L'ira di Pacciani sul supertestimone
l/im di Pacciani sul supertestimone Firenze: vive barricato in casa, il legale accusa: Pietro, pur essendo libero, si sente perseguitato l/im di Pacciani sul supertestimone «Non l'ho mai visto, il mio avvocatogliela farà pagare» UN UOMO IN DIFESA FIRENZE DAL NOSTRO INVIATO Il Pietro non vuole sentir niente, gli basta avvertire la sgradevole sensazione del rischio. No, lui alla radura della Boschetta non c'è stato. «Mai, nell'84». Il 29 luglio di quell'anno il mostro di Firenze fece scempio, in quel campo, di Pia Rontini e Claudio Stefanacci e ora Giancarlo Lotti, l'ex teste «Beta», ha raccontato di esserci stato anche lui, quella sera, e che Pacciani sparava e Mario Vanni, il suo amico, tagliava. «Ma io 'e 'un lo conosco nemmeno, questo Lotti, 'un l'ho mai visto». Beta ha riferito pure che dopo gli omicidi fecero tappa in un casolare, distante meno di un chilometro in linea d'aria. «Quello dove andavo io a lavorare è a 7 chilometri». Il colpo di Lotti deve averlo sorpreso. «'Un lo conosco. Ma ora tocca all'avvocato denunciare tutti, a fargliela pagare». E ieri, nella casetta di via Sonnino 30, ha ricevuto la visita proprio dell'avvocato Antonio Valente. C'è un sole festoso, ma il Pietro è barricato. Non riceve neppure il pittore Celso Barbari, di Bologna, che un giorno lo ha ritratto come un Cristo. Gli grida: «Sì, sono io che ti ho messo in croce». «Bella roba», risponde il Pietro da dietro la tenda. «Allora mene vado». «Bravo, vai aff...». «E' un arrogante, non so se lo dipingerò più». La gente finge disinteresse, poi in parecchi si fermano davanti all'edicola dei giornali. Nella locandina del «Vernacoliere» spicca il titolo: «Pacciani ministro della Famiglia»; soprattitolo: «In quest'altro governo»; sottotitoli: «Ha fatto anche un partito tutto suo per dare merende a tutti - Ma quarcuno ha paura: speriamo 'un faccia tagli». Decisamente non c'è nulla che non possa essere dissacrato. L'avvocato Valente commenta, serio: «Pacciani, pur essendo un uomo libero, si sente come un perseguitato, ce l'ha col mondo al di là del cancello di casa sua». Poi il legale sottolinea la «totale estraneità» del Vampa all'inchiesta bis. «E anche alla prima, del resto, e noi non abbiamo timori. E' innocente e c'è la pronuncia del giudice a confermarlo». D'accordo, avvocato. Ma c'è la deposizione di Lotti: che cosa ne pen¬ sa? «Che ho letto su un giornale come abbiano insegnato ad un cane a parlare, a dire "mamma"». E questo che cosa significa, avvocato, che la procura di Firenze ha suggerito il racconto a «Beta»? «Mah!, no, assolutamente». E allora? «Faccia lei». D'accordo, avvocato, ma non sembrano esserci molte altre spiegazioni. Dunque, il racconto di Lotti: quanto di peggio uno come il Pietro avrebbe potuto aspettarsi perché, a dispetto della sentenza di assoluzione della corte d'assise d'appello, quel racconto lo ricaccia fino al collo in questa storia sciagurata. Commenta l'avvocato Valente: «Quelle dichiarazioni, se sono fedeli, perché noi abbiamo potuto leggerle soltanto sui giornali, non ce le spieghiamo». Accompagna il legale Carmelo Lavorino, coordinatore del pool difensivo che ha preso a cuore le sorti del Vampa. E ora pure di Vanni: sul quale, la prossima settimana, si abbatterà la bufera di un secondo arresto, per il sabba di Vicchio. Commenta Lavorino: «Anche lui deve essere difeso in maniera ottimale». Ma è lo stesso coordinatore che dovrà difendersi, visto che in autunno lo processeranno per calunnia nei confronti di «Vigna Piero Luigi più altri». Vincenzo lessandosi Pietro Pacciani
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