Toscani: «I bambini non discriminano i neri dai bianchi» di Sergio Trombetta

Treviso capitale daWantirazzismo raduna scrittori e intellettuali da tutto il mondo Assemblea di Sos Racisme da oggi a «Fabrica», il centro di comunicazione di Benetton diretto dal fotografo Toscani: «I bambini non discriminano i neri dai bianchi» Treviso capitale daWantirazzismo raduna scrittori e intellettuali da tutto il mondo -7^1 TREVISO L" E tutti fossimo ciechi, % saremmo ugualmente 1 j razzisti?». Se cioè il colobi I re della pelle non potesse assolutamente influenzare le nostre scelte, le nostre decisioni, il pregiudizio nascerebbe ancora? Se lo chiede Oliviero Toscani, il fotografo autore, per Benetton, delle clamorose campagne fotografiche antirazziste, direttore della scuola Fabrica di Treviso dove, oggi e domani, si svolgerà l'assemblea annuale di Sos Racisme, l'associazione internazionale nata in Francia per protestare contro le prime manifestazioni di razzismo, che ormai ha assunto dimensioni internazionali e raggruppa rappresentanti provenienti da molti Paesi: dalla Francia al Ruanda, dal Canada al Senegal. L'Onu ha proclamato il 21 marzo del '96 giornata mondiale per la lotta contro il razzi- smo. Per celebrarlo Sos Racisme ha chiesto al Gruppo Benetton di ospitare la propria assemblea annuale. La convention si svolgerà dunque a Fabrica, scuola d'arte è ricerca per la comunicazione della Benetton, a Catena di Villorba, presso Treviso; sarà un appuntamento importante perché all'iniziativa di Sos Racisme hanno aderito forti personalità culturali impegnate contro il razzismo: l'israeliano David Grossman, il marocchino Tahar Ben Jelloun, Aldo Busi, Valibor Colie e Predrag Matvejevich in arrivo dall'ex Jugoslavia, la nigeriana Buchi Emecheta, l'indiana Ravinder Ran- dhawa e la brasiliana Benedita Da Silva, prima donna di colore eletta al senato brasiliano. La prima giornata dell'assemblea prevede anche un incontro pubblico, moderato da Gad Lerner, durante il quale gli oltre 40 rappresentanti di Sos Racisme, insieme con gli scrittori ospiti, discuteranno sulle più difficili e scottanti realtà sociali del mondo. Un tema, quello dell'antirazzismo, che ormai da oltre dieci anni è al centro delle campagne fotografiche di Toscani. «Ritraendo i bambini - ricorda il fotografo - almeno fino a una certa età, mi sono accorto che non distinguono la diversità della razza. Dicono "E' nero" come direbbero "è alto" oppure "è magro". Poi, man mano che l'ideologia borghese inculcata dalla scuola fa breccia, cominciano ad accorgersi che dietro a ogni diversità c'è una storia. E questo coincide con l'arrivo della pubertà, con le prime insicurezze, le prime debolezze. Terreni fertili anche per il razzismo che getta così le sue basi e aggredisce i ragazzi meno attrezzati, i più fragili». E sono del 1985, di dieci anni fa, le prime foto provocatorie di Toscani per Benetton: ritraggono due bambini neri, piccoli, che si baciano stringendo le bandiere della Russia e degli Stati Uniti. Un impegno per l'integrazione razziale che diventa escalation. Prima il marchio Benetton diventa «United Colors of Benetton». Poi, nell'89, le foto della donna nera che allatta il piccolo bianco; delle due mani, una ne¬ ra, l'altra bianca, legate dalle manette; dei due bambini, mio bianco e l'altro nero, seduti sul vasino. Arrivano le prime censure. Insieme con i riconoscimenti le tre foto ricevono l'International Andy Award of Excellence negli Stati Uniti. Ed è sempre di Toscani la foto delle mani di due atleti, uno bianco e l'altro nero, mentre si scambiano il testimone di una ideale staffetta, che fu scelta nell'aprile del '94 per salutare il nuovo Sud Africa libero. Ma il fotografo avverte: «I razzismi sono tanti: il nazionalismo è una forma di razzismo, c'è chi usa l'accento con cui si parla una lingua per dare sfogo alla sua in¬ tolleranza e c'è mi razzismo intellettuale; raffinatissimo, che maschera il disprezzo sotto le buone maniere di un'educazione ipocrita. C'è poi il razzismo religioso, quello che ha avuto gli effetti più disastrosi. Paesi come Irlanda, ex Jugoslavia, Israele, Iran, Iraq hanno combattuto e combattono guerre il cui fine era economico, come quello di tutte le guerre, con l'illusione di combattere per un fine religioso. Qualcosa che sa di primitivo, che rinvia al Medioevo». E' intanto in pieno svolgimento la campagna «La pace si può insegnare» lanciata da Benetton nelle scuole europee che raggiungerà 85 mila bambini. Il progetto, sponsorizzato da United Colors of Benetton, coinvolge il fotografo Toscani e il disegnatore Lele Luzzati autori del kit che viene distribuito nelle scuole per «imparare la pace». Sergio Trombetta Incontro pubblico moderato da lerner con Ben Jelloun, Matvejevich, Busi