LE DUE GIUSTIZIE SBAGLIATE di Sergio Romano
In lista come indipendente a Torino. Berlusconi: bella prova di lealtà LE DUE GIUSTIZIE SBAGLIATE SE il comitato di presidenza del Consiglio superiore della magistratura, convocato da Scalfaro al Quirinale, prendesse in esame soltanto l'ultimo bisticcio fra la Procura di Milano e quella di Roma, si occuperebbe dei sintomi e trascurerebbe il male. Il problema, anche se pochi nelle istituzioni sembrano ansiosi di affrontarlo, è molto più grave. Gli episodi di cui siamo stati testimoni nelle scorse settimane - l'arresto di un giudice, la ridda degli avvisi di garanzia, le dichiarazioni polemiche di alcuni procuratori, la pubblicazione di atti giudiziari - sono soltanto gli ultimi segnali di una crisi che sta sconvolgendo l'intero ordine giudiziario. Non ne siamo sconcertati e scandalizzati soltanto perché abbiamo lasciato, anno dopo anno, giorno dopo giorno, che i comportamenti eccezionali e deprecabili diventassero norma. Abbiamo permesso che i giudici e i procuratori creassero famiglie ideologiche e corporative, che le elezioni al Consiglio superiore della magistratura diventassero una indecorosa caccia di voti, che i magistrati avessero affiliazioni politiche e che alcuni di essi (l'ultimo episodio è dell'altro ieri) si proclamassero di «sinistra». Abbiamo permesso che le Procure si facessero la guerra a colpi d'indagini e si lanciassero segnali minacciosi: Firenze contro Milano, Milano contro Brescia, Venezia contro Milano, Milano contro Roma. Abbiamo tollerato che alcuni magistrati bloccassero con un «appello» al Paese un decreto dell'esecutivo, che mettessero in scena una sorta di putsch giudiziario e che impartissero pubbliche lezioni sul governo dello Stato. Abbiamo permesso che i procuratori della Repubblica preannunciassero pub- Sergio Romano CONTINUA A PAG. 4 PRIMA COLONNA
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