IL PALAZZO

=1 r IL PALAZZO =1 Ci mancavano Giulio e la tassa sui single IDENTE graziosa e tempestiva, con questi chiari di luna, appare l'idea andreottiana di tassare i single. Perché ci mancava giusto questa ciliegina tributaria da cuoco professionista, a dare l'ultimo tocco a una campagna elettorale che proprio sul fisco, fino a quel momento, s'era espressa attraverso gli ululati dei commercianti, la rabbia dei lavoratori dipendenti e la demagogia degli schieramenti. Ecco, Andreotti ha lasciato che tutti si sfogassero ben bene, e se n'è uscito, su Famiglia cristiana, con la proposta di ripristinare quella vecchia norma fascista che penalizzava zitelle e scapoloni in quanto disabilitati a dar figli alla Patria. E tuttavia, poiché al momento la Patria non li reclama più, l'ex statista ha pensato comunque di prendere quattrini ai single per darli alle famiglie. E davvero sembra il colmo dei colmi. Ma come? Tutti a strepitare contro l'incredibile marchingegno fiscale che il sistema democristiano si è fin qui costruito su misura, e il massimo rappresentante del quarantennio suggerisce di dare un colpetto a chi ha l'unica colpa di non avere figli? Così sembra. Ma forse c'è< anche un altro messaggio. Oltre che brutalmente pratica e sbrigativa, in realtà, la soluzione andreottiana appare soprattutto confezionata come la più sorprendente provocazione. Annulla infatti, ridicolizzandole, tutte le monotone e vane litanie sulla «famiglia da aiutare». E d'altra parte finisce per illuminare il vacuo dilettantismo dei nuovi leader che rincorrono a chiacchiere il voto cattolico senza mai proporre nulla di fattibile. Ora, è chiaro che questo Andreotti così paradossalmente concreto è quello stesso ministro delle Finanze che nei lontanissimi Anni Cinquanta combatteva l'evasione con amenità tipo: «L'umiltà è una virtù stupenda quando non si esercita nella dichiarazione dei redditi». Oppure: «Gli obiettori fiscali di coscienza sono i più numerosi di tutti». Così com'è anche quello stesso presidente che più tardi nominò il generale Giudice - contrabbando di petrolio ed esportazione di capitali - alla Guardia di Finanza. Ma l'impressione è che nell'attuale vuoto di leadership, e pur con tutti gli impedimenti giudiziari del caso, Andreotti si possa permettere questo genere di discrete lezioncine di potere e politica applicata. E così, nel bel mezzo di uno scontro abbagliante e per certi versi sconsiderato, eccolo sollevare la ragionevolissima questione dei tanti decreti-legge rimasti pendenti dopo lo scioglimento delle Camere; oppure richiamare i legislatori alla purezza lessicale (sostituendo il verbo «comparisca» con «compare»); o votare contro la legge sull'immigrazione anche perché «farraginosa», «di dubbia comprensione e quindi di applicazione ancor più difficile». Come se di fronte alle suggestioni emotive di tanti principianti allo sbaraglio, il naturale antidoto fosse nella cura delle piccole cose essenziali, nella competenza puntigliosa, nella moderazione del tratto, nella memoria, nelle sfumature, nella professionalità, dopo tutto, di un'antica scuola che ha retto tecnicamente per mezzo secolo. Questo non significa che ci si debba beccare la tassa sul celibato per dare soddisfazione postuma alla vecchia politica. Ma forse pure il «situazionismo» tributario di Andreotti conferma, a suo modo, che il fisco e più in generale l'amministrazione è cosa troppo delicata da lasciarsi nelle mani di apprendisti rumorosi e senza nemmeno troppa fantasia. Filippo Ceccarelli Bili |

Persone citate: Andreotti, Filippo Ceccarelli Bili, Giudice