Penn, morto che cammina redento da suor Sarandon
Perni, morto che cammina redento da suor Sarandon PRIME CINEMA L'intelligente opera di Robbins contro la pena capitale Perni, morto che cammina redento da suor Sarandon DEAD Man Walking» (Morto che cammina) è il grido con cui nella prigione statale della Louisiana i secondini avvertono che sta passando nei corridoi un condannato a morte portato all'esecuzione, marciando sulle proprie gambe e quindi sano come si deve: la legge esige che il morituro sia in salute e ben vivo, prima di ucciderlo. «Dead Man Walking» è anche il titolo del libro da cui 3 film è tratto, pubblicato in Italia da Bompiani, resoconto dell'esperienza autentica di suor Helen Prejan dell'ordine di St. Joseph a New Orleans. Il grido «Dead Man Walking» è infine l'inizio della sequenza finale del film, lunga oltre un quarto d'ora, girata con impassibile esattezza, quasi insopportabile: quella capitale per veleno non è un'esecuzione veloce ma un lento cerimoniale a cui partecipa un pubblico di funzionari carcerari e pubblici, medici, giornalisti, religiosi, magistrati, parenti delle vittime; prevede che il condannato, imprigionato a un lettino a braccia aperte, venga sollevato perché possa pronunciare le sue ultime parole in posizione verticale, come un crocefisso; segue l'in¬ serzione in una vena del braccio d'un piccolo tubo metallico collegato a una batteria di siringhe contenenti il liquido letale, fino all'esito definitivo. Kieslowski l'aveva già fatto nel 1988 in «Non uccidere», descrivendo un'esecuzione per impiccagione con una minuzia burocratica che moltiplicava l'orrore, ed è identico il messaggio dei due film: gli uomini non hanno diritto di uccidere altri uomini; omicidio criminale e omicidio di Stato sono ugualmente efferati; la pena di morte è comunque inaccettabile, sia che venga inflitta con ferocia delinquente o folle, sia che venga inflitta da boia, medici e secondini nell'ambiente asettico d'un carcere. Alla suora Susan Sarandon, che non veste l'abito monacale ed è di solito impegnata nell'assistenza a bambini ed emarginati neri d'un quartiere povero, viene chiesto d'assistere negli ultimi giorni un condannato a morte odioso. Il giovane Sean Penn, insieme con un amico, ha ammazzato una coppia d'innamorati adolescenti appartatisi in automobile tra gli alberi, ha violentato orrendamente la ragazza; è uno psicopatico strafottente, razzista, brutale, ignorante, ha lo sguardo gelato e ottuso, il corpo tatuato anche di croci uncinate, i capelli accuratamente sagomati col gel. Il condannato a morte s'aspetta dalla suora un aiuto per ottenere dal governatore la grazia. La suora fa invano l'impossibile, ma soprattutto vuole che la Grazia gli tocchi il cuore, vuole riportarlo a un sentimento d'amore, di fede in Dio, e alla fine sembra riuscirci. Il film tre volte candidato all'Oscar, premiato al FilmFest di Berlino con un Orso d'argento a Sean Penn, è bello, intelligente, compassionevole, profondo. Senza alcuna enfasi bigotta, edificante o melodrammatica, raggiunge l'equilibrio della serietà, e diventa ancora più forte per l'interpretazione ammirevole dei protagonisti. Lietta Tomabuoni DEAD MAN WALKING CONDANNATO A MORTE di Tim Robbins con Susan Sarandon, Sean Penn Genere: drammatico Usa, 1995 Cinema Ambrosio 1 di Torino Anteo, Odeon 5 di Milano Eden, King di Roma Bravissimi attori splendida regia: è tre volte candidato all'Oscar Una scena di «Condannato a morte» con Sean Penn e Susan Sarandon
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