«Insegnanti poco pagati»

Ciò e Fantozzi non ci saranno Un duello fra Violante e Miccichè MIE IL MINISTRO DELLA ISTRUZIONE «Insegnanti poco pagati» Lombardi: chi si impegna va premiato ANOVARA L Bar Borsa di piazza Martiri, Giancarlo Lombardi, il «tecnico» della Pubblica istruzione nel governo Dini, sorseggia spremuta d'arancia e cita l'Unità. «Cari studenti, voi non potete darci i voti», firma in prima pagina Roberto Vecchioni, professore e cantautore. «E' un discorso intelligente - osserva il ministro -. Perché non è cosi che si può valutare seriamente la qualità della scuola. Serve un giudizio incrociato di tutte le componenti. Studenti compresi... Eppure, i voti alla scuola bisognerà arrivare a darli. E' un problema non solo italiano. Ne ho parlato con Madame Cresson, commissario europeo. Mi ha detto: se ce la fa, me lo faccia sapere. E' difficile, lo so. Ma bisogna pur trovare il modo di premiare gli insegnanti migliori». Lombardi, lei è stato il primo imprenditore a occupare la poltrona di viale Trastevere. Che idea si è fatto della scuola italiana dopo dodici mesi alla Minerva? «Mi avevano detto: potrai fare solo le cose-spot. Non ho voluto arrendermi e ho perseguito un'idea centrale. Proporre interventi organici, almeno su tre fronti: dare autonomia alle scuole; riformare la secondaria, portando l'obbligo a 16 anni; intervenire sullo status degli insegnanti, venendo incontro ad una categoria insoddisfatta». Adesso è esaltato o deluso? «Realista. In questi mesi, abbiamo recuperato 800 miliardi per l'edilizia scolastica; uno sforzo senza precedenti. Inoltre, il governo ha riconosciuto che i risparmi fatti dalla scuola coi tagli alle classi debbono restare alla scuola stessa. Non per l'ordinaria amministrazione, ma per l'innovazione. Ci hanno scippato 300 miliardi, però gli altri 700 sono a disposizione per formazione insegnanti, rinnovamento della didattica e informatica». E i grandi sogni di riforma? «Aspettano i tempi del Parlamento. Però, ho riportato la scuola, seriamente, all'attenzione del Paese. Quando un problema diventa importante, si trovano anche le risorse. E poi, ho constatato che le resistenze più grandi al cambiamento sono esterne alla scuola». Non vorrà far credere che la macchina ministeriale è pronta a perdere il potere cumulato in 130 anni? «No. Ma ho toccato con mano, proprio come imprenditore, che la scuola italiana ha saputo tenere il passo con quella di altri Paesi grazie a tanti insegnanti, direttori e presidi che lavorano con grande professionalità, profondendo un impegno formidabile fra mille difficoltà e con pochi riconoscimenti, a partire da quello economico». Come? Il ministro dell'Istruzione chiede l'aumento di sti- pendio per maestri e prof? «Certo. In quale impresa, la professionalità, l'impegno e i buoni risultati non vengono ricompensati?». Ministro, se lo lasci dire, non è perché siamo alle soglie della campagna elettorale? «No. Lo ripeto con assoluta tranquillità, perché l'ho sostenuto anche in mesi non sospetti. Non ero d'accordo, su questo punto, con l'Aran, quando si trattava il contratto scuola. Non si può pensare che un docente all'apice della carriera continui a guadagnare 2 milioni e 200 mila lire al mese o che un Provveditore porti a casa 2 milioni e mezzo al mese. Bisogna dare più soldi, chiedendo qualcosa in cambio. Io non dico che nella scuola non c'è qualche docente fannullone o poco capace, ma non accetto più luoghi comuni sui presunti privilegi degli insegnanti». Cosa non va, allora, nella macchina scolastica italiana? «La lentezza legislativa, innanzittutto. Le decisioni che dipendono dal ministro, di qualunque orientamento sia, si possono prendere. Ma molti interventi forti dipendono dal Parlamento; e oggi, alle Camere, è difficile portare a conclusione, in tempi ragionevoli disegni di legge che non abbiano motivazioni di urgenza o obblighi statuali come la Finanziaria. Poi, c'è un altro scoglio: l'impossibilità di spostare il personale...». Che cos'è, un consiglio per la prossima legislatura? «Ve l'immaginate Romiti guidare la Fiat verso nuovi traguardi senza poter spostare nessuno? Io, al ministero, ho potuto rimuovere un solo dirigente e, per farlo, ho dovuto "promuoverlo" mio consigliere personale. Senza un disegno complessivo di riforma, come si può cambiare una macchina scolastica che, in Italia, ha più dipendenti del Pentagono americano?». Mario Tortello «Dare più fiducia agli studenti ma non possono dare i voti ai prof» Il ministro della Pubblica Istruzione Giancarlo Lombardi: il governo ha riconosciuto che i risparmi fatti dalla scuola con i tagli alle classi debbono restare alla scuola stessa

Persone citate: Dini, Giancarlo Lombardi, Lombardi, Madame Cresson, Mario Tortello, Roberto Vecchioni

Luoghi citati: Italia