Scalfaro: fermiamo la rissa fra procure

IL CASO Scalfaro: fermiamo la rissa fra procure IL CASO IL CSM AL COLLE GROMA UERRA di tutti contro tutti: un circolo violento che si autoalimenta e porta allo sconquasso. Il Presidente della Repubblica guarda alla lotta tra procure che divampa in quest'Italia affannata da ripicche e misteri. E annuncia il suo «alt». Basta con le risse tra toghe, basta con la confusione ed i polveroni che tali scontri generano e che rischiano di creare anche un'ingiusta e pericolosa incomprensione nella gente. Saranno questi i binari su cui scorrerà il vertice che, oggi al Quirinale, Oscar Luigi Scalfaro terrà con il ministro di Grazia e Giustizia e con il comitato di presidenza del Consiglio superiore della magistratura. Un summit che il Capo dello Stato, a quanto conferma chi gli è vicino, affronta con preoccupazione e risolutezza, convinto che la giustizia, oggi più che mai, deve essere «serena». E che, anche se ovviamente le inchieste non possono fermarsi, sarebbe colpevole entrare con passo devastante in un periodo fragile e delicato come quello elettorale. Il vertice, annunciato con una solennità che vuole tradurre in sostanza la forma, non sarà probabilmente fine a se stesso ed i suoi risultati non si esauriranno in un comunicato: potrebbero diventare argomento dell'ordine del giorno d'un plenum del Csm presieduto eccezionalmente dallo stesso Scalfaro. C'è in queste ore, nel Presidente, il timore, peraltro sovente espresso, che si possa imputare alla magistratura un uso politico della giustizia. Che si possa, magari, ripetere quel che successe durante il Forum sulla criminalità di Napoli quando Silvio Berlusconi, allora premier, venne raggiunto da un avviso di garanzia che deflagrò nell'opinione pubblica amplificato dalle circostanze. Nasce anche da questo timore la convocazione di oggi al Quirinale. E l'iniziativa riceve anche l'approvazione del professor Carlo Taormina, avvocato e candidato del Polo, il quale teme che il clima della politica rischi «di diventare ancora più selvaggio rispetto a quello registrato per le votazioni del '94», Che cosa potrebbe chiedere, oggi, il Capo dello Stato ai giudici? Probabilmente di avere una sorta di «rispetto dei tempi»: un occhio lungo che, non intaccando in alcun modo l'obiettività ed i diritti della giustizia ed, anzi, coniugandoli assieme, valuti il momento storico e politico in cui si calerebbero certi provvedimenti giudiziari. Perché, come il Presidente sostenne lo scorso ottobre invocando una tregua nella polemica tra le procure di Venezia e di Milano a proposito delle intercettazioni telefoniche a Bettino Craxi, è il cittadino il metro per misurare: «E' lui che deve poter dire che la giustizia può essere severa, può sbagliare, perché nessuno è infallibile, ma è serena. Questo è un bisogno che scorre nelle vene stesse della democrazia». Stanno tornando, in queste ore sul Colle, fantasmi già visti e già esorcizzati. Era il 13 novembre dell'anno scorso quando Scalfaro discusse, in un incontro di 3 ore e 10 minuti con i presidenti di Camera e Senato, su come «prevenire ogni strumentalizzazione nell'amministrazione della giustizia». Si era all'indomani del caso SgarbiMaiolo, i parlamentari di Forza Italia indagati per associazione mafiosa. E il lungo comunicato in cinque punti emerso da quel vertice rifletteva considerazioni e giudizi sul ruolo e sull'importanza della magistratura che il Capo dello Stato, a quanto si dice, potrebbe riproporre oggi. «Giudici e politici, state al vostro posto, riappropriatevi dei vostri ruoli», recitava salomonicamente l'appello che bilanciava critiche e valutazioni positive. Affrontando con mani da chirurgo i guasti della giustizia s'era anche sottolineato che «il diritto di critica non deve mai tradursi in denigrazione». E s'era richiamato il Csm a vigilare sui canoni della deontologia professionale «che impongono cautele e riserbo» a giudici troppo loquaci o disinvolti o sanguigni. «Occorre ricreare un clima che consenta un civile confronto di idee evitando ogni invasione di campo», era stato l'invito di allora. Oggi la cronaca si ripete anche se al Quirinale cambieranno gii ospiti. Renato Rizzo Per il Presidente inchieste e processi devono continuare Ma occorre grande serenità Finanza. Qui ha sede la Simcietà di intermediazione dsa, Aloisio-Foglia-Venturamiata ditta che annoverasoci Attilio Ventura, fino a settimane fa presidente desiglio di Borsa milanese, QUELLE VOCI SUROMA. «La mia assenza dstata legata al consueto wal mio posto di lavoro. Noglio tutelare la mia risergioielliere romano con quanto riportato da alcufotografie scattvenduti a Silviomagistnuto detelegiodi illazgioiellidal pmscorso mio silgreto iteriormSlIl pre Il presidente Scalfaro

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