Ridateci il tramonto di Achille Campanile

Scoperta la «sindrome del Sole calante»: addio al momento più bello? Scoperta la «sindrome del Sole calante»: addio al momento più bello? Ridateci il tramonto SI chiama «sindrome del Sole calante», è il mal di tramonto. Nulla di poetico. Quando il Sole va giù si entra in uno stato confusionale, l'attenzione comincia ad appannarsi, il discorso s'inceppa, può arrivare un groppo d'angoscia allo stomaco. La «sindrome del Sole calante» è stata scoperta da due geriatri del San Giovanni di Roma, Ezio Zilli e Claudio Cau. Scoperta o «riscoperta» perché già Ippocrate aveva parlato dei timori che afferravano gli uomini nel momento interrogativo del calare del Sole. Momento critico, di passaggio fra la chiarità, la certezza, del giorno e l'incognita, il buio della notte, con le sue fiabe di licantropi e lupi mannari. Eppure quell'attimo, come descrivono Verne-Rohmer, è magico, dà l'idea della vita infinita, di un attimo sospeso che può durare per sempre. E' il materializzarsi dell'illusione. Ci si bacia al tramonto dicendosi: «Per sempre». Lasciateci il tramonto. Anzi, datecene di più. E' così raro vederlo. Raro per chi vive al Nord, per chi vive di nebbie, per chi vive in città barricate da luci artificiali, smog, calori industriali. Zilli e Cau dicono che la «sindrome del Sole calante» colpisce soprattutto gli anziani e coloro che sono affetti dal morbo di Alzheimer, da demenza senile. Sarà vero, ma è anche un po' semplicistico: anzianità e follia sono stati di tramonto, più immediate sintonie. Ma il tramonto colpisce, quando si riesce a coglierlo, a vederlo, tutte le età. E', insieme, urlo e agonia di luce, che viene dalla prima notte dei tempi. E' la vera luce, al contrario dell'aurora, con la quale nacque il mondo. Datecene di più di tramonti. Pensiamoci di più: è il momento vero della giornata. E' il momento della lucida debolezza, della morbidezza perduta fra noi e noi. Fra noi e il mondo. E' esattamente il contrario di una malattia. E' la coscienza di stare al mondo. Nko Orango OGGI di Guido Ceronetti Non voglio dire che si sia perduto lo stampo degli uomini gentili nel senso migliore della parola. Ne conobbi uno che, quando incontrava qualche amico, gli diceva: «Che potrei fare per farti piacere? Ammalarmi? Avere un rovescio di fortuna? Uccidermi?». Achille Campanile In campagna è un'altra cosa, 1931

Persone citate: Claudio Cau, Ezio Zilli, Guido Ceronetti, Rohmer, Verne, Zilli

Luoghi citati: Roma