Razzismo allarme rosso

Razzismo, allarme rosso A Treviso un convegno tra paure e proposte Razzismo, allarme rosso «Troppi i segnali preoccupanti» RADIOGRAFIA DELL'ODIO TREVISO. Nel termometro del razzismo sale la temperatura. Questo è il verdetto della riunione di «Sos Razzismo», per preparare temi e progetti da discutere il 21 marzo, che le Nazioni Unite hanno proclamato giornata mondiale contro le discriminazioni razziali. Forse il degrado della situazione, che hanno dovuto testimoniare, giustifica i nervi scoperti, la litigiosità degli scrittori e dei politici che il Gruppo Benetton, in alleanza con l'associazione fondata in Francia nel 1983, ha invitato nel suo spazio quasi palladiano, «fabrica», perché dessero una sorta di binario al dibattito dei quaranta rappresentanti di «Sos Razzismo», approdati a Catena di Villorba da tutta Europa, dal Ruanda, dal Mah, dal Senegal. Suscettibili, come la nigeriana Buchi Emecheta, vogliosi, come Aldo Busi, d'imprimere una propria regia spicciativa agli interventi, offesi perché fanalini di coda nella sequenza dei discorsi, come la senatrice brasiliana Benedita da Silva, gli ospiti hanno dato filo da torcere al moderatore Gad Lerner. ■ Al di là dell'allarme lanciato da Fodé Sylla, presidente di «Sos», sul degrado globale della tolleranza soprattutto nelle giovani generazioni, non è venuto fuori molto dal mosaico di opinioni, né poteva perché un tema così complesso precipita nell'astrattezza quando pretende di universalizzare. Il meglio è scaturito dagli esempi e dalle proposte. Esempi. Il taxista milanese che perentoriamente proclama a Pedrag Matvejevic «l'Italia finisce a Firenze» e il saggista di Mostar che ricorda stessi concetti prima del massacro nella ex Jugoslavia, pri- ma della pulizia etnica. Aldo Busi che racconta l'«idiosincrasia» dei padroni di casa bresciani verso «quelli dell'Est». Velibor Colie, scrittore bosniaco, che si commuove narrando le «ave Maria» di un ustascia croato: una prece per ogni colpo alla nuca dei prigionieri. Proposte. Tahar Ben Jelloun, protagonista della letteratura maghrebina, chiede tribunali per chi manca di rispetto alla dignità dell'uomo, consiglia di puntare sull'educazione dei bambini per sconfiggere «la paura e l'ignoranza, le mammelle del razzismo» e di «purificare le religioni dal fondamentalismo». David Grossman, scrittore israeliano e uomo di punta nella trincea del dialogo, auspica che il confronto fra ebrei e palestinesi torni alle questioni politiche e territoriali, lasciando al tempo, alla possibile pace, alla cultura il compito di attenuare gli estremismi e l'odio religioso. Da un brano di Kafka, ha tratto l'esortazione a guardare al discriminato con gli occhi e l'animo e l'attitudine di chi sa che, un giorno, potrebbe essere lui stesso l'escluso dal gruppo, il non accettato. «Razzismo è ignoranza della complessità dell'altro. Occorre lottare contro questa cecità, contro l'intol¬ leranza anche a costo di essere considerati traditori del proprio gruppo d'appartenenza», ha detto Grossman e il riferimento, forse a se stesso, sicuramente a Rabiri era palese. Approdata dal Punjab al quartiere di Brixton, periferia proletaria di Londra, la scrittrice Ravinder Randhawa ha parlato di un «razzismo interiorizzato», quello degli immigrati indiani di seconda generazione che la discriminazione spinge ad anglicizzarsi: «Il panorama peggiora. Ma dobbiamo avere dei sogni anche se viviamo tra le macerie». * chi, per il fortissimo meticciato e il mischiarsi delle razze, pensava al Brasile come a un Paese di raggiunta parità etnica, Benedita d; Silva ha ricordato che «l'esclusione sociale, la miseria, la fame sono razzismo». Oggi, i lavori continuano e qualcosa di più concreto potrà coagularsi nel dibattito fra i militanti di «Sos Razzismo». Per ora, il convegno di Catena di Villorba segnala soprattutto un fatto estremamente positivo, anche se è trasparente la resa pubblicitaria e di comunicazione: l'alleanza fra Benetton e l'associazione antirazzista che, sulla linea delle infinite campagne di Oliviero Toscani, ha realizzato il messaggio dei tre cuori, bianco, nero, giallo, il programma educativo «Colori della pace» (vi ha collaborato l'editore Giunti) rivolto a 100 mila bambini europei e una videocassetta di testimonianze sul razzismo tricolore che accompagna l'uscita del periodico «Village», diretto da Vittorio Corona. Guido Vergati! Lo scrittore Benjelloun «Un tribunale per giudicare chi calpesta j la dignità I degli uomini» m «Bisogna lottare contro l'intolleranza anche a costo di tradire se stessi» j I m