Fazio: che strana domenica senza Idris di Maurizio Caravella

Il conduttore a casa a Savona, con la moglie Gioia e il cane Sasha: «Sogno o son desto?» Il conduttore a casa a Savona, con la moglie Gioia e il cane Sasha: «Sogno o son desto?» Fazio: che strana domenica, senza Idris «E' stato un salto indietro nel tempo» LA GIORNATA DI «QUELLI CHE IL CALCIO...» OMENICA è sempre domenica? No, se il dio pallone non viene preso a calci, o a testate. No, senza Totocalcio: cioè senza sogni, senza suspense. I calciodipendenti, immersi in un'Italia fantasma, sono andati in crisi di astinenza. Chissà come avranno passato questa domenica bestiale i fedelissimi di «Tutto il calcio minuto per minuto», con le loro radioline inutili, drammaticamente spente. Oppure i cinque milioni e passa abituati a sedersi in poltrona e a gustarsi «Quelli che il calcio...» su Rai3: senza le trovate di Fabio Fazio e senza quegli occhi furbi di Idris, ed i suoi strilli quando segna la Juve, si può anche sopravvivere, ma è dura. «Per me - dice Fazio - è stata una domenica strana. Mi è sembrato di aver fatto un salto indietro di tre anni. Ma neppure mi ricordo, ormai, come passavo le domeniche tre anni fa. La mia vita, ormai, è scandita da quell'appuntamento, ruota intorno a quella trasmissione. Sono stato a Savona, a casa, con mia moglie Gioia. Mi sono alzato tardi, perché sono pigro. Ho portato a spasso il cane, il mio Sasha. Mi guardavo intorno e pensavo: sogno o son desto? Eppure è stata una domenica interessante». Interessante? E perché mai? Detto da lui, poi...«Perché una domenica così, in cui ti senti un po' fuori dal mondo, può far presagire che cosa accadrebbe se il calcio, a causa di un sempre maggior numero di anticipi e posticipi, fosse diluito durante la settimana. Ecco, secondo me perderebbe totalmente il suo fascino. Il campionato è un piatto prelibato che dobbiamo mangiare tutti insieme: altrimenti perde gusto. E' più che un'abitudine, ormai è un rito. Un po' come i fuochi artificiali e i brindisi che annunciano l'anno nuovo. Tutti fanno le stesse cose nello stesso momento: il bello sta proprio in questo». E se Cecchi Gori le chiedesse di rifare la stessa trasmissione per lui? «Intanto diciamo che "Quelli che il calcio..." è una creatura che amo e che anche il pubblico ha dimostrato di amare molto: lo share è superiore al 30 per cento, abbiamo avuto punte di sei milioni e mezzo di telespettatori. Risultati impensabili, quando abbiamo cominciato. E' una trasmissione entrata nel costume della gente, sarebbe un vero peccato se morisse. Spero di poter continuare sulla Rai: ho fiducia, la fine della vicenda Cecchi Gori è ancora tutta da vedere. Per ora, quindi, preferisco non pormi il problema. E vorrei non dovermelo porre mai». Ma Paolo Beldì, il regista, spiega: «Senza far vedere in bassa frequenza le partite e senza il supporto di "Tutto il calcio minuto per minuto" la trasmissione sarebbe morta». Ma non scherziamo. Ha in mente qualche cambiamento, Fazio? «Voglino, il capostruttura, mi ha dato un suggerimento, con una battuta: "Vediamo di non migliorarla troppo, questa trasmissione". Cioè: cambiare per il solo gusto di cambiare sarebbe assurdo. Che non vuol dire "squadra che vince non si tocca". E' il terzo anno, qualcosa dovremo toccare. Ma abbiamo dei paletti da rispettare, bisogna dare i risultati in tempo reale. Insomma, nessuna rivoluzione. Così mi diverto: e voglio continuare a divertirmi». «Ci divertiamo tutti - aggiunge Beldì -. E un po' un bar Sport tra¬ sferito in studio: io sono amico di Cecchi Gori e tifoso della Fiorentina, Idris è un patito della Juve, Fabio stravede per la Samp, Sassi per la Cremonese, Bartoletti ha nel cuore un'altra squadra ancora, ma guai se le dico quale, poi mi punisce. E siamo tutti tifosi spudorati, al diavolo la par condicio: io approfitto del fatto che sono il regista e mando in onda impunemente l'inno dei viola e solo quello. Tra l'altro, sono notoriamente una persona poco seria, lo confesso: e anche se non lo confessassi sarebbe lo stesso, perché lo sanno tutti. E proprio perché sono poco serio, collaboro con scherzi, giochi di parole. E faccio una specie di Blob in diretta, scegliendo le immagini al volo: anche scarpe e calzini, sì. Insomma, mi diverto anch'io, dietro le quinte. Idris che sciava, ad esempio, mi ha fatto impazzire, col sedere in aria». «D'altra parte, Idris è un attore nato. Ed è un vero tifoso. Quando la Juve era sotto 2-0 con la Lazio, ha detto: "I bianconeri devono andare nelle piantagioni a raccogliere il cotone". Sul 3-2 per i bianconeri, è sbottato: "E' la Juve che vogliamo". Con quella bocca, può dire ciò che vuole». Avanti così, allora. E' sera, la crisi di astinenza è finita. Si comincia a pensare a domenica prossima, torna il dio pallone e torna Idris, evviva, la vita continua anche di domenica. Maurizio Caravella «Tuttala mia vita ormai è condizionata dall'appuntamento con i telespettatori» «E' s«Tuttala ormai è cdall'appucon i tele Stadi vuoti per lo sciopero e trasmissione sospesa per Fabio Fazio, il conduttore di «Quelli che il calcio»

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