«Gravi le parole di Borrelli»

«Noi facciamo ricorso alla custodia cautelare solo in casi estremi» «Gravi le parole di Borrelli» Coirò: ha detto che siamo stupidi o corrotti IL CAPO DELLA PROCURA DI ROMA OROMA UELL'intervista di Borrelli al Corriere della Sera ce l'ha sul tavolo da due giorni, letta e riletta nel passaggio dove il procuratore milanese dice che i magistrati romani subiscono una «pressione atmosferica... che talvolta può essere sentita inconsapevolmente e talvolta può portare a connivenze o complicità». E dopo due giorni Michele Coirò, procuratore della Repubblica di Roma, sbotta: «E' una dichiarazione di una gravità eccezionale. In pratica dice che noi siamo o stupidi, perché non ci accorgiamo delle "pressioni atmosferiche", o corrotti, perché a tali pressioni obbediamo». Nel pomeriggio arriva la precisazione di Borrelli; Coirò, chiuso nel suo studio tra un viavai di telecamere e sostituti procuratori, commenta: «Gliene sono grato, anch'io nutro nei suoi confronti la massima stima. La questione per me è chiusa». Però, procuratore, è difficile chiuderla così dopo una settimana di tensioni fortissime. Lei come l'ha vissuta? Cominciamo da martedì mattina, dall'arresto di Squillante e la perquisizione. «E' una vicenda molto angosciosa, per me come per tutti ì colleghi. Resa più grave dal fatto che i magistrati milanesi non mi avevano detto nulla; sono andati dal presidente della corte d'appello e dal procuratore generale, e a per- quisizione iniziata dal presidente del tribunale. Qui non si sono fatti vedere: un comportamento offensivo. Vuol dire che nutrono diffidenza nei miei confronti. Non si sono visti nemmeno a cose fatte». E l'indagine per favoreggiamento su Misiani e De Luca Comandini? «Tutta la storia di Misiani, i processi che ha trattato e che tratta, dimostrano la sua totale estraneità a una qualsiasi ipotesi di coinvolgimento. E De Luca Comandini è un altro magistrato di eccezionale correttezza e valore. Mi pare che con troppa tempestività siano stati additati come coinvolti nell'indagine milanese». Per De Luca è già stata chiesta l'archiviazione. «Infatti. Speriamo che ora giungano rapidamente a conclusione anche gli altri due episodi». Nella relazione del pm milanese Greco, che riferiva le «insistenti» richieste sulla microspia trovata al bar e l'indagine collegata, è finito anche il suo nome. Come l'ha presa? «Io ho chiesto semplicemente di sapere se venivano indagati dei magistrati di Roma, e come procuratore ritengo che fosse una richiesta legittima. Loro hanno ritenuto di no. Ma sono regole di deontologia, non processuali. Del resto mi pare che Borrelli abbia reagito piuttosto duramente con Vigna quando nelle inchieste di Firenze sono comparsi dei magistrati milanesi. E' evidente che delle mie richieste è stata data un'interpretazione distorta». Dell'arresto di Squillante, nonostante i suoi tentativi di farsi interrogare nei giorni precedenti, che cosa pensa? «Di quell'inchiesta non posso e non voglio parlare, e tantomeno dei motivi che possono indurre un pm a chiedere un arresto e un gip a concederlo. Ogni magistrato si regola secondo coscienza. Dico solo che a Roma noi facciamo ricorso alla custodia cautelare solamente in casi estremi. E che a Roma c'è una dialettica tra pm e gip che è fisiologica, e che molte volte porta i gip a respingere le nostre richieste. Certo non si può dire che qui l'ufficio del gip sia appiattito sulle posizioni della Procura». Però qui la fama di «porto delle nebbie», dove tutto scompare e s'affossa, sem- bra proprio che non riusciate a scrollarvela di dosso. «Ah sì? Allora guardi queste cifre. Sono il monitoraggio sui processi contro la pubblica amministrazione. Dal 1993 ad oggi abbiamo indagato 7542 persone, per un totale di 1532 procedimenti penali, e ne abbiamo portati a giudizio 1771. Se questo è il porto delle nebbie, o il frutto della pressione atmosferica di cui parla Borrelli...». Da iei ■' «i dice che da un momento all'altro debba arrivare qui il procuratore aggiunto di Milano D'Ambrosio. E' vero? «Non l'ho né visto né sentito. Si vede che nel rito ambrosiano la montagna non va da Maometto». Procuratore, lei è un aderente a Magistratura democratica, come alcuni suoi colleghi del pool di Mani Pulite, come Misiani e altri che in questi giorni hanno polemizzato duramente. Che succede dentro la corrente «di sinistra» dei giudici? «Questa storia con Md non c'entra. E' che da un po' di tempo certe indagini sono più sciolte, si fanno meglio, comprese quelle sui cosiddetti "santuari". E' ovvio che né io né altri crediamo che le inchieste si debbano fermare alle porte dei magistrati. Le incomprensioni e gli scontri sono stati su regole deontologiche e morali, non su quelle imposte dal codice». [gio. bia.] «D'Ambrosio? Non l'ho visto Si vede che nel rito ambrosiano la montagna non va da Maometto» «Noi facciamo ricorso alla custodia cautelare solo in casi estremi» «I giudici milanesi qui non son venuti E' offensivo. Diffidano di me?» mai avuto frequentazioni con tale persona. qio avrei violato i miei doveri di magistrato, e che si colleghi alle dazioni di denaro di cui si parla... Non è indicato alcun processo in cui io avrei violato i miei doveri e per questo ricevuto soldi. Nei miei confronti si formulano solo congetture) Il pm Piercamillo Davigo, presente all'interrogatorio, contesta a Squillante la telefonata tra lui e l'avvocato Virga, dove il magistrato dice al legale qualcosa riguardante Gianni Letta e un procedimento in corso a Roma per il reato di falso in bilancio. E Virga, precisa Davigo, è «difensore di persona appartenente al gruppo imprenditoriale da cui si assume provenire il denaro pagato», che è come dire la Fininvest. Squillante ribatte: «Sono amico dell'avvocato Virga dal 1968 e ho avuto un'intensa frequentazione anche con i familiari. La telefo- nata va intesa nel senso che poteva essere arrivato al'ufficio gip un fascicolo con richiesta di proroga alle parti, che va notificata agli indigati e quindi non deve rimanere segreta. Mi sono limitato a dirgli che Letta non era coinvolto in questa richiesta, e che riguarda altro fascicolo. Al più posso aver commesso una scorrettezza deontologica non facendo transitare Virga alla cancelleria, ma certamente non un atto collegabile a fatti di corruzione, o all'essere collettore di denaro pealtri». Il procuratore capo di Roma Michele Coirò protagonista ieri di un botta e risposta con Borrelli. Al centro, Silvio Berlusconi

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