Il Cavaliere: non ho più fiducia in Dotti

La «colomba» azzurra, esclusa dalle liste, pensa di candidarsi per le comunali a Milano La «colomba» azzurra, esclusa dalle liste, pensa di candidarsi per le comunali a Milano Il Cavaliere; non ho più fiducia in Patii E lui replica: sono vittima di un processo sommario ROMA. E' metà pomeriggio quando Silvio Berlusconi alza il telefono per annunciare a Vittorio Dotti la ferale notizia. «Guarda - gli spiega - io non ci ho dormito tutta la notte, però non c'è altra strada: non ti candido. Ho sentito anche gli altri dell'ufficio di presidenza del movimento e la pensano come me. Vedi, ormai si è rotto il rapporto di fiducia tra di noi. Devi renderti conto pure tu che la Ariosto sta danneggiando la Fininvest e, di conseguenza, Forza Italia». Dall'altro capo del filo, il presidente dei deputati azzurri incassa la boc^ datura. «Sono stato fatto fuori perché non faccio parte della prima cerchia degli amici di Silvio. Così ha vinto Previti. Con una scena madre ha convinto Berlusconi: l'ala moderata di Fi è stata epurata e io sono stato sottoposto a un processo sommario in contumacia», sospira. Però non si perde d'animo: la «colomba» forzitalista (il cui collegio, guarda caso, è stato dato all'avvocato Saponara, in quota An) pensa già di candidarsi a sindaco di Milano, con una Usta civica «trasversale». Passa quasi tutto il giorno asserragliato nel suo studio alla Camera, in un palazzo deserto, Vittorio Dotti. Con Berlusconi, la sera prima si lasciano («la notte porta consiglio» è l'addio del Cavaliere che vuole indurlo a ritirarsi) e si danno appuntamento per la mattina dopo. Ma poi il leader di Forza Italia vola ad Arcore, mentre Dotti resta a Roma. A metà mattinata, inquieto, invia un fax al «suo» presidente, per dirgli che non rinuncia a candidarsi. Quindi l'attesa. Infine la bocciatura. Lo chiama Gianni Letta. «E' stato un errore politico - gli spiega quello di eliminarti dalle Uste». Telefona anche Willer Bordon, che gli offre un seggio a nome di Ad. «Io - spiega Dotti raccontando di quel colloquio - ho preso tempo, però non credo proprio che mi candiderò. No: è una questione di serietà e di correttezza. Eppoi io spero che alle elezioni vinca il centrodestra. Potrei anche partecipare alla campagna elettorale laddove trovassi il terreno giusto, penso che potrei aiutare qualcuno». E Dini? Non ha tentato di arruolare il capogruppo di Fi nel suo esercito? Dotti nega. E si fanno le sei e un quarto del pomeriggio. A quell'ora l'esponente di Fi è con le tv che lo intervistano. «Ha vinto Previti spiega -, sono state le sue pressioni su Berlusconi a portare alla mia bocciatura. Fi ha cambiato pelle: di moderato non c'è più niente. Siamo stati epurati tutti: io, Della Valle, Teso, Paleari, Boroli... E' prevalsa l'ala oltranzista e "filodestrista"». Mezz'ora dopo Dotti è nella sala stampa di Palazzo Chigi per incontrare i giornalisti. «Forza Italia - esordisce - non aveva bisogno di privarsi della mia presenza che dava grande visibilità alla componente centrista del movimento. Io ero il vessillifero di quest'ala moderata. Privarsi del rappresentante più in vista e più seguito di questa corrente è un grosso errore politico». Dotti esclude che la vera causa di tutto sia l'Ariosto. «E' stato un pretesto - spiega - per completare quel processo di involuzione politica cominciato all'indomani del fallimento del governo Maccanico. E io sono l'ultima vittima del dilagare dell'ala oltranzista. Sì, mi sono sentito oggetto di una violenza». Eppure è stato il Cavaliere stesso a prendere la decisione finale, rischiando così di attirarsi addosso una sequela di polemiche sul partito-azienda. «Già - annuisce Dotti - probabilmente Berlusconi poteva riflettere meglio e capire che questo è un ennesimo risvolto del conflitto di interessi». E adesso che farà la «colomba» azzurra? Nel frattempo, dice lui, continuerà a fare l'avvocato del Cavaliere: «Lo farò - spiega finché qualcuno non mi ritirerà i mandati. Comunque Berlusconi mi ha detto che i nostri rapporti restano come prima». E poi si preparerà a «rientrare nella politica nazionale con altri compagni di idee liberali e moderate». «Intanto - aggiunge Dotti - sono alle porte le elezioni comunali di Milano. E da tempo avevo in mente di competere per la poltrona di sindaco. Ora mi sento più libero di dedicarmi a questo impegno». Ancora con Fi? «Non so se sarà possibile, penso piuttosto ad una lista civica e trasversale», spiega Dotti, l'avvocato che, folgorato dalla politica, non vuole più lasciarla, anche se ancora, come dimostra questa vicenda, non ne ha capito gli implacabili meccanismi. Maria Teresa Meli «Lui non è più libero di dire quel che pensa E' stata una decisione lunga e dolorosa» Al suo posto il centrodestra schiererà Saponara porta consiglio» è l'addio del Cavaliere che vuole indurlo a ritirarsi) e si danno appuntamento per la mattina dopo. Ma poi il leader di Forza Italia vola ad Arcore, mentre Dotti resta tempo, però non credo proprio che mi candiderò. No: è una questione di serietà e di correttezza. Eppoi io spero che alle elezioni vinca il centrodestra. Potrei anche partecipare alla mpeniiorostdoPgidivvnIoVè dA«dElAis«eltd«rqdfsp« Vittorio Dotti (a sinistra) è il presidente uscente dei deputati di Forza Italia. A destra, Silvio Berlusconi

Luoghi citati: Arcore, Milano, Roma