TIVU' & TIVU' Alla ricerca delle periferie con una giornata su Raidue di Alessandra Comazzi
Alla ricerca delle periferie con una giornata su Raidue F TBVtf ' 8t flVO# =1 Alla ricerca delle periferie con una giornata su Raidue LA periferia della televisione è fatta dai programmi della notte e del mattino, quelli che bisogna proprio andarsi a cercare, quelli destinati a chi poi non chiederebbe l'impossibile, ma soltanto un po' di coraggio, un po' di fantasia. La nostra televisione si chiama «generalista» proprio perché pretende di rivolgersi a tutti: è una tv fatta per le maggioranze, non tutela il piccolo ascolto, che suscita evidente fastidio, anche da parte dei pubblicitari. Si dice sempre che la tecnologia ci aiuterà, ma intanto dobbiamo barcamenarci con quello che abbiamo. E qualcosa già si trova: video-linguaggio moderno in «Green» e «Target», la storia fatta a clip di «Top secret», il giornalismo classico rivisitato da «Tv sette», i ragazzi spiati dalle telecamere di «Davvero», le provocazioni cinematografiche di «Fuori orario», gli inviti alla lettura di «Bravo chi legge» e del persuasivo Maga Ili in «Piazza Italia di notte», certe spiritose aree di Videosapere, la rete destinata specificamente alla cultura e per ciò stesso ghettizzata. La prima serata, però, è come il fronte occidentale, non ci capita mai ciò s 1 serai I cidei niente di nuovo, quella fascia oraria non si può destinare ad una sia pur vaga forma di sperimentazione, è troppo rischioso, i pubblicitari non lo permetterebbero mai. Sia per l'ascolto, sia perché i linguaggi nuovi li vogliono sperimentare loro. La faccenda che la Rai dovrebbe svolgere un pubblico servizio che non svolge perché sennò la concorrenza se la mangia, è argomento assai frequentato. Tv di Stato, pagamento del canone, necessità, per lo spettatore, di trovare altre offerte rispetto alle emittenti commerciali. E poi: le mani sulla Rai, la politica nella Rai, la Rai allo sfascio, il calcio a Cecchi Gori, la fuga verso Cecchi Gori degli scontenti, tutto fermo in attesa delle elezioni. Nel gran pasticcio, nel grande intreccio tra politica e potere che passa attraverso i canali, il pubblico aspetta, un po' attonito, un po' distratto, di vedere che cosa succede e che cosa gli passerà il convento. Ogni tanto qualcosa di meno scontato. Ieri, per esempio, la programmazione di Raidue è stata quasi interamente dedicata al tema delle «periferie». Periferie urbane e periferie sociali, razzismo ed emarginazione, territori bonificati e integrazioni. Da «Fuori dai denti» a «Piazza Italia», da «L'Italia in diretta» a «Medicina 33» a «Bravo chi legge», tutto era a tema. Un'idea alla Guglielmi... Per «I fatti nostri» non è stato difficile, il programma di Magalli si occupa sempre più o meno di casi marginali che fanno piangere, e anche «Italia in diretta» non è che proprio ignori i lati più bassi del degrado morale e urbano. Ma proprio l'idea della giornata a tema rappresenta un esempio di come la tv pubblica possa differenziarsi da quella privata, senza badare troppo all'audience («Non appena si pronuncia la parola "extracomunitari" - ricorda il direttore di Raidue La Porta l'ascolto precipita»). Uno dei maggiori difetti delle trasmissioni con ospiti è che non si riesce mai non soltanto a risolvere, ma nemmeno a capire gli importanti problemi sociali che trattano: un giorno intero dà se non altro una migliore possibilità di informazione. Dopo le periferie, aspettiamo i centri, e poi tanto altro. Alessandra Comazzi
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