Unione Musicale vissuto in armonia secolo i giovani
SOLO MUSICA ITALIANA Torino, festa senza celebrazioni per l'associazione fondata da Balmas Unione Musicale, vissuto in armonia secolo i giovani TORINO. Cinquant'anni di musica, di armonie, di passioni giovanili vissute come un atto d'amore. Cinquant'anni rivolti al passato, a quel 23 marzo 1946, in cui Giorgio Balmas, appena diciassettenne, fondò l'Unione Musicale Studentesca per contrastare l'alta borghesia, che concepiva la musica come un diritto per pochi eletti. «Non ci può essere alcuna celebrazione per il mezzo secolo di vita musicale donato alla città - dice Giorgio Pugliaro, direttore artistico dell'Unione Musicale - ma soltanto il desiderio, il tentativo di continuare il nostro lavoro con umiltà, con eventi per noi normali che hanno già fatto la storia della nostra associazione». Il 23 marzo 1996 quindi non si ferma il mondo? «No, non si fermerà. Per fortuna continuerà a girare come sempre. Sarebbe davvero eccessivo pensare di essere al centro dell'universo musicale. Una cosa è certa: non amiamo le autocelebrazioni». Qual è stata l'idea vincente dell'Unione Musicale? «Quella di Balmas, negli anni difficili del dopoguerra. L'aver combattuto una concezione ottocentesca della musica; l'aver capito che il futuro era fra i giovani. Ed oggi è così, anche se la società è cambiata sotto il profilo dei contenuti, non soltanto a Torino, ma in Italia. L'Unione Musicale è nata come associazione studentesca ed ha mantenuto questo spirito». L'Unione Musicale è un tram¬ polino d'alto livello? «Qualcosa di più: un'intensa attività progettuale. Ce sempre stata una partecipazione affettiva di giovani musicisti italiani, ma senza egemonie o forme protezionistiche. Brunello e Lucchesini, per esempio, hanno sviluppato con noi progetti didattici importanti». Anche artisti stranieri hanno fatto la loro parte... «E' vero. Ci sono solisti e complessi cameristici felici di suonare per l'Unione Musicale». Pugliaro, come vede il futuro musicale in Italia? «Non c'è futuro senza una sana concezione culturale. E non parlo soltanto della musica, che dovrebbe essere sempre presente nelle scuole, ma anche della letteratura e così via. Se non si farà nulla per trasmettere cultura, l'Italia sarà sempre un Paese carbonaro. Se si continuerà a imitare l'espressione televisiva, se si seguirà tutto via internet e ed, la musica perderà il suo carattere di socialità». E lei, presidente Vergnano, a che pensa? «Il mio pensiero corre a Giorgio Balmas, alla costituzione di un atto di coraggio e d'amore verso la musica, ma anche verso i giovani che di musica devono nutrirsi. Va alla genesi dell'Unione Musicale, allo spirito per cui è sorta, all'insegnamento che ci ha trasmesso lo studente di allora: "Fate musica con giovani musicisti per un pubblico giovane"». Ha mantenuto le promesse? «Credo non di non aver mai tradito quello spirito. Se un giorno ospitassimo soltanto grandi interpreti e il prezzo del biglietto fosse alto, segneremmo la nostra stessa fine». Qual è l'errore più grande per un organizzatore musicale? «Assumere il ruolo di protagonista. Un organizzatore deve stare dietro la quinte e lasciar fare la musica agli artisti. Questo è sempre stato l'insegnamento di Balmas. E me lo porto dentro, oltre all'entusiasmo che mi ha trasmesso. Credo proprio che questa professione sia stata inventata da lui, non c'erano veri professionisti dell'organizzazione. E la mia memoria allora va al 1972-73, una stagione che fu segnata dalla morte dei Solisti di Torino, ma anche dal concerto di Pollini per il Vietnam, e dai primi nostri concerti nel risorto Teatro Regio». L'Unione Musicale ha un suo patrimonio? «Si. I tremila abbonati, in gran parte sotto i venticinque anni». Che cosa si augura? «Di dare all'Unione Musicale il 10 per cento di ciò che ha dato Giorgio Balmas. Sarebbe già un gran risultato». Armando Caruso Andrea Lucchesmi, pianista: all'Unione Musicale ha sviluppato progetti didattici importanti. L'associazione fu fondata esattamente il 23 marzo 1946, dal diciassettenne Giorgio Balmas
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