«Vendevano computer vecchi a caro prezzo»
«Vendevano computer vecchi a caro prezzo» Tangenti per le frequenze tv: gli ex ministri Mammì, Vizzini e Pagani smentiscono coinvolgimenti «Vendevano computer vecchi a caro prezzo» La pm romana Cordova accusa: ecco le truffe alle Poste italiane ROMA. L'etere spartito a suon di miliardi? Dopo la richiesta di rinvio a giudizio per oltre 150 persone formulata sabato dal pm romano Maria Cordova, ecco le prime reazioni. Come è noto, l'inchiesta della magistratura che riguarda il «piano frequenze» (per il quale sarebbero stati pagati in nero oltre 40 miliardi) porterebbe ad accusare di associazione per delinquere i vertici delle Poste (a ex ministri e ad ex segretari di partito dovrebbe essere contestato il reato di ricettazione) e a ipotizzare il rinvio a giudizio per alcuni uomini Fininvest: Gianni Letta, al tempo vicepresidente; Adriano Galliani, presidente della Rti, la società delle reti Tv di Segrete, e Davide Giacalone, alto funzionario ministeriale, poi passato alla società del Biscione. Secca la replica di Oscar Mammì, già ministro delle Poste e uno degli uomini di punta del pri: «Sono lieto che si avvicini il momento di un'udienza preliminare - sostiene - dalla quale risulterà che non ho mai approvato un piano delle frequenze e che durante la mia gestione non è stata assegnata alcuna frequenza». Si chiama fuori anche Maurizio Pagani, novarese, socialdemocratico, anch'egli ex ministro delle Poste: «Non risulta in alcun modo un mio presunto coinvolgimento nell'inchiesta relativa al ministero delle Poste, in quanto i fatti si sono svolti precedentemente al mio incarico ministeriale, né mai sono stato sentito a qualunque titolo dai magistrati inquirenti, od ho avuto notizia che l'inchiesta abbia riguar¬ dato atti da me compiuti». E aggiunge: «Mi riservo pertanto di tutelarmi nelle forme opportune, ove del caso». Più articolata, invece, la replica di un altro ex ministro, Carlo Vizzini, anch'egli socialdemocratico: «Non sono mai stato indagato in ordine al cosiddetto filone delle frequenze televisive, rispetto al quale sono stato ascoltato esclusivamente come testimone dal sostituto procuratore Maria Cordova nel 1993, fornendo un contributo all'indagine - precisa -. E' noto, invece, che ero stato destinatario di avviso di garanzia della procura di Milano per il filone degli appalti Asst, poi confluito a Roma a seguito di conflitto di attribuzione». «Nel 1993 - ricorda ancora Vizzini - mi presentai spontaneamente di fronte al dottor Di Pietro, negando ogni addebito, e riservandomi in un successivo interrogatorio di fornire ulteriore documentazione. Dopo il trasferimento dell'inchiesta a Roma, non sono più stato interro- gato. Apprendo dagli organi di informazione - conclude - della chiusura dell'inchiesta e di un possibile rinvio a giudizio. Non mi resta che aspettare con serenità l'udienza preliminare per esporre le mie ragioni e le prove della mia totale estraneità ad ogni addebito». Nuove indiscrezioni arrivano, intanto, sull'altra inchiesta della magistratura romana relativa alla telefonia, che coinvolgerebbe fra l'altro il presidente della Olivetti, Carlo De Benedetti, accusato di aver pagato tangenti per ottenere lo sblocco di alcuni contretti. Tra le migliaia di pagine raccolte dal pm Cordova nel quadro degli accertamenti riguardanti la regolarità delle procedure per l'acquisto di telescriventi, materiale telefonico, computer, stampanti ed altro da parte del dicastero, ci sarebbe anche la fornitura, da parte di alcune aziende, di apparecchiature spesso obsolete e a costi anche triplicati rispetto a quelli di mercato. Ir. int.l L'ex ministro delle Poste Oscar Mamm)
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