontano, dai tempi dei pionieri e dunque ereditaria. Si scaldano solo quando l'arbitro commette una sciocchezza o quando vedono la squadra stagnare in mezzo Y al campo. Di tanto in tanto un signore con Borsalino rosso e guanti di pecari s'informa sul risultato del Novara che gioca a Sassari. Avrà un sussulto quando il tam tam partito da Radio Azzurra, emittente novarese legata a un pool, annuncia che il «nemico» vince a Sassari. Nessuna traccia di striscioni prò o contro lo sciopero del pallone dei privilegi. Accanto a noi un signore sbadiglia. Poi si attacca al cellulare e parla con la fidanzata. Forse si è pentito di aver sfidato il maltempo. Lo vedremo strillare come un'aquila quando il Cittadella pareggerà su rigore. «Lo sciopero qui da noi non lo sente nessuno - spiega il dg della Pro Vercelli, Lele Ferrerò - se qualcuno è rimasto a casa è per il freddo e la pioggia. O ha preferito trascorre una domenica in famiglia». Sebastiano Astuto, tifoso storico della Pro e notaio conosciuto in città, spiega perché la gente non ha reagito allo sciopero, «noi vercellesi siamo un po' così, snob da matti nei confronti di tutto ciò che non riguarda la nostra squadra, e la città. Punto e basta». Il Genoa, frattanto, scarica una grandinata di gol su Port Vale nella finale dell'Angloltaliano. Nessuno esulta, non c'entra la mancanza di nazionalismo. E' che non c'è anima che abbia la radiolina e possa ascoltare le notizie aggiornate da Ezio Luzzi. Il giudizio di Pierpaolo Pes, tifoso anche del Cagliari, è severo «questo sciopero mi disturba, è una brutta faccenda, soprattutto per chi è abituato a seguire il calcio. La schedina è marginale». «Oltretutto aggiunge Rocco Pellegrino - non potremo consolarci neppure con le tiwù della sera, une vera fregatura...». I più risentiti sono gli sportivi del bar Beccuti (il proprietario, Cesare, ex gloria locale, è morto 20 giorni fa): «Ci sentiamo presi per il sedere». E' quasi buio, il pubblico abbandona il Robbiano. Il tema sciopero gli scivola sopra i cappotti senza disturbarli nemmeno un po'. Hanno altro a cui pensare, come il pari con il Cittadella. E certe decisioni dell'arbitro. Angelo Caroli Persino Montesacro-Montespaccato, derby d'Eccellenza, è riuscito a soddisfare l'esigenza di calcio dei malati-del-pallone

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