Dostoevskij in memoria di Colette
Montanelli ricorda Montanelli ricorda Dostoevskij in memoria di Colette l MILANO E parole per dirlo, anche di fronte alla morte. Indro Montanelli le ha trovate, dopo quasi una settimana di silenzio e di lutto per la scomparsa della moglie Colette Rosselli, in un brano di Fédor Dostoevskij che ha scelto per la sua «stanza» di ieri sul Corriere della Sera, dove risponde a un lettore e dove, ogni giorno, riporta all'attualità un passo datato. E proprio in quella pagina, mentre nella corrispondenza raccontava di avere appena compiuto ottantasette anni e di aver «appena accompagnato al cimitero Donna Letizia, mia moglie», nella finestra, poco più sotto, intitolata «scritto appena ieri», ha ripescato Dostoevskij. Fédor Michajlovic Dostoevskij, in una lettera all'amico Aleksandr Egorovic Vrangel (tratta da Scritti di Leone Ginzburg, Einaudi, e datata 31 marzo 1865), parla della moglie morta: «Un altro essere, che mi amava e che io amavo smisuratamente, mia moglie, è morta a Mosca... Vi racconterò tutto quando c'incontreremo, ma adesso vi dirò solo che, benché siamo stati proprio infelici insieme, per il suo carattere strano, sospettoso e morbosamente fantastico, non abbiamo potuto cessare d'amarci... Era la donna più onesta, più nobile, più generosa fra tutte quelle che ho conosciuto nella mia vita. Quando morì, benché mi tormentassi nel vedere come moriva, benché apprezzassi e sentissi tormentosamente quello che mettevo nella tomba con lei, tuttavia non potevo immaginare fino a che punto si sarebbe fatta dolorosa e morta la mia vita quando l'avessero ricoperta di terra». Un brano per ricordare tutti i chiaroscuri di un amore lunghissimo: Colette Rosselli - morta all'età di 83 anni - aveva sposato Montanelli in seconde nozze, nel 1974. Nel '53 Arnoldo Mondadori le aveva proposto una rubrica settimanale di buone maniere per le lettrici di Grazia. La rubrica ebbe un successo grandissimo. [r. e]
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