«fallo giustiziare o ti caccio»

«fallo giustiziare o ti cacao» A New York braccio di ferro sulla prima condanna a morte «fallo giustiziare o ti cacao» Il governatore minaccia il procuratore NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Era esattamente da un anno, cioè da quando nel marzo scorso l'appena eletto nuovo governatore dello Stato George Pataki aveva firmato la reintroduzione della pena di morte a New York, che tutti si chiedevano chi sarebbe stato il primo a finire con l'ago di una siringa nel braccio, visto che la «modernità» aveva preteso l'andata in pensione della vecchia e «inumana» sedia elettrica. Ora di «candidati» ce ne sono addirittura tre, tre «balordi» che giovedì scorso hanno ammazzato un poliziotto durante una sparatoria nel Bronx, ma la loro condanna a morte, se ci sarà, sarà il frutto di un'altra battaglia che Pataki è pronto a combattere: quella contro il «District Attorney» del Bronx, Robert Johnson. Dovrà essere lui, infatti, al momento del processo, a presentare le «richieste dell'accusa», e tutti sanno che Johnson ò contrario alla pena capitale. «La mia attuale intenzione è quella di non utilizzare questa nuova possibilità», disse pubblicamente l'anno scorso, subito dopo la solenne cerimonia in cui Pataki, circondato da vedove di poliziotti ammazzati, aveva cancellato con la sua firma gli anni di dura resistenza che il suo predecessore Mario Cuomo aveva opposto alla reintroduzione della pena di morte. Quali siano le intenzioni di Johnson nei confronti di Angel Diaz, Ricardo Morales e Jesus Menendez, i tre arrestati, non è ancora chiaro. «Ci si atterrà ai fatti», dicono i suoi collaboratori. Ma Pataki è convinto che il District Attorney del Bronx voglia rovinargli la festa, come del resto ha già fatto qualche mese fa, quando si è limitato a chiudere l'ergastolo nei confronti del responsabile di una spa- ratoria in un negozio di scarpe. In quel caso il governatore «perdonò» Johnson, accettando la spiegazione che la richiesta dell'ergastolo era basata sulla sua «discrezionalità professionale». Ma questa volta, a scanso di equivoci, ha voluto mettere le cose in chiaro «prima» che Johnson prenda una decisione, minacciando di cacciarlo. «Ho la capacità, l'autorità e certamente la volontà di considerare la rimozione del District Attorney. Questo è un caso da pena di morte e lo seguiremo da vicino», ha detto ieri pubblicamente. Il sindaco di New York Rudolph Giuliani si è subito schierato al suo fianco. Ma siccome ci tiene a mostrarsi più «moderato» del governatore, ha detto che secondo lui Johnson, se proprio non se la sente di negare i suoi principi, dovrebbe «farsi da parte volontariamente». L'opera di mtimidazione nei confronti del District Attorney, insomma, è in pieno svolgimento e nessuno sa se lui sarà tanto «cuor di leone» da resistere. Ma se lo farà se ne vedranno delle belle. La legge infatti consente al governatore di nominare (e quindi di rimuovere) un District Attorney, ma è dubbio - dicono gli esperti - che possa farlo sulla base di una diversa «valutazione giudiziaria», che certo non spetta al governatore. La disputa sarebbe materia da Corte Suprema, insomma, con tutte le implicazioni che ciò avrebbe sul dibattito politico e sull'opinione pubblica. Pataki naturalmente non è preoccupato da questa prospettiva. Dopotutto, promettendo la pena di morte ha vinto le elezioni. Un'eventuale «battaglia» con il District Attorney lo porrebbe ancora più saldamente sul piedistallo dell'uomo d'ordine inflessibile. Franco Pantarelli Sulla pena capitale Pataki fece campagna elettorale, il giudice è notoriamente contrario n come e quanto si uccide per ieggeTì s« H r-rin r/\\ i11 nrvii ni iì/mwt 1977 1978 1979 1980 1981 1982 1983 1984 1985 1986 1987 1938 1939 1990 1991 1992 1993 1994 1995 Il governatore di New York, George Pataki: dalla sua parte si è schierato anche il sindaco, Rudolph Giuliani

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