«Noi gemelli al cinema e feti per scommessa»
Incontro con Castellitto e Rossi, protagonisti dell'inconsueto film di Veronesi Incontro con Castellitto e Rossi, protagonisti dell'inconsueto film di Veronesi «Noi, gemelli al cinema e feti per scommessa» ROMA. Dice Sergio Castellitto: «Nessuno mi aveva mai offerto il ruolo di un feto, per questo ho accettato di farlo: la scommessa stava proprio nel recitare un personaggio privo di parametri di riferimento. Insomma, era un'ottima occasione per mettersi a repentaglio e, per un attore, mettersi a repentaglio cioè rischiare è il modo migliore per crescere». Giacca scura, spillina rossa anti-Aids appuntata sul bavero, Castellitto parla di «Silenzio si nasce», il film di Giovanni Veronesi interpretato insieme con Paolo Rossi, ma anche dei suoi impegni futuri e, soprattutto della candidatura all'Oscar per l'«Uomo delle stelle». Tra pochi giorni, insieme con Giuseppe Tornatore, l'attore partirà alla volta di Los Angeles per partecipare alla notte delle stelle. «Nei confronti dell'Oscar dice - ho due sguardi diversi: quello del ragazzino incantato che sta per mettere piede nel più grande circo del mondo e quello di un attore italiano convinto che i grandi interpreti europei, come ad esempio Depardieu, possano e debbano mantenere intatta la loro, grandissima, straordinaria identità. Insomma, c'è l'incanto, ma anche il disincanto: non cado nella trappola del "mi chiameranno o non mi chiameranno a lavorare a Hollywood?" e sono cosciente di appartenere a una delle più grandi cinematografie del mondo». Sulle effettive possibilità di vittoria, Castellitto è cauto: «Se il film vince festeggeremo, ma se questo non dovesse succedere va bene lo stesso. Nutro un grande rispetto culturale verso "L'uomo delle stelle" e penso che ci ha già dato moltissimo. Il fatto, poi, che abbia creato scontri e discussioni è un buon se¬ gno: vuol dire che non è ecumenico». Nel frattempo Castellitto lavora: in questi giorni recita, insieme con Iaia Forte e Isabella Ferrari, nel film di Renato De Maria «Hotel Paura». «Sono un manager - spiega - che a un certo punto della vita perde tutto e diventa barbone». A settembre lo aspetta il nuovo lavoro di Francesca Archibugi, basato su un soggetto originale e con un titolo non ancora definito. E' ancora tutta da sviluppare, invece, l'idea di trarre un film, «certamente non realistico», dallo spettacolo teatrale «Manola» di cui l'attore è regista. Secondo Paolo Rossi, che in «Silenzio si nasce» è il gemello «piccolo» del «forte» Castellitto, il pubblico dovrebbe andare a vedere il nuovo film di Veronesi perché si tratta, in qualche modo, di un prototipo, «un apri-pista: siamo sempre fermi a certe convenzioni di genere e invece stavolta abbiamo provato a raccontare una storia diversa, di cui nessuno potrà dire "ma no, non è così". Per me interpretarla è stato benefico, soprattutto a livello umano: eravamo costretti a recitare in maniera particolare, una maniera che ci faceva considerare con distanza cosmica ogni accadimento. Tutti i nostri atteggiamenti, sia morali che psicologici, dovevano nascere sul momento». In questo periodo Rossi è impegnato con il teatro: «Faccio cose lontane dalle cronache: sto preparando un nuovo spettacolo, ispirato a Rabelais, in cui sarò completamente solo. E' un rischio, non voglio coinvolgere nessuno». La televisione, per il momento, è lontana: «In tv vado quando ho un'idea: non mi sembra educato entrare nelle case della gente senza avere niente da dire». [f. e] Sergio: vado all'Oscar come a un supercirco. Paolo: «Non torno in tv non ho nulla da dire» Sergio Castellitto e Paolo Rossi in una scena di "Silenzio si nasce» il film di Veronesi
Luoghi citati: Hollywood, Los Angeles, Roma
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