NON ARRIVA MAI L'EREDITA' DI DICKENS

NON ARRIVA MAI L'EREDITA' DI DICKENS NON ARRIVA MAI L'EREDITA' DI DICKENS « Casa desolata»: un'orfana e Usuo Don Chisciotte vicenda, per lunghi tratti io narrante e personaggio-filtro dell'autore, è Esther, mite, assennata ed energica fanciulla, un'orfana protetta da Jarndyce, donchisciottesco tutore di altri sventurati. «Se Don Chischiotte fosse capitato nella Londra dickensiana, - commenta Nabokov - il suo cuore nobile e generoso avrebbe forse attratto la gente nella stessa maniera». Davvero splendido l'incipit, con la visione di Londra avvolta dalla nebbia, dal fango e dalla fuliggine, e della Corte di Giustizia, dove si dibatte da decenni una causa di eredità, «Jarndyce contro Jarndyce», che è ormai «diventata una barzelletta», una «iurelogorrea». La nebbia è il grande tema sotterraneo del romanzo: si tratta di una nebbia reale (lo smog e la fuliggine della metropoli industriale) e insieme metaforica (la confusione della giustizia, la lentezza burocratica delle procedure, la montagna di carte polverose che invadono la Cancelleria). Il romanzo, di oltre ottocento pagine, è «un baule stipato di roba» (Nabokov), dove si può trovare un po' di tutto, come negli armadi di uno dei personaggi, Mrs Jellyby, travolta dalla fissazione delle missioni umanitarie in Africa: «Pezzi di torte ammuffite, bottiglie agre, cuffie, lettere, foglie di tè, forchette, stivali spaiati e scarpette, legna da ardere, sigilli, coperchi di tegami, zucchero ammuffito in sacchetti, sgabeUi, pennellini, pane, cappellini, libri con burro appiccicato alle rilegature, mozziconi di candele voltati sottosopra nei candelieri rotti, gusci di noce, teste e code di gamberi, tappetini, guanti, fondi di caffè, ombrelli». Come un ragno che dipana lentamente la sua tela, Dickens, straordinario tessitore di trame, costruisce un labirintico intreccio di fili narrativi in cui si muovono decine e decine di personaggi. Con la sua abile regia, allestisce un fantastico teatrino di marionette che incanta il lettore. Pubblicato a puntate tra il 1852 e il 1853, Casa desolata, come i grandi feuilletons, snoda la sua trama in ambienti sociali contrapposti. Gli splendori del bel mondo, rappresentato dai Dedlock, il ricchissimo baronetto Sir Leicester e la moglie bella e superba, con palazzo in città e residenza in campagna, e le miserie dell'orrore urbano, disegnato attraverso una folla di derelitti, operai, mattonai, vagabondi, bambini lerci e cenciosi che raccolgono rifiuti nell'immondizia. Mescolando il registro grottesco e quello patetico, il tema delle lacrime con quello del sangue, Dickens inchioda il lettore alla pagina, è diabolico nel tenere sempre all'erta le sue corde affettive. E riesce in questo intento grazie ad un'originale percezione visiva, che anima scene, personaggi e dettagli come nessuna macchina da presa sarebbe in grado di fare. Londra diventa una sorta di lanterna magica attraverso la quale l'occhio di Dickens osserva il mondo: la bottega di stracci e bottiglie di Krook (da crook, imbroglione), un vecchio con la passione per la ruggine, la muffa e le ragnatele, destinato a una bizzarra morte per autocombustione; la sua mquibna miss Flite (da fly, volo), una vecchietta matta che da anni segue il processo e vive da sola con le sue gabbie di uccelli, mitizzando la giovinezza, la bellezza e la speranza; Skimpole, l'adulto-bambino che è in realtà un finto ingenuo e un pericoloso irresponsabile; Turveydrop, che sia fa mantenere dal figlio e insegue il sogno aristocratico dell'eleganza e del portamento; Snagsby, il cartolaio pedinato come un'ombra dalla moglie curiosa e gelosa; il tigresco Smallweed, una vecchia sanguisuga paralitica che si fa trasportare su una sedia da un posto all'altro di Londra con il suo scricchiolio d'ossa per riscuotere gli interessi dell'usura; Nemo, il solitario copista che muore per una dose eccessiva di oppio; Jo, il piccolo spazzino abbandonato da tutti. La grandezza di Dickens si coglie nei dettagli, nel colore della giornata, nel guizzo delle metafore, nei tic dei personaggi, soprattutto in quelli minori, dal cartolaio Snagsby, col suo intercalare «per mettere i puntini sulle i», al lampionaio «che fa il suo giro come il carnefice di un re dispotico, mozza le piccole teste del fuoco che hanno aspirato a diminuire le tenebre». Nessuno come lui possiede la stoffa del narratore popolare, che dissemina indizi veri e falsi, crea relazioni inaspettate tra i personaggi, utilizza i procedimenti tipici del romance, fughe, inseguimenti, travestimenti, agnizioni, sullo sfondo di antiche leggende, case fatiscenti, vicoli bui, cortili miste riosi, strane morti, figli illegittimi, dame velate. Più che uno scrittore realista, come è stato classificato nelle storie letterarie, Dickens è un illusio nista, un grande visionario che trasforma la realtà nel suo mondo di finzione, dove anche gli oggetti e le case hanno un'anima e i perso naggi hanno spesso il movimento meccanico delle marionette, pronte a entrare ed uscire di scena se condo le esigenze della macchina narrativa. Massimo Romano Charles Dickens Casa desolata Traduzione di Angela Negro Einaudi, pp. 820. L 28.000 I

Luoghi citati: Africa, Londra